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I vantaggi per l’UE dalla decennale Belt and Road Initiative

Il Prof. Valori esamina le diverse componenti della l’importanza della Belt and Road Initiative, inclusa l’edificazione di infrastrutture e il notevole volume di scambi commerciali, e sottolinea i benefici economici che potrebbero derivare dalla cooperazione tra la Cina e l’Unione Europea. Inoltre, il Prof. Valori riflette sul ruolo cruciale dell’Europa nel contesto geopolitico globale e la possibilità di affrontare le sfide politiche ed economiche attuali attraverso una collaborazione efficace con la Cina nell’ambito della BRI.

Il presidente cinese Xi Jinping propose la Belt and Road Initiative (BRI, Via della Seta) nel 2013, e a questa hanno fatto eco più di centosessanta Paesi. La popolazione totale rappresenta oltre il 50% del mondo e la scala economica supera i 33%.

L’Europa e la mancanza di comprensione della BRI

Tuttavia, l’Europa non ha ancora compreso appieno l’importanza della costruzione della BRI. La ragione di ciò è che, a parte la mancanza di fiducia politica reciproca causata dalle differenze di sistemi e valori tra le due parti, la cosa più importante è che l’Europa non ha ancora veramente capito la BRI in sé.

Inutile dire che la cooperazione RP della Cina-UE nella BRI è una situazione economica vantaggiosa per tutti. La BRI è composta principalmente di due parti.

La prima è la grande edificazione di infrastrutture. Ci sono Paesi e regioni lungo la BRI le cui infrastrutture sono in ritardo rispetto a quelle della RP della Cina e altri il cui tasso di urbanizzazione è inferiore a quello cinese, mentre il tasso di urbanizzazione della Cina è solo del 53%. Pertanto, si stima che ci siano più di mille progetti in infrastrutture su larga scala e la portata degli investimenti supera i mille miliardi di dollari statunitense. La sola RP della Cina investirà un totale di quattro trilioni di dollari nei Paesi lungo la BRI.

Escludendo la RP della Cina – secondo gli indicatori e i dati pertinenti del “Rapporto sullo sviluppo umano” e “Rapporto sulla competitività globale” della Banca mondiale, la domanda di investimenti dei Paesi e delle regioni lungo il percorso andrà in futuro da 9 a 21 trilioni di dollari.

Inoltre, ci sono Paesi che sono in ritardo rispetto alla RP della Cina in materia di istruzione e sanità. Se nel 2015 gli investimenti cinesi in istruzione e sanità hanno rappresentato circa il 3% del totale degli investimenti nel sociale, molti altri Paesi lungo la BRI hanno un fabbisogno annuo di investimenti nella sanità e nell’istruzione della regione che varia da 270 a 600 miliardi di dollari statunitensi.

Il potenziale mercato per le tecnologie e i prodotti europei

L’enorme costruzione di infrastrutture può fornire un mercato per le tecnologie e i prodotti europei. L’Europa dispone di tecnologie e prodotti di fascia alta nei settori della produzione di apparecchiature su larga scala, della costruzione di infrastrutture come le reti di condotte idroelettriche e dei servizi finanziari e conosce anche il mercato africano. Naturalmente, la RP della Cina ha un gran numero di prodotti di fascia media, linee di produzione e capacità di produzione di attrezzature, che sono convenienti e soddisfano le esigenze dei Paesi lungo il percorso. Le due parti sono complementari. E una volta che l’infrastruttura sarà migliorata, come più aeroporti e movimentazione di persone, tutto questo stimolerebbe la domanda di airbus europei.

La seconda parte riguarda l’enorme volume di scambi. La BRI consentirà al volume annuale degli scambi della RP della Cina con i Paesi lungo la via di superare i 2,5 trilioni di dollari statunitensi nei prossimi quattro anni. E solo dal gennaio al novembre 2016, il volume degli scambi tra la RP della Cina e i Paesi lungo la BRI ha raggiunto 848,9 miliardi di dollari statunitensi, pari al 25,7% del commercio estero totale della RP della Cina nello stesso periodo, promuovendo notevolmente lo sviluppo economico di vari Paesi e anche dell’Europa.

Al momento, la BRI è in una fase di espansione, ma secondo le statistiche della China Railway Corporation, nel 2014 sono stati già avviati 308 treni RP della Cina-Europa, con un aumento del 285%. Nel 2015, il numero di tratte è aumentato di 2,7 volte rispetto all’anno precedente. Nella prima metà del 2016 sono stati operati un totale di 619 treni RP della Cina-Europa, con un aumento anno su anno del 150%, e ha continuato a mantenere un trend di crescita a doppia velocità.

Il tempo di percorrenza del China Railway Express è stato notevolmente ridotto e può raggiungere l’Europa in 12 giorni al massimo. Il numero di treni China Railway Express che circolano stabilmente in 16 città della RP della Cina ha raggiunto più di 12 città in 8 Paesi europei. Per cui dietro un tasso di crescita così elevato c’è l’enorme domanda commerciale di tutte le parti.

Se la cooperazione tra RP della Cina ed Europa nella BRI avrà successo, aiuterà a risolvere le sfide politiche ed economiche che l’Europa deve affrontare, in particolare l’UE. Se i problemi economici dell’UE saranno alleviati o risolti efficacemente, ciò aiuterà la coesione e la credibilità dell’UE – a tutt’oggi considerata una colonia degli Stati Uniti d’America – promuoverà l’unità e la stabilità dell’UE e ridurrà le difficoltà incontrate dall’attuale integrazione politica.

Dal punto di vista della RP della Cina, le due parti sono diventate una comunità di destino più stretta e dovrebbero avere una volontà e una motivazione più dirette per sostenere una reale unificazione dell’UE con azioni concrete.

Inoltre, l’implementazione e il successo della BRI cambierà il modello della civiltà mondiale: dall’odierno nucleo unico degli Stati Uniti-Atlantico-Europa occidentale al dual core RP della Cina-entroterra eurasiatico-Europa occidentale. Se l’Europa – o la si voglia chiamare UE – svolgesse un ruolo importante, renderebbe più alto i suoi status e ruolo nel mondo, e pure il suo peso geopolitico si accrescerebbe: passerebbe da venditore di armi per gli alleati – vedi il caso dell’Ucraina – ad attore principale e decisore dello scenario internazionale.

Dall’altro lato, l’UE potrebbe disinnescare l’impatto negativo e il suo indebolimento dovuto alla Brexit, ponendosi più forte – e non attraverso terzi – per affrontare le sfide geopolitiche strategiche causate dal forte ritorno della Russia.

Il ruolo cruciale dell’Europa nella BRI e nel contesto geopolitico

In particolare, va detto che non esiste affatto un conflitto geopolitico tra Europa e RP della Cina: anche Pechino diventerà presto la più grande economia del mondo, non rappresenterà una sfida o una minaccia per l’Europa. Al contrario, fintanto che l’Europa coglierà l’opportunità storica dell’ascesa della RP della Cina, il suo status globale sarà consolidato invece di declinare. Esattamente proprio come il Regno Unito quando stabilì una relazione speciale strategica con l’emergente potenza egemonica degli Stati Uniti d’America dopo la II Guerra mondiale, mantenendo così un personale equilibrio di potenza globale, garantito anche all’ONU.

La BRI attraversa molti Paesi poveri e il reddito pro capite di queste regioni rappresenta solo il 60% del reddito pro capite medio mondiale. Ci sono molti Paesi musulmani, e la BRI promuoverà il loro sviluppo economico e migliorerà il relativo tenore di vita. Come noto ogni sviluppo economico porta inevitabilmente stabilità e pace locali, e riduce la pressione dei rifugiati a livello globale, specialmente in Occidente. Dall’altro canto, il progresso economico fornisce anche un modello di sviluppo fattibile per ulteriori Paesi musulmani, in maniera da dissipare l’espansione dell’integralismo islamico. Questo non solo ha un ruolo nell’eliminare il terrorismo globale, ma contribuisce anche direttamente a migliorare il contesto di sicurezza in Europa.

Ecco perché l’ex primo ministro francese Dominique de Villepin ha commentato la BRI sta affrontando il futuro in modo molto positivo: «È una mappa del futuro costruttiva e aperta che porterà importanti aree del mondo più sicurezza, stabilità e sviluppo. La BRI – ha detto – è un nuovo passo della globalizzazione».

In un momento in cui la globalizzazione incontra difficoltà, la proposta cinese di questa strategia è essa stessa una manifestazione di responsabilità. Il successo della BRI con l’obiettivo di perseguire molteplici vittorie creerà un nuovo motore di sviluppo economico in tutto il mondo. Ciò non solo favorisce la stabilità dell’economia globale, resistendo efficacemente alle frequenti crisi economiche, ma aiuta anche la globalizzazione a non ristagnare e a non ribaltarsi sulle fasce più povere delle popolazioni.

Il successo della BRI stimolerà e competerà con i meccanismi multilaterali esistenti, migliorerà il loro funzionamento e darà nuovo slancio allo sviluppo mondiale.

Ad esempio, dopo l’istituzione dell’AIIB – Banca Asiatica d’Investimento per le infrastrutture (Asian Infrastructure Investment Bank), fondata a Pechino nell’ottobre del 2014: istituzione finanziaria internazionale proposta dalla RP della Cina, che si contrappone al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale e all’Asian Development Bank, le quali si trovano sotto il controllo del capitale e delle scelte strategiche degli Stati Uniti d’America – la predetta Asian Development Bank ha approvato un prestito di circa 100 milioni di dollari statunitensi per un progetto autostradale in Pakistan nel giugno 2016. Allo stesso tempo, l’AIIB ha fornito anche un prestito corrispondente a 100 milioni di dollari statunitensi nello stesso mese; inoltre il Dipartimento per lo sviluppo internazionale del Regno Unito ha concesso al progetto una sovvenzione di 34 milioni di dollari statunitensi.

La BRI è un’importante strategia formulata in maniera che sia un meccanismo vantaggioso per tutti. Pertanto, sulla base della realtà e del prossimo futuro, l’urgenza e l’importanza della BRI potrebbero non essere inferiori in Europa che in Cina.

L’UE sta attualmente affrontando molteplici negatività: crisi economica, crisi della sicurezza, crisi razziale, crisi dei rifugiati e persino una possibile crisi di disintegrazione in quanto come unità statuale non è affatto sentita come propria dai cittadini dei rispettivi Paesi che la compongono i quali hanno come riferimento i propri processi di formazione nazionale nella storia ultramillenaria e non le decisioni prese a tavolino da politici d’élite.

Anche se la BRI non è una cura principale per le malattie etiche ed economiche europee, potrebbe creare buone condizioni a che l’Europa affronti e risolva queste crisi. Da una prospettiva storica più ampia, l’Europa è stata un continente fortunato. Mentre v’erano ancora le ceneri della II Guerra Mondiale, gli Stati Uniti d’America riportarono in vita l’Europa con il Piano Marshall reciprocamente vantaggioso, ma in special modo per Washington che costruì il suo antemurale antisovietico e future centinaia di basi militari proiettate verso Eurasia. Nel sec. XXI, quando l’integrazione europea sta affrontando difficoltà senza precedenti, la RP della Cina sta portando una BRI vantaggiosa per tutti.

Per quanto riguarda il nostro Paese che si sta ritirando dalla BRI, sarebbe anche inutile dire le stesse cose. Servilismo verso Washington unita a paura fisica per eventuali decisioni contrarie agli ordini della Casa Bianca, come tragicamente è avvenuto in passato. Al contempo chi ci rimetterà sono gli imprenditori italiani che stavano beneficiando della BRI, e avrebbero voluto continuare questo rapporto win-win; in pratica a perdere è l’intera Italia. Intanto altri Paesi europei UE e non-UE stanno percorrendo la BRI, privi delle nostrali paure: Albania, Austria, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Moldavia, Montenegro, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina e Ungheria. Per quanto riguarda la Francia, contrariamente a quanto spesso si afferma, Parigi non s’oppone sistematica alla BRI, ma l’accento è costantemente posto sulle condizioni da soddisfare affinché la cooperazione sia fruttuosa e realmente vantaggiosa per tutti, come giusto che sia.

Giancarlo Elia Valori

Manager, Economista, Professore emerito alla Peking University

 

 

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