Carabinieri

Colonnello difende i propri carabinieri «Le procedure adottate dai nostri militari sono state impeccabili». I palazzi della Capitale “chiusi nel silenzio”, Roma “batti un tweet”

Nel pomeriggio di ieri, 14 luglio, si è consumata una tragedia nel quartiere Sacra Famiglia di Padova. Un violento episodio che ha portato alla morte di Collaku Haxhi, un cittadino albanese, e ha lasciato un militare dei Carabinieri gravemente ferito.

Il tenente colonnello Gaetano La Rocca, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Padova, ha ricostruito l’accaduto e ha sottolineato l’eccezionale comportamento dei suoi uomini. Quando una donna albanese ha chiamato il numero di emergenza per segnalare che il suo ex compagno, gravato da un divieto di avvicinamento, la stava minacciando, una pattuglia del Radiomobile di Padova è intervenuta prontamente.

I carabinieri si sono recati in vicolo Castelfidardo, dove hanno trovato l’albanese al volante del suo furgone. Dopo averlo identificato e avergli intimato di allontanarsi dalla zona, l’albanese, che all’inizio appariva tranquillo e collaborativo, ha dato l’impressione di accettare quanto imposto dalla pattuglia.

E’ così salito sul furgone. Prima ha azionato la retromarcia per fare manovra, ma una frazione di secondo dopo, ha ingranato la prima, ha puntato l’autoradio dell’Arma dove uno dei due carabinieri stava stilando il verbale d’intervento e l’ha investito. Il militare con fratture agli arti inferiori è caduto a terra dolorante. 

Vedendo il carabiniere a terra Collaku Haxhi è sceso dall’abitacolo armato di un coltello e si è avvicinato al militare per finirlo. Sono stati secondi terribili. Il collega del ferito rendendosi conto che l’aggressore impugnava l’arma bianca ed era pronto a finire il “lavoro”, non ha avuto scelta e per salvare la vita del carabiniere, ha estratto dalla fondina la pistola d’ordinanza sparando quattro colpi all’indirizzo dell’albanese che è stramazzato al suolo.

La morte di Collaku Haxhi pone fine a questa drammatica vicenda, ma solleva nuove domande sulle procedure di gestione delle emergenze e sulla necessità di un supporto adeguato ai militari che si trovano in situazioni di pericolo.

Silenzio assordante, ai media solo il supporto del Comandante del Reparto Operativo e del sindaco

Il primo cittadino di Padova Sergio Giordani: «Sono molto colpito. Ho avuto modo di sentire immediatamente i vertici dei carabinieri per avere informazioni ed esprimere la mia vicinanza e solidarietà all’Arma così come al militare che è stato seriamente ferito. Il contrasto alla violenza di genere, una tragica realtà ancora troppo presente nel nostro quotidiano, vede una funzione fondamentale delle forze. Spiace chiaramente per l’esito tragico, ma dalle prime informazioni che ho potuto cogliere mi pare evidente che senza questo intervento dei militari ad essere coinvolta poteva essere l’ennesima donna».

Il Tenente Colonnello La Rocca ha elogiato l’impeccabile condotta dei carabinieri, che hanno agito in conformità con i protocolli e le procedure previste «Le procedure adottate dai nostri militari sono state impeccabili e aderenti ai nostri documenti d’azione, quindi hanno svolto il proprio dovere». Nonostante l’eroico gesto compiuto dai due militari, ci risulta, ad ora, che nessun altro e alto ufficiale della catena di Comando abbia commentato l’accaduto o sia intervenuto a difesa del collega per dire apertamente che un militare ha rischiato la propria vita in servizio. Capita di vederli in prima linea e favore di telecamera a combattere (giustamente) le mele marce con conferenze stampa, dirette, live streaming, accattivanti lettere manoscritte e ogni altro mezzo di comunicazione, ma neanche un stentato tweet per quanto successo. Almeno per il carabiniere ferito.

Questo silenzio e mancanza di supporto pubblico da parte dei superiori lascia un amaro senso di abbandono e sminuisce il coraggio e la dedizione dimostrati dal militare coinvolto nell’incidente. È fondamentale che gli alti ufficiali dimostrino una presenza attiva anche nei momenti di difficoltà, offrendo un riconoscimento pubblico ai sacrifici compiuti dai loro uomini.

Nulla dalla Difesa

Tra i politici, solo un timido post di Matteo Salvini. Nulla dalla Difesa. Sappiamo bene che la presenza e il sostegno delle figure politiche e dei superiori gerarchici garantisce che le azioni compiute dai militari saranno valutate attentamente e supportate qualora fossero necessarie ulteriori indagini o revisioni. La mancanza di una risposta immediata o di un sostegno adeguato da parte dei superiori o dei governanti influisce negativamente sul morale e sulla fiducia dei militari, mettendo in dubbio l’efficacia delle procedure adottate. Twittare compulsivamente solo quando si è all’opposizione è troppo, troppo, facile.

Il sostegno non solo promuove la fiducia e la coesione all’interno dell’Arma, ma trasmette un messaggio importante ai cittadini: che i servitori dello Stato sono protetti e supportati nelle loro azioni a difesa della legge e della sicurezza pubblica.

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