‘Strade Sicure’, Rizzo (pres. Commissione Difesa): “Nuovi strumenti operativi, uso droni”
Affrontare le “criticità” emerse a 12 anni dall’avvio dell’operazione ‘Strade Sicure’ con l’obiettivo “di perfezionare questo intervento dei militari adeguandolo alla situazione che, come ha dimostrato l’emergenza per la pandemia da Covid-19, è sempre in evoluzione e richiede nuovi strumenti operativi”. Gianluca Rizzo (M5s), presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, spiega all’Adnkronos le conclusioni alle quali è arrivata la stessa Commissione parlamentare che, nei giorni scorsi, ha approvato un documento conclusivo al termine dell’’Indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell’operazione ‘Strade Sicure’”, avviata oltre un anno fa.null
“Vorrei ricordare che l’impiego delle Forze Armate in operazioni di polizia ha quasi 30 anni e comincia con eventi straordinari e drammatici – il rapimento di Faruk Kassam in Sardegna, le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio in Sicilia, ai quali i governi del tempo pensarono di reagire utilizzando anche i militari dell’esercito nel pattugliamento e nel controllo del territorio – sottolinea Rizzo – Allora la motivazione era di aiutare per questa via a liberare le forze di polizia dai loro compiti per consentire loro di concentrarsi nel lavoro investigativo di contrasto alla criminalità organizzata. Una missione limitata nel tempo e a carattere eccezionale”.
“Negli anni l’impiego delle Forze Armate in funzione di ordine pubblico si è evoluto e per certi aspetti precisato, tanto da diventare quasi una missione permanente del nostro dispositivo militare”, ricorda il presidente della Commissione Difesa. L’operazione ‘Strade Sicure, che proprio in questi giorni ha compiuto 12 anni,’ è nata “per dare un quadro operativo e anche giuridico più chiaro dell’impiego in questa funzione dei nostri militari in una situazione in cui in tutta Europa le nostre città erano diventate obiettivo del terrorismo di matrice islamista (prima Al Qaeda e poi Daesh)”.
A 12 anni dall’avvio dell‘operazione la Commissione ha valutato i risultati raggiunti e proposto interventi: “Nel corso dell’indagine conoscitiva è emerso a più riprese che l’operazione ‘Strade sicure’ è venuta progressivamente a costituire un tassello fondamentale del controllo statuale del territorio e del senso di sicurezza dei cittadini nelle grandi realtà urbane – spiega Rizzo – In questo senso una migliore interazione con le polizie locali oggettivamente si pone, visto che agiscono nello stesso contesto”.
“Il territorio della Campania ricadente nella cosiddetta ‘Terra dei Fuochi’ è l’avamposto per la sperimentazione di nuove modalità di coordinamento tra le varie istituzioni preposte alla prevenzione dei crimini ambientali – ricorda Rizzo – Ce lo ha testimoniato il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, in audizione lo scorso 15 ottobre. Per una più efficace azione sarebbe auspicabile sottoscrivere protocolli d’intesa tra Prefettura e comuni al fine di integrare maggiormente lo sforzo per il contenimento della criminalità e la prevenzione dei reati”.
Come spiega Rizzo, secondo la Commissione bisogna puntare sulle nuove tecnologie. “Il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva – osserva Rizzo – sottolinea come in prospettiva dobbiamo pensare ad un dispositivo di dimensioni più contenute rispetto a quelle attualmente previste, ma capace di esprimere un’operatività più qualificata, grazie all’impiego di personale militare ben addestrato, motivato e adeguatamente retribuito”.
“Da questo punto di vista, e il suggerimento che ci siamo sentiti di avanzare, si può immaginare anche un uso più massiccio di assetti a vocazione duale ad alto contenuto tecnologico, che, se forse inopportuni in aree urbane ad alta densità abitativa, viceversa, potrebbero essere efficaci in realtà diverse, quali, ad esempio, quelle rurali come la ‘terra dei fuochi’ in Campania, o l’Aspromonte in Calabria, o, ancora, sulle linee di costa per l’ausilio al contrasto dell’immigrazione clandestina – spiega il presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati – Strumenti come i droni per esempio, sarebbero importanti per tenere sotto controllo aree vaste ed impervie e che non potrebbero essere monitorate con i tradizionali metodi di pattugliamento”.
Dalle audizioni svolte sono emerse anche criticità legate alla situazione del personale impiegato. “C’è piena disponibilità da parte delle forze politiche ad appoggiare iniziative volte a superare le difficoltà attuali che sono riconosciute sia dal Governo che dagli stessi comandanti che dal personale impiegato – riferisce il presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati – Non è più sostenibile un impiego che prevede tempi di smaltimento di ore di lavoro al termine del semestre pari a circa 200 ore, che conferiscono al militare il diritto di usufruire di un periodo di circa tre mesi di ‘recupero’ al cessare del periodo medio di impiego di 180 giorni”.
“Inoltre dobbiamo prendere molto seriamente la preoccupazione espressa dai vertici militari in merito al fatto che l’ulteriore prolungamento di un impegno di queste dimensioni potrebbe alla lunga pregiudicare le capacità di svolgimento delle altre missioni assegnate delle forza armate – continua Rizzo – Per non parlare del timore sulla impossibilità del personale militare di addestrarsi nelle peculiari attività e specialità dell’arma di appartenenza, indispensabili per garantire l’operatività dello strumento nel suo complesso”.
Un lavoro integrativo è stato poi svolto dalla Commissione parlamentare per analizzare il contributo dato da ‘Strade Sicure’ nel corso dell’emergenza Covid. “Grazie anche al rapido ed efficace coordinamento con gli altri assetti operativi-istituzionali impegnati nel contrasto alla epidemia il ruolo dell’esercito Italiano è stato fondamentale – osserva Rizzo – Alle donne e gli uomini impiegati va il mio più alto senso di stima, alla loro professionalità, passione e al cuore tutto italiano”.
“Tutti noi abbiamo negli occhi e nel cuore i convogli notturni che, nel momento più drammatico dell’impatto dell’epidemia da Covid-19, partivano da Bergamo con le bare dei nostri cittadini che non ce l’hanno fatta – continua – Nel vedere quei convogli l’intera Italia si è commossa e non ha potuto non vedere che a dare l’ultima carezza e saluto alle vittime c’erano i militari dell’Esercito Italiano”.
“La condotta dell’Operazione Strade Sicure, pattugliamento delle zone rosse, intervento di sanificazione delle Rsa e via dicendo – conclude il presidente della Commissione Difesa della Camera – ha dimostrato un forte carattere di flessibilità e in nessun caso è stato concepito dai cittadini come un atto di repressione delle libertà, ma semmai un atto di servizio per le nostre comunità“.