Aeronautica

Galera per il personale di strade sicure. il Siam chiede la liberazione al Ministro Guerini

“Il Comando Operazioni Aeree, con un messaggio emanato il 24 aprile scorso ha accolto la richiesta del Comando Squadra Aerea, disponendo che il personale impiegato nell’Operazione Strade Sicure, oltre ad i già lunghi 180 giorni di impiego previsti, dovrà aggiungere altri 14 giorni di quarantena preventiva necessari, a detta degli stessi Comandi ad avere la certezza che il personale non sia stato contagiato dal Covid-19.” E’ quanto denuncia in una nota il Sindacato Aeronautica Militare.

Il personale precettato dovrà trascorrere questo ulteriore periodo di isolamento presso la sede di missione cui è stato destinato. In tale contesto la maggioranza del personale precettato, sarà tenuto ad alloggiare in camere doppie, senza mai poter uscire e fruendo di servizi igienici condivisi.

Tutto questo rappresenta una serie di gravissime violazioni, ecco perche:
Come SIAM, riscontriamo una serie di incongruenze in questo modus operandi in quanto questo stato di isolamento forzoso e privazione della libertà personale appare più simile ad una consegna di rigore particolarmente ferrea ed ingiustificata che ad una misura di reale contenimento del contagio.
Nel merito bisogna sottolineare che è ormai assodato che il periodo di incubazione del Corona virus è superiore ai 14 giorni, per cui questo periodo di isolamento imposto al personale risulta una misura vessatoria non realmente utile a conseguire gli scopi per la quale è stata pensata.
Una misura eccessiva a nostro avviso che non tiene nemmeno conto della promiscuità a cui il personale dovrà comunque sottostare e dove un solo contagiato del nuovo contingente, rischia di compromettere tutto il gruppo e costringere a reperire, in fretta e furia, nuovo personale da far montare di servizio, senza poter adottare le medesime profilassi impiegate per i titolari.
In tal senso abbiamo già un precedente di una sostituzione avvenuta lo scorso 8 aprile senza alcun tipo di precauzione.
A conferma di quanto da noi paventato evidenziamo la situazione in cui si trova il personale inviato presso la SVAM di Taranto, dove 40 persone vengono poste in quarantena forzata in camere doppie, prive di televisore e di alcun comfort per le lunghe permanenze e dove l’unica presa di corrente dovrà essere contesa dai due occupanti a meno che non provvedano a portarsi prolunghe e prese multiple da casa.
Inoltre i bagni sono in comune con tutti gli altri compagni di quarantena, ad ogni camera sarà riservata una sola doccia ed un servizio igienico da condividere per ogni due inquilini, costringendoli a fare i turni anche per le loro esigenze fisiologiche. A tal proposito sottolineiamo che alcuni bagni sono ancora equipaggiati con turche ed in generale non tutti sono funzionanti e ciò nonostante assegnati comunque, per cui alcuni dovranno comunque fruire dei servizi riservati a qualcun altro. Ulteriore elemento critico di questo isolamento è il fatto che permangono comunque alcune situazioni di potenziale contagio come la mensa e i distributori automatici di bevande e snack.
Non essendo disponibile una lavanderia dedicata, è stato chiesto al personale recluso di provvedere a portare cambio di vestiario idoneo per almeno 14 giorni.
Tra le cose dette va aggiunto che al personale non verranno fornite mascherine e guanti e gli stessi dovranno provvedere a portarseli da casa.
Quanti alloggeranno nel sedime del Comando Aeroporto di Linate, invece, sebbene godano di una situazione alloggiativa più confortevole, di contro saranno sottoposti ad un regime di isolamento in tutto e per tutto analogo a quello previsto per i contagiati, Infatti a loro è precluso ogni spostamento all’esterno del proprio alloggio, neanche per recarsi ai distributori per consumare un caffè o per fumare una sigaretta. Consumando il pasto all’interno della propria camera, che vista la situazione sarebbe meglio definire cella, neanche fossero monache di clausura.
Il SIAM denuncia categoricamente questo trattamento poiché trattasi, di fatto, di un vero e proprio sequestro di persona. Il personale in questione dovrà rimanere recluso per 14 giorni all’interno di palazzine non idonee.
Questo stato di cose di fatto configura nella sostanza un impiego del personale 24 ore su 24, sabato e domenica inclusi, senza che nessuna norma giuridica sull’orario di servizio lo preveda e comunque senza che venga riconosciuto al personale il surplus di disponibilità che l’Amministrazione sta imponendo.
Una tale forma restrittiva delle libertà personali, si configura, a nostro avviso, come una vera e propria reclusione ingiustificata che pone più di un interrogativo sulla violazione delle più basilari libertà personali garantite dalla Costituzione e delle convenzioni internazionali sui diritti umani.
Probabilmente alcune carceri riservano un trattamento migliore ai propri detenuti.
Queste situazioni assumono un particolare clamore anche alla luce delle recenti cronache che raccontano di arresti domiciliari concessi ai boss mafiosi in regime di 41 bis, ma non evidentemente a chi è demandato a servire lo stato.
Sentiamo spesso parlare di dignità e decoro alla quale il buon militare deve sempre attenersi, ma evidentemente questo è un aspetto che può essere ignorato quando fa comodo all’amministrazione. Senza contare che oltre al decoro qui viene messa in discussione le libertà individuali del personale militare a fronte di assurde restrizioni che comunque non tutelano la salute di nessuno perché il rischio di contagio sembra tutto fuorché azzerato.
Se poi vogliamo ancora approfondire la questione ci sarebbe da dire che dal punto di vista economico, questa maldestra operazione di reclusione costa ai contribuenti italiani la bellezza di circa 75.000 euro perché il costo pro-capite supera i 500 euro!
Se pensiamo che un tampone costa circa 30 euro ed un esame del sangue circa 100, possiamo ben comprendere quanto sia più conveniente per l’amministrazione far svolgere la quarantena agli interessati presso il proprio domicilio, pagando 2 test antivirali a persona con un costo complessivo che non supererebbe, nella peggiore delle ipotesi, i 20 mila euro. Inoltre, se consideriamo che tale misura di confinamento è stata disposta anche per il personale precettato per andare fuori area, è facile desumere che il costo totale dell’operazione sarà decisamente più alto.
Il Sindacato Aeronautica Militare crede che una soluzione come quella prospettata eviterebbe una spesa che appare ingiustificata per la quale questo sodalizio si riserva di interessare la Corte dei Conti. Sottoporre il personale ad una misura costrittiva dai dubbi profili di legittimità appare in contrasto con le norme in vigore in materia di contenimento del contagio, laddove si dispone di limitare la presenza presso i luoghi di lavoro al personale impegnato in attività non differibili. Situazione che non può essere in alcun modo riconducibile a quanto previsto per questa quarantena forzata.
Per quanto sopra – conclude il SIAM – chiediamo al Ministro della Difesa di liberare immediatamente da questa reclusione illegale il personale impiegato in strade sicure e recluso senza processo, ma soprattutto senza reato

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