Marina militare

CRESCE IL FRONTE DI CHI CHIEDE LE DIMISSIONI DELL’AMMIRAGLIO DE GIORGI, CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA MILITARE

In questi giorni non si fa altro che parlare dell’inchiesta della Procura potentina sul grande affare di “Tempa Rossa”. La zona petrolifera della Basilicata dove l’oro nero fa da collante tra appalti e politica. Una rete di rapporti nella quale è rimasto invischiato pure il numero uno della Marina militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, che alla diffusione della notizia si è prima detto amareggiato e poi convinto che la sua situazione “sarà rapidamente chiarita”. E’ quanto scrive Luca Marco Comellini per Tiscali.

In suo soccorso è stata immediata la difesa d’ufficio da parte del premier Matteo Renzi ospite della trasmissione in diretta televisiva “in mezz’ora.” condotta da Lucia Annunziata sul terzo canale della Rai. 

L’ammiraglio De Giorgi, attuale capo di stato maggiore della Marina militare, è un personaggio già noto alle cronache giornalistiche non solo per le sue attività istituzionali di soccorso a favore dei migranti clandestini che le sue navi militari recuperano e portano a migliaia nei porti italiani o perché è figlio d’arte (il padre Gino fu capo di stato maggiore della Marina militare dal 1973 al 1977) o, ancora, per le sue tante attività filantropiche che lo hanno portato anche ad essere insignito del titolo di ambasciatore del WWF Italia. De Giorgi è ricordato anche per le disposizioni che i suoi subordinati impartivano puntualmente agli equipaggi delle navi sulle quali l’ammiraglio si recava in visita quando era solo il Capo della Squadra navale. Per accoglierlo degnamente non dovevano mai mancare spumante e mandorle tostate, biscotti al burro e pizzette calde, che dovevano essere serviti da impeccabili militari-camerieri in livrea e guanti bianchi.

Nei giorni scorsi l’Ansa ha diffuso la notizia che “l’indagine non riguarda il merito della legge navale del 2014, dal momento che è esclusa da parte dei magistrati potentini qualsiasi attività investigativa su atti di natura strettamente politica. Le indagini della squadra mobile di Potenza riguardano fatti successivi all’approvazione della legge di stabilità 2014, all’interno della quale è stato inserito il provvedimento che autorizza contributi ventennali, cadenzati negli anni, da iscrivere nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico per “assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale e nel quadro di una politica comune europea, consolidando strategicamente l’industria naval-meccanica ad alta tecnologia”.

Sempre l’Ansa riferisce che “Attraverso intercettazioni telefoniche, gli uomini della squadra mobile di Potenza hanno rilevato che un gruppo di imprenditori avrebbe messo in campo una serie di attività illecite, con proiezioni fino al porto di Augusta. È in questo contesto che gli investigatori si sono imbattuti nell’ammiraglio De Giorgi: nel riserbo degli inquirenti sui fatti specifici, l’ipotesi accusatoria di abuso di ufficio lascia intendere che l’ammiraglio possa aver procurato – secondo gli inquirenti – un “ingiusto vantaggio” a qualcuno.”.

Se per un verso è palese il fatto che in questi giorni l’ammiraglio al vertice della Marina militare è pubblicamente osannato da alcuni che si spendono per ricordarne le attività istituzionali e filantropiche ed altri arrivano anche ad ipotizzare che i fatti di questi giorni che lo coinvolgono siano il frutto di un intervento dei servizi segreti francesi è anche vero che tutti si sono ben guardati dal ricordare che attualmente è già imputato nel processo iniziato lo scorso 16 marzo davanti al Tribunale di Civitavecchia. Processo che vede De Giorgi alla sbarra insieme ad altri 4 tra ex capi di stato maggiore e ufficiali. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo in quanto “cagionavano o, comunque, concorrevano a cagionare il decesso del Sottocapo Alessandro Nasta” a seguito della caduta dall’albero maestro della nave scuola Amerigo Vespucci.

Nel 2012 l’allora Ministro della difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, dando attuazione a un ordine del giorno presentato dai parlamentari Radicali decise di tagliare 41 dei 131 cacciabombardieri F35. Con quella scelta il risparmio per le tasche dei contribuenti fu di circa 5,4 miliardi di euro. Un risparmio immediatamente cancellato con la legge di stabilità per il 2014 che ha destinato proprio 5,4 miliardi di euro alla Difesa, ma questa volta attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico per finanziare la nuova flotta della Marina militare. Durante la stesura della legge di stabilità al Ministero della difesa già sedeva, da sottosegretario, l’attuale Ministra della difesa Roberta Pinotti sul cui tavolo oggi continuano ad accumularsi le numerose interrogazioni di quei parlamentari (i soliti grillini) che chiedono chiarimenti sui fatti nei quali è coinvolto l’ammiraglio De Giorgi ma, sul processo in corso per la morte di Alessandro Nasta e ora sui recenti fatti collegati all’inchiesta Tempa Rossa, le risposte ancora mancano.

Mentre le opposizioni in parlamento si preparano a presentare le mozioni di sfiducia per mandare a casa tutto il Governo guidato da Matteo Renzi negli ambiti militari, specialmente nella Marina militare, sono sempre più numerosi quelli che si augurano un veloce cambio di rotta o chiedono le dimissioni dell’ammiraglio De Giorgi.

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