Guardia di Finanza

Quando lo Stato sbaglia: ufficiale GdF diventa generale dopo 10 anni di calvario giudiziario e 6 mesi di carcere. “Restituito l’onore”

All’Aquila, una cerimonia militare segna la fine di un’odissea giudiziaria durata dieci anni. Il Generale di Brigata Fabio Massimo Mendella ha assunto ufficialmente il comando regionale della Guardia di Finanza in Abruzzo, chiudendo un capitolo doloroso della sua vita professionale e personale.

Otto anni di ritardo per una nomina meritata

La nomina, firmata dal Presidente Mattarella lo scorso 10 febbraio, arriva con otto anni di ritardo rispetto a quando Mendella avrebbe dovuto ricevere i gradi di generale. Un ritardo causato da un’inchiesta giudiziaria che lo ha travolto nel giugno 2014, quando fu arrestato con l’accusa di corruzione dalla Procura di Napoli, come riportato da Il Giornale.

Un decennio nel tritasassi giudiziario

Sei mesi in cella – ricorda Mendella – in mezzo a delinquenti della peggior specie“. Nel tritasassi giudiziario, Mendella rimane per dieci lunghi anni, “una vita buttata nel cesso“, fino a quando l’anno scorso la Corte d’appello di Napoli lo assolve con formula piena. Nel frattempo le parole del falso pentito sono state prese per buone non solo dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli ma anche dal giudice preliminare che ha ordinato l’arresto, dai tre giudici del tribunale del riesame che lo hanno confermato, dagli altri tre del tribunale che hanno condannato Mendella a quattro anni di carcere.

La scelta di rinunciare alla prescrizione

Nonostante i reati contestati fossero ormai caduti in prescrizione, Mendella ha scelto di rinunciarvi, tanto era certa la sua innocenza. La sentenza di assoluzione ha evidenziato come le accuse fossero caratterizzate da “illogicità di fondo“, “ondivaga, profonda incoerenza” e “spregiudicatezza criminale” da parte dell’accusatore.

Il riscatto professionale e il dolore personale

Durante la cerimonia di insediamento, l’ufficiale ha dichiarato con emozione: “Mi sono stati restituiti la dignità e l’onore che meritavo“. Un momento di riscatto professionale che porta con sé l’amarezza per il padre, ex maresciallo delle Fiamme Gialle, “scomparso nel 2020 senza poter condividere questa grande gioia“.

La restituzione completa dell’onorabilità

A completare il riconoscimento della sua innocenza, il mese scorso anche la Corte dei Conti ha restituito al generale i beni che gli erano stati sequestrati, annullando l’accusa di aver causato oltre un milione di euro di danni allo Stato e chiudendo definitivamente questa spiacevole vicenda giudiziaria.

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