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IN EPOCA DI SPENDING REVIEW LA GDF PUÒ FARE LA SUA PARTE? INTERVISTA AL COMANDANTE GENERALE

Le ultime inchieste
confermano ancora una volta il mondo degli appalti quale settore
particolarmente colpito dall’illegalità.
 
Le attività
investigative svolte nei primi 5 mesi del 2014 hanno fatto emergere procedure
d’appalto viziate da irregolarità per 1,1 miliardi di euro, nonché
responsabilità per connessi reati nei confronti di 374 soggetti, di cui 34
tratti in arresto.

In epoca di
spending review la Gdf può fare la sua parte?

La Guardia di Finanza sta da tempo facendo la sua parte. Per fronteggiare il
trend decrescente degli stanziamenti di bilancio, infatti, sono già stati
adottati provvedimenti di razionalizzazione e riorganizzazione interna. Tra
essi cito, ad esempio, le iniziative di carattere infrastrutturale assunte per
la riallocazione di caserme in immobili demaniali e il concentramento di più
unità operative alla stessa sede (nel periodo che va dal 2009 al 2013 sono
stati soppressi ben 72 reparti) che hanno consentito di ottenere consistenti
risparmi di natura finanziaria e recuperi di personale all’attività operativa
per 900 unità.
Un terzo fronte
caldo in Italia è il riciclaggio. Come procedono le segnalazioni degli
operatori?

Le segnalazioni di operazioni sospette sono in continuo aumento e dall’inizio
dell’anno ne sono state approfondite 10.753 (quasi il doppio rispetto
all’analogo periodo del 2013). Più in generale, la lotta al riciclaggio di
“capitali sporchi” è stata sviluppata attraverso 309 indagini di
polizia giudiziaria e complessivamente sono stati individuati 542 milioni di
euro oggetto di riciclaggio e oltre 30 milioni di euro di denaro contante
trasferito illecitamente, da e verso l’estero.
Si può fare di più? 
Sarebbe auspicabile
l’introduzione nel codice penale della norma sul cosiddetto
“autoriciclaggio”, analogamente a quanto previsto in altri Paesi
(Spagna, Portogallo, Svizzera e Olanda). Ciò permetterebbe un più agevole
accertamento sul piano probatorio delle condotte di riciclaggio e un più
efficace utilizzo delle misure di aggressione patrimoniale (si pensi al sequestro
e alla confisca).
Come giudica il
progetto di legge sulla voluntary disclosure?

Positivamente. Vi abbiamo contribuito anche noi, del resto, con due nostri
ufficiali che hanno partecipato ai gruppi di lavoro. Vedo con piacere, poi, che
sulla stampa sta passando una mia proposta: quella di premiare chi usa quei
capitali per investire in titoli di Stato e nelle imprese.

Siamo il paese del
Made in italy. Come si possono tutelare marchi e prodotti delle imprese
italiane?

Per combattere questa minaccia globale, occorre impostare l’azione di contrasto
unendo gli sforzi e facendo sistema tra tutti gli attori a vario titolo
coinvolti. Sul territorio sono state già positivamente sperimentate delle
efficaci iniziative di cooperazione anche con le associazioni di categoria e le
Camere di commercio. Ricordo che la Guardia di Finanza, dal 1° gennaio, ha
realizzato un’innovativa piattaforma informatica – il Siac (Sistema informativo
anticontraffazione) – che, tra l’altro, consente alle imprese titolari di
marchi di inserire importanti informazioni di pronta consultazione sui propri
prodotti, estremamente utili alle unità operative di controllo per riconoscere,
con certezza e tempestività, i prodotti veri da quelli falsi. Nel solo comparto
della lotta alla contraffazione, il Corpo ha denunciato, nei primi cinque mesi
del 2014, oltre 2.200 responsabili e sequestrato circa 44 milioni di prodotti.
È un’attività essenziale per difendere il Made in Italy, ma anche la salute
pubblica. Sigarette contraffatte, giochi, utensili prodotti con standard
bassissimi sono altamente nocivi. È un rischio reale che va segnalato con la
massima chiarezza ai consumatori di questi prodotti
di Fabrizio Forquet per il Sole24 ore

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