Polizia

POLIZIOTTO SPARA A UN NOMADE IN FUGA: GLI CHIEDONO UN MILIONE DI DANNI

Secondo l’accusa l’assistente capo va condannato a un anno di carcere, è quanto riporta Claudio Laugeri per la Stampa nel seguente articolo.

Un anno di carcere al poliziotto per aver sparato a un nomade in fuga, sedici mesi per il giovane rimasto ferito, accusato di resistenza a pubblico ufficiale e furto. Sono le richieste del viceprocuratore onorario Ester Kappelmayr per Andrea C. (difeso dall’avvocato Gigliola Rubano), 42 anni, assistente capo di polizia, e Megaiver Sulejmanovic (difeso dall’avvocato Domenico Peila), 24 anni, ferito alla schiena la sera del 15 dicembre 2013, all’uscita dal distributore di benzina Tamoil in corso Unione Sovietica, poco distante dalla tangenziale. Il giudice Paola Odilia Meroni ha rinviato l’udienza al 14 dicembre, per le repliche della procura e per la sentenza. 

Il difensore di Sulejmanovic ha consegnato al giudice Meroni la richiesta di risarcimento: 176 mila per il danno morale e 800 mila per il danno biologico, calcolato in base alle tabelle del tribunale di Milano (aggiornate al 2014), considerato il 65 per cento di invalidità permanente, che costringe il giovane ad andare in giro con le stampelle. «Una richiesta non pertinente, dato che l’imputato è disoccupato, non è regolare sul territorio e stava commettendo un reato», ha detto in aula l’avvocato dello Stato, che rappresenta il ministero dell’Interno.

Quella notte alla stazione di servizio

«Il mio cliente ha fatto un uso legittimo dell’arma, ha mirato e voleva soltanto colpire gli pneumatici» ha sostenuto in aula l’avvocato Rubano. «L’agente ha sparato con negligenza, avrebbe dovuto valutare meglio la situazione. Aveva un dovere di diligenza, vista l’anzianità di servizio. Doveva sapere che non c’erano le condizioni per utilizzare l’arma, nessuno era in pericolo», è la tesi del vpo Kappelmayr, che ha sostenuto l’accusa di lesioni colpose contro il poliziotto. Il difensore di Sulejmanovic, però, è andato oltre: «L’imputato ha premuto il grilletto sette volte, contro un’auto in fuga a gran velocità, in condizioni di scarsa visibilità. Questa non è soltanto negligenza, questo è “dolo eventuale”.

Il poliziotto ha accettato il rischio che qualcosa potesse andare storto, che qualche pallottola potesse attraversare il lunotto, il portellone, i sedili e colpire le persone nell’auto. Come poi è avvenuto», ha sostenuto l’avvocato Peila. Prima di consegnare al giudice la richiesta di danni milionaria. Soldi a parte, la tesi del difensore di Sulejmanovic porterebbe a rifare il processo con un’accusa diversa. E più grave.

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto