Polizia Penitenziaria

Aveva da poco superato il concorso da sovrintendente. Agente della penitenziaria si toglie la vita con la pistola d’ordinanza

Ha raggiunto un terreno di campagna vicino casa sua, a Sambuca di Sicilia, e poi si è tolto la vita utilizzando la pistola d’ordinanza. Tragedia nell’Agrigentino dove ieri un agente penitenziario di 56 anni si è suicidato. A trovare il corpo e lanciare l’allarme è stato il figlio dell’assistente capo coordinatore che da anni prestava servizio a Palermo, nel carcere Pagliarelli. “E’ una notizia agghiacciante che sconvolge tutti noi. Dall’inizio dell’anno – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe – è il terzo suicidio che contiamo nelle fila del corpo di polizia penitenziaria”.

I contorni della vicenda sono ancora da chiarire e bisognerà accertare cosa abbia spinto all’estremo gesto l’assistente capo che da poco aveva superato le selezioni per partecipare al corso per diventare sovrintendente capo. Il sindacalista del Sappe non entra nel merito delle cause che hanno portato al suicidio ma sottolinea quanto sia importante “evitare strumentalizzazioni” e rileva che “sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari, l’amministrazione e il ministero della Giustizia sono in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. Sollecito il ministro Marta Cartabia – aggiunge – a programmare con urgenza un incontro”.

L’agente penitenziario, separato e padre di due figli, in passato aveva avuto qualche problema di salute (poi superato) per il quale era stato mandato al ruolo civile. Una decisione mai digerita e contro la quale si era opposto, tramite il suo avvocato, vincendo una causa per tornare a indossare la divisa. “Amava il suo lavoro e ne andava molto orgoglioso. Quanto accaduto è inspiegabile”, commenta un collega. Per il Sappe il terzo suicidio dell’anno tra le fila della polizia penitenziaria dovrebbe indurre il ministero e il Dap a non “tergiversare su questa drammatica realtà” per cercare “soluzioni concrete per contrastare il disagio lavorativo”.

“Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore – conclude Capece – è necessario strutturare un’apposita direzione medica della polizia penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati per la tutela e la promozione della salute di tutti i dipendenti dell’amministrazione penitenziaria”.

Sgomento anche da parte del segretario generale della Fns Cisl, la Federazione Nazionale della Sicurezza Cisl, Massimo Vespia. “Apprendiamo – si legge in una nota – della notizia di un nuovo suicidio di un poliziotto penitenziario. Questo gesto estremo ci lascia senza parole, ci stringiamo con profondo cordoglio ai familiari, agli amici ed ai colleghi e partecipiamo al loro dolore”.

Poi Vespia aggiunge: “Questo ennesimo suicidio, per la Cisl Fns e per la Fns Sicilia, deve fare riflettere sulle condizioni di vita lavorativa in cui oggi è costretto ad operare il personale penitenziario, in vere e proprie ‘patrie galere’, diventate luoghi di lavoro invivibili e causa di stress psicofisico non indifferente. Nonostante le denunce più volte presentate in questi anni rimaniamo sbalorditi, perché continuano a restare inascoltate. Come Cisl Fns chiediamo a tutti gli organi preposti la massima attenzione affinché ci si attivi veramente e non solo a parole per eliminare un fenomeno, quello dei suicidi di agenti penitenziari – conclude – è diventato ormai grave, preoccupante”.

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