Esteri

La Francia divisa: più di un milione di euro per il poliziotto che ha ucciso Nahel, meno di metà alla famiglia del ragazzo

Quanto sia divisa la Francia non lo racconta solo la violenza nelle strade. Lo spiega bene l’atteggiamento di chi in strada non ci va, ma ha deciso comunque da che parte stare. Oltre 45mila persone sono andate on line per donare denaro per il poliziotto che ha sparato al 17enne Nahel facendo partire una rivolta violenta andata avanti per cinque giorni.

Sulla piattaforma GoFundMe la cifra che era l’obiettivo di partenza, 50mila euro, è stata ampiamente superata. Questi soldi dovevano servire ad aiutare la moglie e il figlio del poliziotto ora in prigione. Ben più di un milione di euro è stato raccolto e la sottoscrizione, nonostante le proteste, non è chiusa. A promuovere la raccolta è stato Jean Messiha, alle scorse presidenziali portavoce del rappresentante dell’ultra destra Eric Zemmour.

Nahel Merzouk, il 17enne di Nanterre ucciso, non aveva precedenti penali: è stato fermato perché guidava senza patente, cosa che era già successa. Anche per la sua famiglia è stata fatta partire una raccolta fondi che ha però superato i 250mila euro, meno di un quarto di quella per il poliziotto.

Manifestazione con il sindaco di L'HaylesRoses Vincent Jeanbrun
Manifestazione con il sindaco di L’Hay-les-Roses Vincent JeanbrunJEANNE ACCORSINI/SIPA / IPA-AGENCY.NET

«Quello che nessuno vuole capire di questa storia è che non c’entrano le periferie in quanto tali, ma c’entra come i poliziotti francesi trattano certi abitanti delle periferie» ha detto alla Stampa Ahmed Djamai presidente dell’associazione Cités 2000, che si occupa di integrazione. «Noi che abbiamo genitori nati in Algeria, in Marocco, in Egitto o in Tunisia non veniamo mai considerati francesi e basta. Ma sempre mezzi francesi o francesi africani, ecco cosa produce disastri. Questa discriminazione. Questo razzismoTutti lo sanno che se sei un francese di origini arabe le possibilità di essere controllato dalla polizia sono molto superiori. Voi non lo volete vedere. Ma la morte di Nahel è il frutto di questa cultura discriminatoria».

La morte del 17enne è stata la scintilla di un incendio che c’era già. In cinque notte di guerriglia ci sono stati 3440 arresti, nuovi morti, fra cui un vigile del fuoco, e danni per migliaia di euro fra auto incendiate e vetrine distrutte, municipi dati alle fiamme e l’attacco alla casa di un sindaco.

Nahel è stato seppellito, ma la famiglia non vuole indicare il luogo preciso, chiede silenzio, chiede la fine delle violenze. Il poliziotto, in carcere per omicidio volontario, ha chiesto perdono e non ha chiesto la raccolta fondi, ma sono anche apparse ronde nelle strade con il timore che gli scontri non siano finiti, certamente la lacerazione sociale è più forte che mai.

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