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Sicurezza, Alfano: «Dopo l’allarme lanciato dal capo della Polizia, è una priorità»

L’allarme lanciato venerdì scorso dal capo della polizia Alessandro Pansa («c’è meno sicurezza dopo i tagli agli organici delle forze dell’ordine») lo aveva spiazzato.

Ed oggi il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, con Pansa seduto al fianco, ha voluto mandare un messaggio forte: «affinché ci sarà questo Governo, la sicurezza del nostro Paese, delle città, delle forze dell’ordine, è una priorità che non è mai venuta meno e non verrà mai meno, pena il venir meno di questo Governo».Il ministro è intervenuto alla presentazione di un rapporto sul terrorismo internazionale realizzato dalla Fondazione Icsa. Con lui c’era lo stato maggiore della sicurezza italiana: oltre a Pansa, il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, i comandanti generali di Carabinieri, Leonardo Gallitelli e Guardia di finanza, Saverio Capolupo, i vertici dei servizi segreti. Da tempo i sindacati delle forze dell’ordine sono in fibrillazione per i tagli alle risorse previsti anche dalla Legge di stabilità.
Un malcontento cui il capo della polizia ha dato voce con il suo intervento della settimana scorsa: «è pacifico – aveva detto – che con 15mila poliziotti, altrettanti carabinieri ed alcune migliaia di finanzieri in meno diamo in questo momento un servizio di sicurezza inferiore rispetto al passato».
Oggi Alfano ha tranquillizzato ed ha impegnato l’intero Governo sulla partita della sicurezza. E sulla stessa linea si è posto il sottosegretario Minniti, alle prese con le “sforbiciate” anche al bilancio degli 007. «Sono – ha affermato – un convinto sostenitore della spending review e della necessità di tagliare le spese improduttive senza guardare in faccia nessuno, ma quando parliamo di sicurezza vorrei ci fosse la consapevolezza che le poste in bilancio non vanno considerate una spesa, ma un investimento per il sistema Italia».
Già, perché – come dimostra lo stesso rapporto Icsa – le minacce non mancano e quella del terrorismo jihadista è particolarmente insidiosa. Il ministro ha messo in guardia dal «traffico di esseri umani, che può essere l’embrione e il luogo di coltura di cellule terroristiche. I flussi di migrazione irregolare possono infatti produrre delusione e frustrazione che generano rancore e disponibilità a farsi reclutare da cellule».
L’argomento è stato sviluppato da Pansa. «Le ultime indagini – ha spiegato il capo della polizia – evidenziano che ci sono anche gruppi jihadisti e terroristici a gestire il traffico di esseri umani dall’Africa e ciò significa che le masse di migranti in arrivo possono essere influenzate. Non voglio dire che sui barconi viaggiano terroristi, ma persone che possono essere indottrinate, vivono una condizione di gravissimo disagio e rischiamo così di importare il fondamentalismo sul territorio europeo».
In tutta Europa, ha aggiunto, «non accogliamo bene i migranti e ciò rischia di alimentare il fondamentalismo e l’odio nei nostri confronti». Altra fonte di preoccupazione sono i reduci dai teatri di guerra come la Siria. «Sono un problema gigantesco», ha ammesso Minniti.
Proprio in Siria, ha osservato, «è morto il giovane genovese Giuliano Delnevo e, più recentemente, anche una giovane promessa del calcio tedesco. Gli europei che combattono in quel teatro non sono 3-4, il loro numero non è amplissimo ma parliamo di numeri consistenti. Il problema è quando tornano a casa». 

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