Esercito

Bersaglieri respinti dal liceo: Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Portolano risponde con una lezione di civiltà

A Magenta, in provincia di Milano, è andata in scena una vicenda che definire surreale è riduttivo. In un’epoca in cui la scuola dovrebbe essere ponte tra generazioni, tra memoria e presente, alcuni docenti del liceo scientifico “Donato Bramante” hanno sbattuto la porta in faccia ai Bersaglieri. L’Associazione Nazionale del corpo, invitata a partecipare a un progetto di educazione civica, è stata esclusa con una motivazione che lascia sgomenti: “rappresenterebbero valori distanti da quelli della scuola”. Un’affermazione che ha il sapore della censura ideologica e della memoria selettiva. Ma soprattutto, un’offesa – pesante – a un pezzo della storia italiana.


La voce del Generale: “Inaccettabile. Onorate la tradizione delle Forze Armate”

A riportare equilibrio e dignità nella vicenda ci ha pensato il Generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa e Bersagliere. Con parole chiare, forti e sentite, ha deciso di scrivere direttamente al presidente nazionale dell’Associazione, prendendo una posizione netta contro il gesto degli insegnanti di Magenta.

«Sento il dovere di esprimere la mia più ferma solidarietà e la mia totale vicinanza a Te e all’intera Associazione Nazionale Bersaglieri», esordisce il Generale, usando il linguaggio della fratellanza militare. Poi affonda con precisione chirurgica: «È semplicemente inaccettabile che i valori di cui i Bersaglieri sono portatori – e che da sempre incarnano l’essenza stessa delle Forze Armate italiane – possano essere considerati in contrasto con qualsiasi percorso educativo».

Non si limita a difendere la memoria: Portolano richiama il senso profondo di una tradizione che è identità, sacrificio, servizio. E lo fa con parole che sono una lezione anche per chi, forse in nome di un pregiudizio, ha dimenticato cosa significhi davvero “educazione civica”.

«I Bersaglieri sono e restano l’espressione più genuina di valori come lealtà, senso del dovere, spirito di sacrificio, amor di Patria, solidarietà e rispetto delle Istituzioni. Questi – prosegue – non sono solo i pilastri su cui si fonda la nostra gloriosa tradizione; ma sono anche i principi che ogni Bersagliere, in servizio e in congedo, ha sempre onorato e tramandato con dedizione».


Una scuola che esclude la memoria: il paradosso educativo

Il paradosso è evidente. In nome di un non meglio specificato “pluralismo”, si nega l’ingresso proprio a chi può trasmettere alle nuove generazioni un patrimonio di valori civici e culturali. Portolano denuncia con fermezza questa contraddizione, sottolineando che ogni scuola dovrebbe essere un luogo in cui quei principi vengono insegnati, non rifiutati.

«In ogni scuola si dovrebbero veicolare questi valori universali, certamente non divisivi. Ecco perché – scrive ancora – desidero ringraziare i colleghi Bersaglieri per la loro instancabile opera di volontariato, di conservazione della memoria storica e di testimonianza dei principi che animano le nostre Forze Armate».

E ancora: «Le Vostre Sezioni periferiche, con il loro profondo radicamento sul territorio, sono veri e propri presìdi di italianità e di cittadinanza attiva. Un esempio virtuoso per l’intera società». È un elogio sobrio, ma potente. Che restituisce dignità a chi, ancora oggi, spende tempo e cuore per mantenere vivo il senso dell’identità nazionale, spesso nel silenzio mediatico più assordante.


“Avanti, come sempre, con spirito indomito”

Il Generale chiude la sua lettera con un invito, anzi un ordine morale. Non arretrare. Non lasciarsi fiaccare dall’ignoranza o dal pregiudizio. Proseguire la corsa, come solo un Bersagliere sa fare.

«In questa brutta pagina ideologica sono al Vostro fianco. Sono certo che saprete superare anche questo momento. I Bersaglieri, con la loro inconfondibile corsa, hanno sempre saputo guardare avanti, superando ogni ostacolo con spirito indomito».

È una dichiarazione d’onore. È anche una risposta elegante, ma decisa, a chi vorrebbe riscrivere la storia con la penna rossa dell’esclusione.


La ferita resta. E chi ha sbagliato non potrà chiamarsi fuori

Di fronte a questo episodio, il silenzio è complicità. Nessuna polemica politica: qui non si tratta di “destra” o “sinistra”, ma di decenza culturale e rispetto per la nostra storia condivisa. La decisione del liceo di Magenta rappresenta un atto grave, divisivo e pericoloso, che mette in discussione non solo la presenza dei Bersaglieri, ma l’intera idea di educazione come strumento di memoria, civiltà e coesione.

Chi ha scelto l’esclusione oggi deve fare i conti con la vergogna pubblica, con l’umiliazione di essere stati richiamati alla realtà da un uomo che ha servito lo Stato e che conosce il significato più profondo della parola “Patria”.

Per fortuna, ci sono ancora generali che sanno parlare. E Bersaglieri che, senza fermarsi, continuano a correre. Anche quando qualcuno tenta di sbarrargli la strada con il muro dell’ideologia.

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