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INFERMIERI MILITARI? FORSE SI, FORSE NO. DOMANDATELO ALLA PINOTTI.

(di Luca Marco Comellini) – Vi ricordate il progetto della Sanità “dual use” della Marina
militare,
 che sembrava destinato a
navigare a gonfie vele? Bene, oggi sembra che sia definitivamente naufragato a
causa della impossibilità degli infermieri militari di poter operare presso le
strutture sanitarie pubbliche proprio perché non sono iscritti all’Albo e
quindi, di fatto, sono fuorilegge i quanto non abilitati all’esercizio della
professione infermieristica.

Lo scorso 15 luglio l”Ufficio Generale Affari
Legali 
dello stato maggiore della
Marina militare (U.G.A.L.) ha ribadito a chiare lettere che per gli
infermieri della forza armata militare l’iscrizione all’Albo della
Federazione nazionale dei Collegi I.P.A.S.V.I. non risulta funzionale allo
svolgimento dell’attività lavorativa.
 Tutto ciò nonostante la Legge
43/2006, recepita dal decreto legislativo 66/2010 (Codice dell’ordinamento
militare), stabilisca l’esatto contrario (evviva l’ammiraglio!).
Purtroppo, quando si tratta di questioni di una certa
serietà
 che coinvolgo aspetti
fondamentali della vita e dell’attività lavorativa del personale militare la
Marina militare non riesce a riconoscere i suoi errori. Anzi, sfodera la
migliore arroganza e fa come il bravissimo Albertone nella sua magistrale
interpretazione del Marchese del Grillo: “Perché io so io e voi
non siete un cazzo”
. Insomma, la legge dispone e la Marina s’inventa
pareri e circolari convinta che ciò sia normale (ancora evviva l’ammiraglio!).
Tornando a quanto ribadito dai legulei
della Marina,
 la condizione
lavorativa degli infermieri militari è caratterizzata dal vincolo di
esclusività ed è quindi identica a quella degli avvocati beneficiari della
recentissima pronuncia della Suprema Corte di Cassazione (Sent. 7776 in data
16.04.2015), per effetto della quale hanno ottenuto dall’amministrazione il
rimborso delle quote versate per il loro esercizio professionale. Inoltre,
quanto sancito dalla Suprema Corte non sarebbe di per se sufficiente per poter
riconoscere al personale dipendente il relativo rimborso poiché,
reinterpretando quanto ipotizzato dalla Direzione Generale della sanità
militare con fg. n.013/0004870 del 31/03/2011, l’iscrizione degli
infermieri militari all’Albo, da un generico “non sembra obbligatoria
per i militari
“, ora risulta “non funzionale all’attività
lavorativa
“. Decidetevi (evviva, evviva
l’ammiraglio!).
La nota dell’Ufficio Generale Affari Legali, sfrondata dalle
elucubrazioni 
e i voli pindarici tesi
a sostenere lo smisurato “ego” della Marina, rivela che l’aspetto più
credibile della vicenda è che il suo reale scopo è quello di dover fare
da stampella alla decisione dello stato maggiore 
della
forza armata che, sembra, abbia voluto evitare che gli infermieri militari,
quei pochi regolarmente abilitati all’esercizio professionale ed iscritti
all’Albo possano chiedere il rimborso delle quote finora versate alla
Federazione nazionale I.P.A.S.V.I., sulla scorta della citata sentenza della
Cassazione. In fin dei conti quando si tratta di tutelare il proprio personale la
Marina militare cerca sempre di distinguersi
 (triplo evviva per
l’ammiraglio!).
Sempre stando a
quanto prodotto dai consulenti legali della Marina
, a termine della nota, per avvalorare quanto fino a quel
punto scritto, si legge «Infine, non appare pleonastico evidenziare che
l’assunzione di posizioni non orientate alla concreta applicazione degli
strumenti legislativi che conferiscono autonomia organizzativa alle FF.AA.
comporta uno svilimento della funzioni di difesa che, per risultare efficaci e
tempestive, devono necessariamente essere divincolate – pur rispettandone i
principi cardine sottesi alla sicurezza del lavoro – dall’apparato burocratico
civile.» (Abbiamo capito bene? Evviva, evviva l’ammiraglio Marchese del
Grillo!).
È mai possibile che in tema di salute e di esercizio delle
professioni sanitarie il Ministero della salute, e quindi i relativi Ordini e
Federazioni tenutari degli Albi professionali, possano essere considerati
incompetenti rispetto alla Marina militare diretta dall’ammiraglio De Giorgi?
La questione mi sembra ormai più che matura per l’intervento
della Ministra/ammiraglia/generalessa Pinotti
,
ma anche della Ministra della Pubblica Amministrazione, della Ministra della
Salute e forse anche dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri Renzi.
In attesa di un loro urgente intervento, che si spera sia finalmente
risolutivo, il dubbio che mi assale continua ad essere sempre lo stesso: siamo
sicuri che gli infermieri della Marina militare non iscritti all’Albo, e quindi
non abilitati, possano prestare assistenza infermieristica nei confronti di
personale civile, come i naufraghi e i profughi, senza che la Federazione
nazionale Ipasvi e il Ministero della Salute possano obiettare alcunché e senza
che si configuri il reato penale di esercizio abusivo di professione?

Nell’attesa che il Governo risolva una volta per tutte
il problema
, magari anche cancellando
definitivamente l’obbligatorietà dell’iscrizione agli
albi professionali,
 in nome di quella tanto attesa riforma della
pubblica amministrazione che ancora stenta a decollare in modo credibile e
concreto, al personale infermieristico delle forze armate e delle forze di
polizia non resta che affidarsi alla buona sorte. Anche questa è
Italia! 

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