Il fratello del carabiniere ucciso “Gli dicevo basta, hai 60 anni, stai a casa, hai una famiglia… Ma lui voleva salvare il mondo”
Un destino spezzato all’ultimo giorno di lavoro
Il brigadiere capo Carlo Legrottaglie stava vivendo le sue ultime ore in divisa. Poi sarebbe andato in pensione, lasciandosi alle spalle una carriera dedicata con orgoglio allo Stato. Ma il destino ha scelto diversamente: due malviventi in fuga hanno aperto il fuoco, cambiando per sempre la storia di una famiglia e di una comunità.
“Gli dicevo di fermarsi, aveva 60 anni, una famiglia… ma lui voleva salvare il mondo“, racconta suo fratello Vito durante i funerali. Una testimonianza che lascia trasparire l’amore per quel lavoro, quella divisa che rappresentava per Carlo Legrottaglie una missione, un giuramento da onorare fino all’ultimo giorno.
Non doveva morire così. “Zio Carlo”, come lo chiamavano affettuosamente i colleghi dell’Arma, lascia due figlie adolescenti, una moglie e due genitori anziani, distrutti dal dolore. “Dovevo morire io, non tu”, grida sua madre Maria nella chiesa dei Cappuccini di Ostuni, davanti a un feretro avvolto nel Tricolore, simbolo della sua dedizione alla patria.
La comunità unita nel dolore
Le comunità di Francavilla Fontana e Ostuni si sono strette attorno alla famiglia Legrottaglie. Il funerale, toccante e partecipato, ha visto la presenza di alte cariche dello Stato come il Presidente Sergio Mattarella, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Ministro della Difesa Guido Crosetto. Perfino i corazzieri, commossi, hanno reso omaggio al feretro, preceduto dalla corona della Presidenza della Repubblica.
Il padre del brigadiere, Grazio, racconta con voce spezzata gli ultimi momenti prima della tragedia: “La sera prima era passato da noi. Ci aveva detto che l’indomani aveva il turno all’alba e poi sarebbe venuto… Quando abbiamo visto la notizia al telegiornale, abbiamo capito subito che era lì al lavoro”.
Un arsenale nascosto e una fuga disperata
La tragica morte del brigadiere Legrottaglie è avvenuta durante un’operazione che ha portato alla scoperta di un vero e proprio arsenale. Gli investigatori hanno sequestrato quattro pistole semiautomatiche (alcune con matricola abrasa), due revolver, un fucile a canne mozze, numerose munizioni, passamontagna, targhe automobilistiche e altri strumenti utilizzati dai malviventi. Tutto riconducibile a Camillo Giannattasio, 57 anni, che insieme a Michele Mastropietro era fuggito per evitare l’arresto.
La fuga si è conclusa a Grottaglie, dove Giannattasio si è arreso agli agenti senza opporre resistenza. Mastropietro, invece, ha risposto con un’altra sparatoria, scatenando il caos. Secondo le indagini, sarebbe stato proprio lui a sparare il colpo mortale contro il brigadiere Legrottaglie.
Indagini e polemiche
Nonostante l’arresto dei due uomini, la vicenda si è ulteriormente complicata. Sono state aperte indagini anche sugli agenti che hanno fermato i killer. Le dinamiche dell’accaduto, così come le procedure adottate durante l’intervento, sono ora sotto la lente della magistratura. Tuttavia, per i colleghi del brigadiere Legrottaglie non c’è dubbio: “Carlo ha sacrificato la sua vita per il dovere”.
Una raccolta fondi per la famiglia
Nel frattempo, la comunità ha avviato una raccolta fondi per sostenere la moglie e le figlie del brigadiere. Un gesto di solidarietà, simbolo di quanto fosse amato e rispettato Legrottaglie, sia come uomo che come carabiniere. “Non doveva finire così”, ripetono i suoi amici e colleghi, mentre la grande famiglia dell’Arma si stringe attorno a chi è rimasto.
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