Esercito

URANIO IMPOVERITO, COSA CI FA IL LUOGOTENENTE DELL’ESERCITO ROBERTO CONGEDI NELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE?

(di Luca Marco Comellini per Tiscali Notizie) – Perché il maresciallo luogotenente dell’esercito Roberto Congedi ha partecipato alla commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, lui che non è più un rappresentate del Cocer? Un quesito che merita risposta. Una atto grave. Vi spiego perché.  Il 30 giugno del 2015 la Camera dei Deputati con una propria delibera ha dato vita alla quarta Commissione parlamentare di inchiesta, presieduta dal parlamentare Gian Piero Scanu (PD), sugli effetti dell’utilizzo di uranio impoverito. L’impegno parlamentare di Scanu sulle questioni militari è iniziato nella precedente legislatura, quando entrò a far parte della 4 Commissione (Difesa), e poi nel 2010 della terza Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, presieduta dall’ex parlamentare Rosario Giorgio Costa (Pdl). Forse proprio per questo il partito di Renzi lo ha fatto eleggere alla carica di presidente. L’11 e il 19 maggio scorsi l’organo parlamentare, che procede con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria, ha ascoltato “nella forma libera” alcuni rappresentanti del Cocer. Per quasi due lunghissime ore i deputati hanno sopportato interventi privi di utilità per la ricerca di una verità che latita da decenni. Lasciando quindi da parte le dichiarazioni, devo confessare che delle oltre tre ore di audizione mi ha colpito solo un fatto ben preciso, anzi una presenza in particolare: il maresciallo luogotenente dell’esercito Roberto Congedi.

Per spiegare questo strana presenza occorre fare una premessa. Ormai, come i miei lettori sanno, la rappresentanza militare è da molto tempo al centro di forti polemiche, sia per i costi milionari che pesano sulle tasche dei contribuenti, sia per l’assoluta ed evidente mancanza di una reale capacità di tutelare gli interessi singoli e collettivi dei militari. Recentemente, però, l’attenzione del Parlamento si è spostata su alcune irregolarità avvenute durante le operazioni di voto per l’elezione dei membri del Consiglio Centrale della Rappresentanza Militare, Sezione Esercito, categoria “B”, svoltesi l’11 luglio 2012. Irregolarità da poco accertate anche dal Consiglio di Stato che, a seguito del ricorso straordinario proposto dal maresciallo Alessandro Mosti, ha emesso il Parere 143 del 28 gennaio 2016, recepito lo scorso 18 aprile con il decreto del Presidente della Repubblica. A seguito della riforma della giustizia amministrativa del 2009 il Parere emesso dal Consiglio di Stato sul ricorso straordinario ha assunto un carattere “sostanzialmente giurisdizionale” e l’atto che formalmente conclude il procedimento e dà efficacia giuridica alla decisione del giudice amministrativo è proprio il decreto del Presidente della Repubblica che, nel caso specifico, come detto, riporta la data del 18 aprile 2016. Da quella data i militari risultati eletti nel 2012 nel Co.Ce.R., Sezione Esercito, categoria “B” (ruolo marescialli), sono da considerarsi a tutti gli effetti decaduti dall’incarico. In altre parole lo scorso 11 maggio presso la Commissione di inchiesta che, lo voglio ribadire, procede con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria, si è trovata ad ascoltare un militare che si è qualificato come delegato del Cocer che però, in realtà, non lo era più già dallo scorso 18 aprile, cioè dalla data del decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Una situazione che forse in quel momento è sfuggita al presidente Scanu, generalmente sempre molto attento. Non è giunta alcuna risposta. E il giorno dopo Congedi era ancora lì, come se nulla fosse mai accaduto, come se la decisione del Consiglio di Stato e il decreto del Presidente della Repubblica, che ne avevano determinato la decadenza dall’incarico di delegato del Cocer, fossero solo carta straccia. Congedi durante i suoi interventi davanti alla Commissione non ha detto in alcun modo di non essere più un delegato del Cocer, né lo ha fatto il generale Gerometta, che invece avrebbe dovuto usare quella necessaria correttezza e sensibilità istituzionali che la situazione gli richiedeva. E non credo che il buon generale non fosse già da tempo a conoscenza dell’esistenza del decreto decisorio che dal 18 aprile aveva determinato la decadenza del maresciallo Congedi (e degli altri tre militari dell’esercito eletti nella categoria “B”, Librizzi, Moracci e Pipitone, anch’essi membri dello stesso organismo che l’alto ufficiale presiede dal 2012). É evidente che la Commissione di inchiesta ignorando la posizione giuridica di Congedi ha finito con lo svilire l’atto dell’atto del Presidente della Repubblica. Se questo è il prologo, non riesco ad immaginare quali potranno essere i risultati che insieme riusciranno a produrre nell’interesse del Paese e per la tutela dei diritti di quei militari che hanno perso la salute e la vita per servire lo Stato.

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