Marina militare

TANGENTI ALLA MARINA, IL GIUDICE ORDINA: «INDAGATE ALLA SPEZIA»

Formalmente è un suggerimento, ma quel che scrive il giudice per le indagini preliminari di Taranto, Valeria Ingenito, pare più che altro un ordine: «Verificare con accuratezza tutti gli appalti gestiti in questi anni dalla Marina». Così, l’inchiesta sulle tangenti pagate da imprenditori per ottenere lavori e forniture con i cantieri e le basi militari si allarga alla Spezia. E’ quanto scrive Simone Traverso in un articolo per il Secolo XIX nell’articolo che proponiamo integralmente.

Il gip pugliese ha firmato l’ordine di custodia cautelare nei confronti dell’ex comandante del Commissariato tarantino, Giovanni Di Guardo,già in servizio proprio in Liguria, nel Golfo dei Poeti. E aggiunge che l’alto ufficiale, residente a Pontremoli, potrebbe non essere «nuovo a tali condotte» ed essere semmai «abituato» a metterle in pratica là dove ha ricoperto ruoli chiave, compresa proprio la realtà spezzina.

D’altronde è lo stesso Di Guardo, intercettato dalla guardia di finanza, a dire, al telefono con un impresario: «Là (a Taranto, ndr ) io devo essere… minchia… lindo e pinto perché se no lì mi arrestano (…) non è che si scherza… lì non siamo né ad Augusta e manco a La Spezia». Così ecco il consiglio del giudice Ingenito: «Verificare con accuratezza tutti gli appalti gestiti in questi anni dalla Marina militare» e pure i collegamenti e le supposte complicità «di cui gli indagati si sono avvalsi». Di Guardo è stato arrestato lo scorso 14 ottobre, proprio mentre riceveva una mazzetta dall’imprenditore tarantino Vincenzo Pastore, sindaco di Roccaforzata e amministratore della cooperativa Teoma, che si occupa di pulizia.

Secondo gli inquirenti, la bustarella sarebbe servita a pilotare un appalto di pulizie da più di 11 milioni di euro nelle basi di Taranto e Napoli. Pochi giorni dopo è finita in manette Francesca Mola, tenente prima donna ufficiale in Italia ad essere coinvolta in un’inchiesta per tangenti, mentre il 6 ottobre sono stati fermati su ordine del tribunale la compagna di Di Guardo, Elena Corina Boicea, i cinque imprenditori Valeriano Agliata, Pietro Mirimao, Paolo Bisceglia, Giovanni Perrone e Vitantonio Bruno e il dipendente civile della Difesa e faccendiere di Di Guardo, Marcello Martire. Agli arresti domiciliari, infine il maresciallo dei carabinieri Paolo Cesari, accusato di aver rivelato notizie sulle indagini.

Di Guardo, oggi capitano di vascello, fino al 2011 almeno ha lavorato proprio nella base della Spezia, in particolare in una caserma di viale San Bartolomeo. Come si legge in un atto pubblico, l’allora capo del servizio amministrativo del Centro Gestione Scorte navali della Spezia firmò la gara d’appalto per la fornitura di 21 salvagenti collettivi. Di Guardo fu poi trasferito in Puglia. «Sin dal primo momento in cui è giunto a Taranto – scrivono gli inquirenti -, per insediarsi nel suo nuovo incarico di comandante di Maricommi, prendeva immediati contatti con Martire e Agliata e insieme, da subito, costituivano una struttura associativa, volta ad assicurare l’affidamento degli appalti», a favore di ditte compiacenti.

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