Difesa

Afghanistan, ritiro del contingente italiano dalla prima metà del 2021

È un ritiro tante volte annunciato quello del contingente italiano forte di circa 800 uomini basato nell’Ovest dell’Afghanistan, ad Herat, ma che ora ha una data certa, la prima metà del 2021. A confermarlo da Kabul a Il Sole 24 Ore è l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Alto rappresentante civile della Nato per l’Afghanistan dopo che lunedì 29 giugno in un’audizione alle commissioni difesa di Camera e Senato il Capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli aveva annunciato il rientro degli italiani nella seconda metà dell’anno prossimo. Solo pochi giorni prima il ministro della Difesa Lorenzo Guerini non ne aveva però fatto cenno in Parlamento parlando solo di «una sostanziale riconferma dei principali impegni già in atto».

«Il contingente italiano – precisa oggi l’ambasciatore Pontecorvo – sarà ridimensionato assieme a quelli degli altri Paesi Nato per accompagnare il negoziato di pace intra-afgano. Lo stato attuale dell’accordo Usa-talebani del 29 febbraio 2019 fatto proprio dai ministri degli Esteri e della Difesa della Nato prevede un ritiro completo dall’Afghanistan entro il 30 maggio del 2021». «Stiamo elaborando – aveva detto Vecciarelli in Parlamento – una pianificazione prudenziale che prevede il completo ritiro del contingente nazionale dall’Afganistan entro la prima metà del 2021, in linea con le indicazioni della Nato». L’operazione Nato Resolute support, aveva aggiunto «è entrata nella cosiddetta fase “Alfa light” diminuendo la sua consistenza numerica e avviando la progressiva chiusura dei comandi regionali nonché le attività propedeutiche per il ripiegamento».

Non è però ancora stato stabilito, aggiungeva il generale «il futuro dell’alleanza e il ruolo nazionale» che potrebbe prevedere «forme di collaborazioni tali da non disperdere gli ingenti investimenti nazionali e non rendere vano il sacrificio di decine di caduti sofferti nel paese asiatico».

Pochi giorni prima, sempre in Parlamento, il ministro Guerini aveva riconfermato «i principali impegni già in atto nello scorso 2019 e l’avvio di alcune nuove missioni, allo scopo di completare e rafforzare la presenza dell’Italia nelle aree geografiche di interesse strategico». Il ministro confermava la partecipazione alle missioni in Iraq, Afghanistan, Libano e Kosovo, ricordando che resta fondamentale la presenza italiana in Libia mentre ne saranno avviare due nuove in Sahel (Task Force Takuba) e Golfo di Guinea.

Il ministro precisava che «la regione del Mediterraneo Allargato, fulcro principale dei nostri interessi dove si sviluppa la nostra azione di contenimento delle minacce e di mitigazione dei rischi attraverso iniziative nazionali, di coalizione e alleate (Nato e Ue) – si conferma nella sua natura di arco di instabilità persistente. Di qui l’esigenza di mantenere una proiezione internazionale che sia in grado da un lato di prevenire in profondità le principali minacce alla nostra sicurezza nazionale e dall’altro di sostenere, assieme alle altre amministrazioni coinvolte, gli interessi e il ruolo del Paese nello scenario internazionale, anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali di riferimento».

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