Aeronautica

A prostitute con il mezzo militare, incursore a giudizio per peculato

(di Carlo Baroni) – Dopo essere rientrato alla base, fatto scendere il collega (maresciallo e più alto in grado) che gli impartì disposizioni circa il munizionamento rimasto sul pick up, dopo la fase di scarico, lui uscì di nuovo. Andò sull’Aurelia. E lì – com’è emerso dal dibattimento – fu fermato dai carabinieri che stavano facendo un servizio di controllo sulla prostituzione e antirapina.

Così un incursore dell’aeronautica, 37 enne, proveniente dal 17esimo stormo di Furbara e aggregato per quella notte alla Brigata Aerea pisana, è finito un processo per peculato.

Era l’11 maggio del 2016, attorno alle 2 del mattino: i carabinieri – come riferito dall’operante della polizia giudiziaria sentito dal pm Giovanni Porpora –  si fermarono per controllare una prostituta, provvedendo a bloccare con la macchina la strada senza sfondo che sboccava sulla principale.

Durante questa fase i carabinieri notarono un mezzo con i fari accesi, che con una manovra veloce, riuscì a reimmettersi sulla strada per allontanarsi. Il mezzo aveva la targa militare e i carabinieri lo inseguirono con sirene e lampeggianti: a bordo c’era l’incursore e nel sedile a fianco una ragazza che si sarebbe limitata a dire ai militari che l’uomo era un cliente.

L’ispezione del pick-up rivelò che nel bagagliaio c’era ancora del munizionamento oltre ad affetti personali. Il militare fu accompagnato in caserma e furono avvertiti i superiori (gli atti del tribunale militare sono confluiti nel processo pisano).

Ieri ha depositato in tribunale anche il collega che l’incursore aveva lasciato agli alloggi prima di uscire di nuovo. Il maresciallo ha ricordato come i due fossero partiti da Roma quella stessa mattina e si fossero recati a Collesalvetti per testare attrezzature e munizioni: alle 9 erano già ai tiri, il rientro alla base avvenne attorno alla mezzanotte.

Ma prima di salutarsi il maresciallo disse di provvedere e scaricare la «cassetta» rimasta e di ricoverare il mezzo. Ma perché l’imputato uscì di nuovo? «Dice che era uscito per cercare un panino». Lo stesso carabiniere che faceva parte della pattuglia – sentito anche dal difensore dell’imputato, avvocato Antonio Maio di Roma – a domanda del presidente del collegio Mirani ha detto che in zona non ci sono negozi, mentre il militare «Percorse 7 chilometri dalla base quando a poca distanza avrebbe potuto trovare un Mc Donald».

Era aperto quella sera? L’alibi del panino – lo stesso difensore ha sottolineato come il pranzo, per la complessa esercitazione era stato molto frugale – è alla prova del dibattito chiamato ad individuare gli eventi profili di penale di responsabilità. Si torna in aula a dicembre. (La Nazione di Pisa)

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