Rally di Sardegna, Carabinieri col sacchetto altre forze di polizia al ristorante
Durante il recente Rally di Sardegna 2025, svoltosi dal 5 all’8 giugno, il Sindacato Indipendente Carabinieri (SIC) ha raccolto e formalizzato alcune segnalazioni relative al trattamento riservato al personale dell’Arma impiegato nei servizi di ordine pubblico. La nota è stata indirizzata al Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, e per conoscenza al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Luongo.
Nel comunicato, il SIC esprime “un deferente senso di responsabilità istituzionale” e sottolinea l’urgenza di un intervento per chiarire e affrontare le criticità emerse.
Turni prolungati e condizioni logistiche difficili
Secondo quanto riportato dal sindacato, numerosi Carabinieri provenienti da diversi comandi della Sardegna sarebbero stati impegnati per l’intera durata dell’evento con orari di servizio molto prolungati, fino a 15 ore consecutive. Le condizioni ambientali avverse, con temperature che hanno raggiunto i 39 gradi, hanno reso particolarmente impegnative le giornate di lavoro.
In questo contesto, particolare attenzione è stata posta sulla gestione del vitto fornito al personale in servizio. I Carabinieri avrebbero ricevuto un sacchetto viveri contenente due panini, un frutto, un dolcetto e una bottiglia d’acqua da un litro.
Il SIC fa notare che tali sacchetti sarebbero stati privi di tracciabilità e non adeguati dal punto di vista igienico-sanitario, evidenziando anche la mancanza di attenzione verso eventuali intolleranze alimentari o esigenze nutrizionali specifiche.
Differenze di trattamento tra le Forze impiegate
Un ulteriore elemento segnalato riguarda la disparità di trattamento tra le varie forze di polizia impiegate nello stesso dispositivo di sicurezza. Secondo il comunicato, mentre il personale dell’Arma ha ricevuto un pasto confezionato in sacchetto, Polizia di Stato e Guardia di Finanza avrebbero avuto accesso a pasti completi presso strutture convenzionate.
Il sindacato sottolinea come questa situazione possa aver generato un senso di frustrazione e demotivazione tra i militari, nonostante l’impegno profuso con senso del dovere e professionalità.
“Un trattamento non equo umilia i Carabinieri che hanno svolto, con abnegazione ed altissimo senso del dovere, il servizio di ordine pubblico”, si legge nel testo.
Norme ignorate, diritti disattesi: le leggi parlano chiaro
Nel suo comunicato, il SIC non si limita a segnalare un disagio, ma affonda il colpo richiamando norme precise – troppo spesso dimenticate quando si parla di militari. Dall’igiene alimentare alla sicurezza nei luoghi di lavoro, il sindacato evidenzia una serie di riferimenti che, pur nel rispetto della specificità del servizio armato, non possono essere ignorati.
Si parte dal Regolamento (CE) n. 852/2004, che impone standard chiari sull’igiene degli alimenti. Si prosegue con il D.Lgs. 81/2008, in particolare l’art. 44, che tutela chi lavora in ambienti esterni e impone misure adeguate di prevenzione. C’è poi la Circolare Ministeriale 60/2000, che stabilisce modalità sicure per la distribuzione dei pasti nella Pubblica Amministrazione.
Ma il punto più forte è forse il richiamo all’articolo 3 della Costituzione: uguaglianza tra chi svolge lo stesso servizio dovrebbe essere scontata, e invece non lo è. Come se non bastasse, l’art. 1473 del Codice dell’Ordinamento Militare sottolinea che ogni incarico operativo deve garantire condizioni dignitose e tutelare la salute del personale.
E infine, un dato che lascia riflettere: in giornate roventi come quelle del Rally di Sardegna, con punte di 39 gradi, la normativa consente l’erogazione di fino a sei litri d’acqua al giorno per ogni operatore. Ai Carabinieri ne è stato concesso uno.
Le richieste del SIC: basta disparità, ora servono risposte concrete
Dopo aver denunciato pubblicamente una situazione definita “logisticamente e umanamente inaccettabile”, il Sindacato Indipendente Carabinieri non si limita a puntare il dito, ma chiede interventi immediati e misure chiare.
Prima di tutto, pretende chiarezza sulla gestione logistica: chi ha organizzato? Chi ha deciso cosa? E soprattutto, chi ne risponde? Serve un accertamento delle responsabilità, senza zone d’ombra.
In secondo luogo, il SIC chiede il ripristino dell’equità tra operatori: non è accettabile che ci siano Forze dell’Ordine di “serie A” e “serie B” solo per il corpo di appartenenza. Chi indossa una divisa e lavora per la sicurezza pubblica merita pari trattamento.
Infine, viene sollecitata l’adozione di linee guida uniformi, valide per tutte le Forze impiegate in attività di ordine pubblico, affinché episodi come quello del Rally di Sardegna non si ripetano più.
Ma il messaggio finale è netto:
“In assenza di risposte concrete – avverte il SIC – attiveremo tutti i canali istituzionali e ispettivi, coinvolgendo autorità sanitarie, organismi di vigilanza sul lavoro e le competenti commissioni parlamentari.”
Una presa di posizione ferma, che punta dritto al cuore del problema: la dignità di chi serve lo Stato.
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