Editoriale

Poltrone Roventi infiammano Roma: la Presidenza di Fincantieri e il Futuro dell’Arma dei Carabinieri

Il gioco delle sedie nella Roma che conta è iniziato, e questa volta il premio è una delle poltrone più ambite del panorama industriale italiano: la presidenza di Fincantieri. Dopo la tragica scomparsa del generale Claudio Graziano, i corridoi del potere ronzano di speculazioni su chi sarà il prossimo a guidare il colosso cantieristico.

Teo Luzi: dal comando dei Carabinieri alla Presidenza di Fincantieri?

In pole position troviamo il generale Teo Luzi, attuale comandante dell’Arma dei Carabinieri. Il suo nome viene sussurrato con insistenza, non solo per Fincantieri ma addirittura per le Ferrovie dello Stato. 

Ma attenzione: se Luzi dovesse lasciare l’Arma prima della scadenza naturale del suo mandato prevista per il prossimo novembre, si aprirebbe un altro fronte caldo. Chi prenderebbe il suo posto? I ben informati puntano sul generale Salvatore Luongo, fresco di nomina a vicecomandante e sul quale ha puntato in tempi non sospetti Dagospia (pare sia pronto già il DagoDixit) Una mossa che sa tanto di preparazione al grande salto.

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Non mancano però le sorprese dell’ultim’ora. Ecco spuntare il nome di Francesco Talò, ex consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, caduto in disgrazia dopo il famoso scherzo telefonico russo alla Premier Meloni. Una nomination che sa di rivincita, ma che deve fare i conti con altri pretendenti.

Giuseppe De Giorgi: il colpo di scena dell’ultimo minuto

Nei corridoi di Palazzo Chigi avanza anche il nome dell‘ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016. Un nome che fa alzare più di un sopracciglio negli ambienti romani.

De Giorgi, considerato vicino al ministro della Difesa Guido Crosetto, vanta un curriculum che sulla carta sembra perfetto per guidare un colosso come Fincantieri. Recentemente nominato consulente del ministero per il commercio delle navi prodotte dalla stessa azienda, l’ammiraglio sembrerebbe la scelta naturale.

In questo valzer di poltrone, una cosa è certa: la tradizione di assegnare la guida di Fincantieri a un uomo della Difesa sembra destinata a continuare. Che sia per mantenere saldi i legami con il mondo militare o per semplice abitudine, anche il prossimo presidente avrà probabilmente un passato in divisa.

Luongo vs Galletta vs Cinque: la battaglia interna all’Arma

La possibile nomina di Salvatore Luongo a Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri sta agitando i corridoi del comando generale. Classe 1962, Luongo è attualmente Vice Comandante Generale, una posizione che molti vedono come trampolino di lancio per il ruolo di vertice.

Una prospettiva che ha sollevato non poche perplessità, soprattutto considerando la presenza di altri due pesi massimi dell’Arma: il generale Riccardo Galletta e il generale Mario Cinque. Galletta, coetaneo di Luongo ma con maggiore anzianità di grado, attualmente al comando dell’interregionale di Milano, e Cinque, il più giovane, classe 1963, attuale Capo di Stato Maggiore dell’Arma, sono entrambi considerati candidati di grande calibro per la posizione.

Sette anni al Ministero: l’arma a doppio taglio di Luongo

Un elemento chiave nel percorso di Salvatore Luongo è il suo lungo periodo come capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, ruolo ricoperto dall’agosto 2016 al dicembre 2023. Questo incarico è significativo per due ragioni: innanzitutto, ha permesso a Luongo di lavorare a stretto contatto con una serie di Ministri della Difesa di diverse fazioni politiche. Tra questi, Roberta Pinotti del Partito Democratico, Elisabetta Trenta del Movimento 5 Stelle, Lorenzo Guerini del Partito Democratico, e infine Guido Crosetto di Fratelli d’Italia.

Questa esposizione gli ha fornito una prospettiva unica e trasversale sulla gestione della Difesa nazionale. In secondo luogo, aspetto da non sottovalutare, questo incarico ha tenuto Luongo lontano dall’Arma dei Carabinieri per ben sette anni. Un periodo considerevole che, da un lato, potrebbe avergli fornito una visione più ampia e strategica del settore difesa, ma dall’altro lo ha distanziato dalle dinamiche quotidiane e dall’evoluzione interna dell’Arma. Questo “distacco” potrebbe essere visto sia come un vantaggio, offrendo una prospettiva rinnovata, sia come una potenziale criticità da parte di chi ha trascorso quegli anni nei ranghi operativi dell’Arma.

Il palcoscenico è pronto, i protagonisti sono in attesa dietro le quinte

Le pedine si muovono su una scacchiera complessa, dove esperienza militare, abilità politica e visione strategica si intrecciano in un gioco di potere dal finale ancora incerto.

Mentre i corridoi di Roma risuonano di sussurri e speculazioni, una cosa è chiara: le decisioni prese nei prossimi giorni non solo plasmeranno il futuro di due pilastri della sicurezza e dell’industria italiana, ma getteranno anche luce sulle dinamiche di potere all’interno dell’attuale governo.

In questo intricato balletto di nomine e contro-nomine, di ascese fulminee e cadute improvvise, solo una cosa è certa: quando il sipario si alzerà, lo spettacolo sarà degno della migliore tradizione italiana, ricco di colpi di scena, alleanze inaspettate e, forse, qualche sorpresa dell’ultimo minuto.

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