Editoriale

Criminalizzati per aver fatto il loro dovere, la crociata di Feltri: “Pago io l’avvocato al poliziotto che ha sparato”

    Le recenti aggressioni ai danni degli agenti di polizia a Milano hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza e sul ruolo delle forze dell’ordine, mettendo in luce un’ipocrisia che attraversa trasversalmente gli schieramenti politici. Una presa di posizione forte arriva da Vittorio Feltri, che ha annunciato di impegnarsi in prima persona pagando le spese legali del poliziotto indagato per lesioni dolose aggravate dopo aver sparato per legittima difesa a un immigrato irregolare egiziano.

    “Mentre l’egiziano ferito è libero, pure libero di delinquere ancora, cosa che farà senza ombra di dubbio – scrive il direttore – l’agente colpevole di essere un bravo agente è sotto inchiesta e dovrà pagare di tasca sua i costi delle spese legali nonché affrontare lo stress che questo iter giudiziario comporta”. Il direttore concederebbe al poliziotto una medaglia, proprio come al collega Di Martino, e “affinché si intervenga per eliminare tale anomalia e per metterla in luce”, ha deciso che lui a farsi “carico delle spese legali in capo al poliziotto”.

     “In uno Stato di diritto non è ammissibile che chi lavora nelle forze dell’ordine debba compiere tale scelta: o finire in terapia intensiva o finire alla sbarra, o farsi assassinare o farsi criminalizzare”. Altrimenti tanto vale dotare gli operatori di “pistole ad acqua, armi giocattolo” per mandarli “sulle strade in pasto a criminali spietati che non si fanno scrupoli e che tengono coltelli e coltellacci legati alla cinghia”.

    Le contraddizioni dell’opposizione

    La dialettica politica intorno alla sicurezza pubblica e al delicato ruolo delle forze dell’ordine mette in evidenza posizioni non sempre coerenti da parte di governo e opposizione. Se da un lato l’opposizione invoca spesso maggiore severità nel contrasto all’immigrazione irregolare, dall’altro manifesta perplessità quando l’utilizzo della forza da parte degli agenti sfocia in episodi di violenza.

    Il caso del poliziotto indagato per aver ferito un immigrato egiziano che minacciava i passanti alla Stazione Centrale di Milano è emblematico. Mentre alcuni esponenti dell’opposizione proclamano la necessità di politiche più rigorose sull’immigrazione, appena un rappresentante delle forze dell’ordine usa le armi per tutelare la collettività ecco sollevarsi voci critiche.

    Le contraddizioni del governo

    Allo stesso tempo, il governo stesso non è esente da contraddizioni: da un lato enfatizza il pugno duro contro ogni illegalità, dall’altro stenta a varare interventi concreti per rafforzare le tutele di quegli stessi operatori della sicurezza chiamati ad agire in realtà sempre più complesse. L’accoltellamento del vice-ispettore Di Martino da parte di un clandestino marocchino ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità del sistema attuale.

    Abbandonare le ipocrisie

    Per superare le ipocrisie di parte, è forse giunto il momento di affrontare queste tematiche delicate con maggiore pragmatismo e spirito di collaborazione. La tutela della legalità e il rispetto dei diritti di tutti dovrebbero essere valori condivisi, al di sopra delle logiche politiche. Le forze dell’ordine meritano di essere sostenute con azioni concrete, non strumentalizzate da sterile propaganda. La vera priorità dovrebbe essere garantire ai cittadini quella sicurezza troppo spesso messa in secondo piano da interessi di parte.

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