Polizia

Accusò un poliziotto di averlo picchiato, condannato per calunnia: la fine di un incubo durato 7 anni

Il tribunale di Palermo ha condannato un 38enne palermitano per il reato di calunnia nei confronti di un sovrintendente della polizia. I fatti risalgono al 28 ottobre 2017 quando le forze dell’ordine stavano eseguendo dei controlli e dei sequestri all’interno del mercato storico della Vucciria.

Il giovane, che stava riprendendo gli agenti con il cellulare, ha iniziato ad inveire contro di loro rifiutandosi poi di farsi identificare. Portato al commissariato di polizia per essere foto segnalato, l’uomo ha opposto resistenza aggredendo gli agenti. Arrestato per oltraggio e resistenza, durante l’interrogatorio ha accusato falsamente un sovrintendente della polizia di Stato di averlo aggredito insieme ad un maresciallo della guardia di finanza e di avere falsificato i verbali.

Oggi il tribunale, dopo aver ascoltato anche gli altri militari presenti, lo ha condannato per calunnia disponendo un anno e quattro mesi di reclusione oltre al risarcimento danni. Il sovrintendente si era costituito parte civile.

Servono maggiori tutele per le forze di polizia

Questo caso dimostra ancora una volta come le forze dell’ordine, nello svolgimento del proprio dovere, possano essere esposte a false accuse difficili da smontare. Per gli agenti coinvolti si è concluso un iter giudiziario durato anni, conclusosi felicemente con l’accertamento della calunnia.

Tuttavia, rimane la preoccupazione per il rischio che episodi simili possano vanificare il lavoro delle forze dell’ordine o danneggiarne ingiustamente l’immagine. È necessario garantire agli operatori di polizia adeguate tutele processuali, per scongiurare il ripetersi di vicende come questa che li hanno visti costretti a subire una lunga attesa per poter vedere riconosciute le proprie ragioni. La loro funzione al servizio della collettività merita piena protezione.

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