Editoriale

Carabiniere del caso Apostolico nega di aver girato il video. Focus sul contenuto o prosegue la caccia all’Autore?

Il 30 settembre scorso, la giudice del tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, ha compiuto un atto giuridico di notevole portata, disapplicando il decreto del governo Meloni che prevede il trattenimento dei richiedenti asilo nei Centri di Permanenza Temporanea (Cpr). La sua decisione è stata motivata dall’invocazione degli articoli 3 e 10 della Costituzione italiana, che sanciscono i diritti inalienabili dell’essere umano e la necessità di tutelare la dignità delle persone.

Tuttavia, l’attenzione dell’opinione pubblica si è rapidamente spostata da questa pronuncia giuridica di grande rilevanza a un altro episodio. Una tempesta mediatica che nasce da un video che ritraeva la giudice Apostolico alla manifestazione del 25 agosto 2018 nel porto di Catania per chiedere lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti e la cui paternità era stata inizialmente e pare, erroneamente, attribuita ad un carabiniere.

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Inizialmente la stampa riportava, infatti, che un carabiniere era il presunto autore del video condiviso esclusivamente in una chat di amici, senza averne controllato l’ulteriore diffusione, affermando di non sapere come il video sia poi giunto nelle mani di Matteo Salvini, il quale lo ha successivamente reso pubblico. Un collegamento pare fosse l’onorevole Anastasio Carrà, ex carabiniere catanese ed attuale esponente della Lega, sebbene questi abbia negato categoricamente di aver avuto alcun ruolo nella divulgazione del video.

Oggi si apprende che la versione dei fatti sarebbe ben diversa. Il carabiniere, infatti, nega di essere l’autore del video. Una svolta importante che sicuramente smorzerà i riflettori sulla vicenda. Ma quali sono le implicazioni e gli sviluppi penali e disciplinari?

Esposto per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio senza ipotesi di reato

I magistrati capitolini, dopo il deposito della denuncia con la quale Bonelli chiedeva di verificare un’eventuale violazione all’art. 326 del codice penale, la rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, hanno aperto il fascicolo a ‘modello 45’, ovvero senza ipotesi di reato, e nelle prossime ore invieranno tutto ai colleghi di Catania. Al momento infatti non si ravviserebbero elementi che leghino la questione a Roma.

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Nessuna azione Disciplinare


Inoltre, attualmente nessuna azione disciplinare è stata intrapresa da parte dell’Arma dei carabinieri nei confronti del militare che ha girato uno dei video in cui compare la giudice Iolanda Apostolico durante la protesta di cinque anni fa: “i dovuti provvedimenti disciplinari saranno adottati dall’amministrazione una volta esaurita la fase penale e solo se verranno ravvisate responsabilità”.

Il vero problema

Nel frattempo, mentre il dibattito si concentra su chi abbia girato il video e chi ne abbia permessa la diffusione, il silenzio sembra essersi abbattuto sulla giudice Apostolico. La controversia pare ruotare solamente attorno all’autore del video, piuttosto che sul suo contenuto. Un secondo video, pubblicato da La Presse e condiviso dallo stesso Salvini, è caduto nell’oblio. Se fosse stato girato da un carabiniere, avrebbe sicuramente generato un interesse ben diverso.

Mentre la tempesta mediatica si placa, e le accuse e le supposizioni si sgonfiano come bolle di sapone, resta il compito fondamentale di chi legge una notizia: guardare oltre il rumore e cercare la verità. La luna, come la verità, può essere nascosta dietro le nubi, ma è nostro dovere, come società, cercarla con determinazione e senza pregiudizi. La chiarezza e l’obiettività devono sempre prevalere sul sensazionalismo e sul clamore. Ora che possiamo abbassare il dito rivolto verso il carabiniere, guardiamo la luna.

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