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I COLLEGHI DEL POLIZIOTTO ARRESTATO DAI CARABINIERI:“MA NON SIAMO “COLLEGHI”? NON CI DOBBIAMO AIUTARE GLI UNI CON GLI ALTRI?”

Pubblichiamo una lettera aperta divenuta ormai virale
sul facebook, e riguardante “Andrea” un poliziotto arrestato dai carabinieri
durante una rissa. 

“Pochi minuti. È il tempo che occorre per leggere
questa nostra lettera aperta.
Chiediamo scusa sin da ora se sarà imperfetta ed a tratti poco chiara ma la
stiamo scrivendo col cuore e con mille emozioni che pervadono il nostro corpo.
Non siamo abituati a scriverne. In genere ci destreggiamo tra un verbale di sequestro ed uno di arresto. Siamo poliziotti, non scrittori.

Proprio come il nostro collega ed amico Andrea. Un ragazzo gentile e di cuore ancor prima che poliziotto preparato e
professionale. Sempre pronto al sacrificio e disponibile con tutti. Uno che, se avevi bisogno, era sempre al tuo fianco. Una persona che ha sempre usato il dialogo per risolvere situazioni delicate
senza però mai tirarsi indietro quando c’era una persona in difficoltà.
E non si è nascosto nemmeno in questa sua vacanza quando ha visto che questa
volta era la sua famiglia ad aver bisogno di lui. Già perché questo lavoro, il nostro, non lo si spegne con un interruttore. Non finisce quando ci si toglie la divisa.

Così Andrea non ha esitato ad intervenire quando, mentre era in vacanza con la
sua famiglia in una lontana località del profondo sud, ha visto una persona
esagitata entrare nel bar in cui si trovava ed iniziare ad infastidirne
proprietari e clienti. Avrebbe potuto far finta di nulla. Invece no. Ha seguito il suo istinto da poliziotto. Si è qualificato invitando la persona ad allontanarsi.
Avrebbe solo voluto che tutti lì potessero godersi la vacanza serenamente.

Il nostro Andrea non avrebbe mai immaginato che quella persona lo avrebbe
aggredito con veemenza. Eppure Andrea non si è tirato indietro. Ha cercato di vincere la resistenza e
di affrontare la violenza di quella persona tentando, al tempo stesso, di non
“macchiarsi di crudeltà” verso chi invece non gli risparmiava calci e
pugni. Andrea viene aggredito, strattonato, insultato, picchiato e ferito anche dal
padre dell’aggressore, sotto lo sguardo impietrito e terrificato della sua
famiglia.
Nonostante tutto riesce a chiamare in suo aiuto i carabinieri (i colleghi) del
posto che arrivano, dopo quasi 30 minuti.
Ad Andrea, in quel momento, il tempo sarà sembrato non trascorrere mai mentre
attendeva l’aiuto di chi indossa la divisa e difende i cittadini proprio come
fa lui.
I Carabinieri arrivano.
Si qualifica, dice di essere un “collega” e di aver bisogno di aiuto
perché deve accompagnare le persone in ufficio per procedere penalmente nei lo
confronti.
Ed è proprio a questo punto che accade l’inverosimile.
Con una bieca e meschina mossa simile a quella usata dal Governo indiano con i
nostri Maró, Andrea viene invitato nella stazione dei carabinieri per poter
redigere gli atti.
Andrea magari avrà pensato, sorridendo ne siamo certi, “vabbè una giornata di
mare sacrificata ancora una volta per il lavoro” credendo che gli sguardi
preoccupati di moglie e figlia fossero stati il vero sacrificio.
Invece no. Nessun atto da redigere.
Andrea viene tratto in arresto per rissa aggravata…..RISSA AGGRAVATA, no non
è uno scherzo.
Proprio così, i suoi stessi colleghi lo hanno arrestato trattandolo proprio
come si usa trattare i pregiudicati.
Si è fidato dei colleghi, ha fatto male. Molto male.
Processato per direttissima con convalida dell’arresto e sottoposizione agli
arresti domiciliari.
Come il più terrificante degli incubi, Andrea viene catapultato in un’altra
dimensione in cui da difensore diventa aggressore, da buono a cattivo, da
Batman a Joker.
Succede in questi piccoli e sperduti centri del profondo sud.
Succede, purtroppo.
Noi no. Noi diciamo che non può succedere ad Andrea.
Non può accadere ad una persona intervenuta nell’esercizio delle sue funzioni.
Ingannata, raggirata ed incastrata come nel più prevedibile dei film o peggiore
degli incubi.
Noi non vogliamo pensare che ci sia un sistema malato in quel prodondo sud, una
maxi collusione ammorbata da evidente conflitto di interessi. Ma non siamo
“colleghi”?? Non ci dobbiamo aiutare gli uni con gli altri??? No. In
quel posto no.
Non vogliamo nemmeno immaginare che ci sia dolo nell’anomalo comportamento dei
carabinieri.
Dicono che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina.
Questa è la storia di Andrea.
Una storia che ti fa pensare che forse “farsi i cazzi propri e voltarsi
dall’altra parte ti fa campare 100 anni o forse 1000 annni”.
Ad Andrea diciamo di non mollare, che gli saremo vicino e di continuare a
lottare come fa ogni giorno tra le rischiose strade di questa città.
A tutti gli altri coinvolti, invece, diciamo che noi saremo, nonostante tutto,
quelli che continueranno a non voltarsi quando ci sarà qualcuno che avrà
bisogno di noi.
Diciamo loro che continueremo a camminare a testa alta con la coscienza pulita.

Ci hanno insegnato a rischiare la vita, a correre
pericoli, a difendere i deboli.
Non ci hanno insegnato a guardarci da chi dovrebbe essere al nostro fianco.
Chi dovrebbe rappresentare la Legge e lo Stato e non interessi personali.
A loro lasciamo una sola domanda: “Voi abili a tenere sempre un piede qua e uno
la, avrete un avvenire certo in questo mondo qua, però la dignità… dove
l’avete persa?!”
Firmato
I colleghi di Andrea.”

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