DifesaEsteri

BRUXELLES, LE ARMI DEI TERRORISTI

Avete una pentola a pressione? Con pochi materiali, alcuni disponibili in ogni casa, potreste creare quella comunemente nota come “pressure cooker bomb”. È ritenuto l’IED improvvisato più facile da realizzare perché, oltre all’esplosivo in sé, può essere realizzato con materiali facilmente reperibili, alcuni di uso comune. E’ quanto riporta ad occhidellaguerra.it l’analista militre Franco Iacch.

La detonazione può essere attivata da un semplice dispositivo elettronico come un orologio digitale, una sveglia o un telefono cellulare. La potenza dell’ordigno dipende dalla quantità di esplosivo che può essere riposto all’interno.

La pentola, per la sua particolare forma e chiusura, a pressione, contiene inizialmente l’espansione dell’energia, moltiplicandola esponenzialmente. Considerando, l’incredibile possibilità di collocare all’interno qualsiasi oggetto domestico, come chiodi o bulloni, si capisce la capacità di frammentazione della pentola a pressione, potenzialmente letale alla brevissima distanza.

Il terrorista della porta accanto, nonostante possa ricevere un indottrinamento sul campo, non potrà mai essere considerato alla stregua di un soldato, ma ha dalla sua l’anonimato e quella capacità di essere insospettabile.

Sulla rete sono disponibili open-source anche le istruzioni per costruire una bomba. “Make a Bomb in the Kitchen of Your Mom”, pubblicato nell’estate del 2010 sulla rivista Inspire, magazine di al-Qaeda, fornisce dettagliatamente le istruzioni per fabbricare una bomba.Opera dell’ingegnere statunitense Anwar al-Awlaki, la pentola a pressione è il metodo più efficace per fabbricare una semplice bomba. Schegge, bulloni, viti, vetro. Un detonatore con il filamento di una lampadina ed un temporizzatore. Pochi passaggi per creare una granata a frammentazione perfetta. Il 15 ottobre del 2015, durante la maratona di Boston, due pentole a pressione riempite di esplosivo collocate nei pressi della linea di arrivo della gara, uccisero tre persone e ne ferirono oltre 260. L’IED è quindi un sistema d’arma versatile ed economico, protagonista delle lotte armate asimmetriche nei diversi teatri d’operazione in un mondo che cambia e si evolve continuamente.

Da rilevare che l’obiettivo dei terroristi non è quello di creare un esercito, ma piccole unità non rintracciabili, cellule del tutto insospettabili che fanno del proprio anonimato l’arma migliore. Così come avvenuto a Bruxelles. Imprevedibilità dei target e basso profilo degli attentatori: queste le principali minacce per svariate modalità operative. In realtà, le opzioni sono praticamente infinite e limitate soltanto dalla fantasia: dalla classica autobomba (nota come vehicle-borne improvised explosive device) all’ordigno improvvisato che potrebbe essere “sporcato” da sostanze radioattive o chimiche fino ad arrivare alla nota cintura esplosiva che trasforma il portatore nella “granata a frammentazione intelligente”. Ecco quindi che possiamo dividere gli ordigni esplosivi improvvisati in tre grandi famiglie IED note come “Package Type”, “Vehicle-Borne” e “Suicide Bomb”.

La minaccia, appare evidente, è ben più stratificata di quanto si possa immaginare. L’IED è quindi un dispositivo “casalingo”, progettato per causare morte e lesioni multiple, utilizzando il solo esplosivo o la combinazione di quest’ultimo con sostanze chimiche, biologiche o radiologiche. Il perossido di acetone, ad esempio, è un esplosivo che si può ricreare in casa grazie a componenti di utilizzo comune. Sebbene altamente infiammabile, ha il vantaggio di non essere identificato dai cani poliziotti.

Di diverse dimensioni, gli IED sono unici per natura perché frutto dell’ingegno di chi le realizza con materiali a portata di mano. L’ordigno improvvisato nasce quindi con l’obiettivo di eliminare un bersaglio o uno specifico target, instillando un atteggiamento di costante incertezza, sospetto ed angoscia e che spinge a ritenere il contesto come una minaccia reale, limitando quindi i movimenti del soggetto. Ritornando ai tragici fatti di Bruxelles. Analizzando il frame delle telecamere a circuito chiuso all’interno delle aree di accesso pubblico della struttura aeroportuale (dettaglio non irrilevante), emergono alcuni dettagli come i guanti indossati dai due kamikaze nella sola mano sinistra. Guanti che certamente sono serviti ad occultare il “tasto rosso” di innesco dell’esplosivo trasportato sui carrelli dell’aeroporto.

Gli IED condividono alcune componenti come l’interruttore principale, la spoletta, la carica esplosiva principale, la fonte di energia per attivare il grilletto e l’involucro che può essere di diversa forma. I due pesanti maglioni scuri, che sembrerebbero essere della stessa fattura, potrebbero anche nascondere dell’altro.

Tali supposizioni potranno essere appurate o smentite nelle prossime ore anche con l’analisi della postura tramite i filmati di sorveglianza ed i danni arrecati ad oggetti e persone, ma quell’abbigliamento potrebbe celare quelli noti come “piatti esplosivi”, cuciti all’interno dei “vestiti a frammentazione”. Il vestito a frammentazione è costituito da sfere d’acciaio, viti, rondelle, chiodi, dadi, cucito nell’abito opportunamente rinforzato. Ipotesi che potranno essere vagliate nelle prossime ore, ma non bisogna dimenticare che ad uccidere non è l’onda d’urto di una piccola bomba (considerando l’esplosivo utilizzato anche in un ambiente chiuso e sfruttando quindi l’assenza di dispersione), ma i frammenti del suo rivestimento, lanciati in tutte le direzioni.

Tecnologia presa in prestito dai militari, come ad esempio il munizionamento utilizzato nell’artiglieria. Una delle granate a frammentazione intelligente più pericolose fino ad oggi testata è quella costituita da cuscinetti di 3-7 millimetri di diametro. Le sfere d’acciaio conferiscono un raggio di copertura di 360 gradi a breve distanza contro cui non c’è difesa, considerando che la velocità raggiunta è di poco inferiore a quella di un proiettile. Lo svantaggio delle sfere d’acciaio è che possono essere rilevate dai metal detector. Nonostante siano stati progettati cuscinetti a sfera in ceramica, queste sono limitate dalla loro difficile reperibilità e dal processo di sviluppo. Gli IED sono ordigni versatili e di facile impiego, contro cui è necessaria una capacità di adattamento per scenari in costante mutazione. Tra le contromisure in atto, si segnala il Bomb-Making Materials Awareness Program, programma del Federal Bureau of Investigation per identificare, tramite gli acquisti di un soggetto, i possibili componenti di prodotto chimico esplosivo improvvisato. Anche la tipologia degli acquisti potrebbe indicare potenziali attività terroristiche. La tecnologia biometrica, infine, consente tramite scansione dell’iride, di riconoscere un soggetto precedentemente inserito nel database. Il problema, in quest’ultimo caso, è la volontà delle persone di consegnare al governo i propri dati biometrici. La tecnologia biometrica è utilizzata dagli Stati Uniti lungo la frontiera con il Messico.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto