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AGENTI, POCHI E IMPREPARATI PER AFFRONTARE I KAMIKAZE

(di Maurizio Gallo) – L’equazione è semplice quanto agghiacciante: «più tempo uguale più morti».
Parliamo dell’intervento delle forze del’ordine in caso di attacco
terroristico. L’esempio, tragico e recente, è quello francese. In quel caso
come in altri, sottolinea il segretario del Sap Tonelli, «l’incertezza sul da
farsi ha prodotto un gravissimo ritardo nell’inabilitazione» dei terroristi,
«poi tradottosi in un tragico aumento delle vittime».

Le parole chiave per
ridurre al minimo il danno sono due: prevenzione e addestramento. Ma sono voci
sulle quali incombe, implacabile, la spending review. E, invece, di migliorare,
la situazione va peggiorando. Oggi solo 130 operatori dei Nocs (Polizia) e 190
dei Gis (Carabinieri») sono preparati alla bisogna. E i relativi corsi sono
accessibili a pochi. Per questo il Sindacato propone di estenderli a tutti gli
operatori adibiti al controllo del territorio, 10.000 unità delle «volanti» e
2.000 dei Reparti Prevenzione Crimine. Si tratta di 5-6 settimane per un
massimo di 60 allievi a turno. Fondamentale anche, fa notare il Sap,
l’assunzione di tutti gli idonei non vincitori dei concorsi degli ultimi 5
anni.

Ma ci sono anche le questioni della preparazione alla guida, della dotazione di
armi e dell’addestramento al «tiro dinamico». Partiamo dal dato che il
terrorismo islamico non è come quello brigatista, ma è «pronto ad andare fino
in fondo, tanto da implicare il sacrificio della vita degli stessi terroristi»,
sottolinea Tonelli. Perciò è importare neutralizzare il soggetto nel minor
tempo possibile. E ancora: in un momento storico in cui la minaccia chimica e
batteriologica è più elevata che mai, «è insensata la scelta ministeriale di
eliminare totalmente dai programmi destinati alla formazione del personale alla
difesa N.B.C.R.»(Nucleare, batteriologica, chimica e radiologica), aggiunge
Tonelli. I conducenti delle «Volanti» poi si limitano a fare un corso di guida
equiparato a quello delle autoscuole, sebbene abbiano già la patente. 

Per non
parlare della neutralizzazione di ordigni e trappole esplosive: «Nel 2015 –
considera il segretario del Sap – non basta più dire ai futuri poliziotti di
isolare la zona e chiamare gli artificieri!». Un altro punto è quello delle
armi. I fratelli Kuoachi stringevano in pugno i micidiali Ak74 (Kalashnikov
corti). I nostri agenti, oltre alla pistola Beretta 92, possono contare sui
mitra Beretta Pm12 a «massa battente», imprecisi, difficilmente gestibili in
modalità a raffica e con scarso potere di arresto. Il Sap chiede una gara per
munire i poliziotti di armi migliori. Infine, last but not least, è necessario
smettere di considerare l’agente come «un semplice impiegato che indossa la
divisa».

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