“Urtati dai carabinieri, nessun alt”. La versione del tunisino che guidava lo scooter
Il conducente dello scooter rompe il silenzio e fornisce la sua versione dei fatti durante l’interrogatorio.
La Testimonianza Chiave
«L’unica cosa che ricordo con certezza di quella notte è la botta provocata dall’urto da dietro dell’auto dei carabinieri contro lo scooter sul quale ero con Ramy». Con queste parole Fares Bouzidi, 22enne tunisino, ha descritto il momento cruciale dell’incidente durante l’interrogatorio davanti alla gip Marta Pollicina.
Paura e Fuga
«Non c’era nessun alt, mi sono spaventato perché non ho la patente», ha confessato Bouzidi, aggiungendo: «Durante la fuga io speravo di fermarmi o rallentare così che Rami scendesse. Non mi sono neanche accorto che avesse perso il casco».
Le Indagini in Corso
La Procura ha nominato l’ingegnere Domenico Romaniello per ricostruire la dinamica dell’incidente, concedendogli 45 giorni di tempo. Un termine stringente che sottolinea l’urgenza di fare chiarezza sull’accaduto, in particolare sulla natura dell’impatto tra l’auto dei carabinieri e lo scooter Yamaha T Max.
Sviluppi Paralleli
Un nuovo filone investigativo si è aperto per presunta frode processuale e depistaggio. Un giovane testimone ha riferito di presunte pressioni da parte dei militari per cancellare un video dell’incidente. Sei carabinieri, appartenenti alle tre pattuglie coinvolte nell’inseguimento, sono stati perquisiti.
La Situazione Attuale
Bouzidi, attualmente ai domiciliari e ancora convalescente, ha richiesto attraverso i suoi legali la revoca della misura cautelare. Come riferito dall’avvocato Romagnoli, il giovane «si sta ancora riprendendo da un infortunio faticoso» e cammina con le stampelle. La gip si è riservata la decisione.
Le Prossime Tappe
Dal 20 dicembre inizieranno le operazioni peritali, con l’analisi dei rilievi della polizia locale, delle videoregistrazioni e dei mezzi coinvolti. La relazione finale è attesa per inizio febbraio, mentre anche le parti hanno nominato propri consulenti, tra cui l’ingegner Matteo Villaraggia per la famiglia di Ramy.
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