Carabinieri

Scuola marescialli di Firenze, giuramento solenne mentre indaga la procura. In 60 hanno lasciato il corso

Cerimonia solenne, ieri, a Firenze, alla caserma intitolata al ‘Maresciallo Maggiore alla memoria M.O.V.M. Felice Maritano’, sede della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, del Giuramento dei Carabinieri Allievi Marescialli del 13° corso. Alla presenza delle autorità civili, religiose e militari e dei rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri, dell’Associazione Nazionale Forestali in congedo, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e dell’Onaomac, i neo carabinieri hanno prestato il loro giuramento rivolgendo “una promessa alla Repubblica e quindi a tutti gli italiani”.

Il comunicato dell’Arma

“Si è trattato – dice l’Arma in un comunicato – di un momento carico di emozione e significato che suggella una vera e propria scelta di vita, basata su disciplina ed onore e, soprattutto, sul sacrificio per il bene comune e per la difesa e la tutela di ogni appartenente alle nostre comunità”. I neo carabinieri “hanno quindi ancora una volta testimoniato – si legge ancora – che la figura del carabiniere, nella sua essenza, incarna la presenza dello Stato accanto ai cittadini, nei grandi centri come nei piccoli paesi, in ogni territorio possibile”.

Grande Emozione ma anche Preoccupazione

La cerimonia si è svolta in un clima di grande emozione, ma anche di preoccupazione per quanto successo negli ultimi mesi. Sarebbero una sessantina gli studenti che avrebbero abbandonato la scuola marescialli di Firenze. Stanchi di quei modi troppo duri. C’è chi ha raccontato di ispezioni, perquisizioni delle valigie e pratiche umilianti. Secondo tali denunce, presentati anche dal sindacato Unarma, ci sarebbero stati episodi di pratiche punitive definite “inutilmente dure”, come quella di tenere gli allievi sull’attenti per lungo tempo con il braccio sinistro alzato. In un altro esposto, del dicembre di un anno fa, si parla dell’uso di un dado “per comminare sanzioni in risposta a ritardi durante le libere uscite o a violazioni del dress code”.

E poi ancora in un’altra denuncia presentato negli ultimi mesi al comando generale dei carabinieri e al ministero della Difesa si legge di “un approccio che sembra riflettere una modalità di preparazione simile a quella dei marines”.

Le critiche ai metodi della scuola si sono acuite dopo il tragico suicidio, lo scorso aprile, di Beatrice Belcuore, una giovane allieva maresciallo. La procura sta indagando sugli esposti, anche se al momento non ci sarebbero risvolti penali.

La vicenda solleva interrogativi sull’identità e il futuro dell’Arma. Mentre i neo carabinieri giuravano solennemente fedeltà allo Stato, c’è chi mette in discussione alcuni metodi formativi della scuola. La sfida è trovare un punto di equilibrio tra esigenze di disciplina e sensibilità educative moderne. Il caso impone un dibattito costruttivo per individuare modalità di formazione al passo coi tempi.

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