Esteri

In Iraq la Resistenza islamica ha proclamato la jihad per espellere gli Stati Uniti

La Resistenza islamica in Iraq, coalizione di milizie irachene filo-iraniane, ha lanciato un appello “ai fratelli della jihad” per “partecipare effettivamente” all’espulsione degli Stati Uniti dal territorio iracheno. E’ quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dall’alleanza di gruppi armati sotto l’ombrello dell’Iran, sullo sfondo del raid aereo Usa che ha eliminato a Baghdad due esponenti di spicco di Kataib Hezbollah, una delle principali milizie filo-iraniana.

“Questo recente attacco dimostra che il nemico occupante non capisce altro che il linguaggio delle armi”, si legge nel testo, che minaccia “colpi dolorosi e attacchi ad ampio raggio” contro obiettivi occidentali. “Invitiamo i nostri fratelli della jihad ad unirsi alle file della resistenza e a decidere di partecipare effettivamente all’espulsione dell’occupazione in questa fase nell’Iraq e nella regione”, aggiunge il testo. Il termine arabo “jihad” racchiude una vasta gamma di significati, spaziando dalla lotta interiore spirituale per raggiungere una fede completa (conosciuta come jihad superiore) fino alla guerra santa contro gli infedeli (conosciuta come jihad inferiore) per promuovere l’espansione dell’Islam oltre i confini del mondo musulmano.

In una dichiarazione separata, diffusa ieri sera, le milizie della Resistenza islamica in Iraq hanno annunciato di aver colpito un “obiettivo israeliano vitale” nel Mar Morto, in risposta ai bombardamenti e alle operazioni di terra delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza. Lo si apprende da un comunicato stampa diramato dalla Resistenza islamica in Iraq, nel quale si legge che l’attacco è avvenuto “a sostegno del popolo della Striscia di Gaza e in risposta ai massacri commessi dall’entità sionista contro i civili palestinesi, in particolare bambini, donne e anziani”. Un comunicato pressoché identico era stato diffuso lo scorso 3 novembre 2023, senza conseguenze note.

Intanto nella giornata di oggi si riunirà il comitato tecnico-bilaterale tra l’Iraq e gli Stati Uniti “per discutere della fine della missione della Coalizione internazionale in Iraq contro lo Stato islamico”, secondo quanto dichiarato dal portavoce del comandante in capo delle Forze armate dell’Iraq, Yahya Rasool, citato dall’agenzia di stampa irachena “Ina”. Vale la pena ricordare che lo stesso Rasool aveva detto ieri che la presenza della Coalizione internazionale è ormai “diventata un fattore di instabilità per il Paese”.

Da settimane, inoltre, il dibattito politico iracheno è incentrato sulla possibile partenza delle forze della coalizione militare a guida Usa, a seguito degli bombardamenti aerei statunitensi contro le milizie filo-iraniane responsabili degli attacchi contro le basi Usa in Iraq e in Siria. Lo stesso primo ministro dell’Iraq, Mohamed Shiaa al Sudani, ha pubblicamente ribadito la necessità di porre fine alla missione della Coalizione.

Mercoledì scorso, 7 febbraio, gli Usa hanno colpito con un drone un veicolo civile uccidendo due comandanti delle milizie paramilitari iraniane Kataib Hezbollah, fazione della Resistenza islamica irachena responsabili degli attacchi contro le basi Usa in Iraq e in Siria. Nel raid, rivendicato dal Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), sono morti Abu Baqir al Saadi e Arkan Al Alaywi: il primo era responsabile delle operazioni missilistiche e degli attacchi di Kataib Hazbollah con i droni, mentre Al Alaywi era il comandante dell’intelligence e dell’informazione della stessa milizia sciita sostenuta dall’Iran.

La settimana scorsa, dopo un attacco sferrato dalla Resistenza islamica irachena contro una base statunitense al confine siriano-giordano, costato la vita a tre militari Usa, Washington aveva colpito tramite attacchi aerei oltre 85 obiettivi dei pasdaran iraniani e delle milizie affiliate in Iraq e in Siria.

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