POLIZIA: “SAREBBE BASTATA UNA PISTOLA TASER PER EVITARE LA TRAGEDIA. POTEVAMO SALVARLO”
Genova. Dopo i tragici fatti di due giorni fa a Borzoli, con un ventenne ucciso da un poliziotto che ha difeso un collega che era stato accoltellato oggi non si sono fatte attendere le reazioni dei sindacati di polizia che, oltre ad esprimere solidarietà ai colleghi, chiedono fra l’altro protocolli operativi chiari e nuove dotazioni.
Per il Sap, sindacato autonomo di polizia “è improcrastinabile un investimento importante sulla sicurezza, a partire, in questo caso, da idonei strumenti di autodifesa come i giubbotti antitaglio sottocamicia e soprattutto la pistola taser”. A proposito dell’intervento nell’abitazione “ancora una volta dobbiamo denunciare la mancanza di coordinamento e di protocolli operativi chiari e precisi in situazioni estreme come quelle dei trattamenti sanitari obbligatori: un’emergenza sanitaria si trasforma, come sempre accade, in un intervento di polizia e a farne le spese sono gli uomini in divisa” dice il segretario del Coisp Marco Venturino che aggiunge: “Dopo aver atteso anni per ottenere il famigerato capsicum, quanto dovremo attendere per ottenere il taser?”.
È indagato per omicidio colposo per eccesso colposo nell’uso delle armi l’agente che ha ucciso Jefferson Tomalà a Genova. È un atto dovuto per permettere al poliziotto di nominare legale e perito. Il pm Cotugno incaricherà il medico legale dell’autopsia e disporrà perizia balistica. Secondo la ricostruzione Tomalà ha accoltellato l’agente compiendo un atto, per gli inquirenti, idoneo a ucciderlo. Anche Tomalà è indagato per tentato omicidio volontario ma il fascicolo verrà archiviato.
“Non doveva succedere, potevamo salvarlo…”. Sono le prime parole riferite tra le lacrime dal sovrintendente di polizia delle volanti Paolo Petrella, ferito dalle coltellate inferte da Jesus Jefferson Tomalà, il ventenne ecuadoriano poi ucciso con alcuni colpi di pistola da un giovane poliziotto, autista del capo pattuglia della volante del commissariato Cornigliano, anch’egli aggredito dalla vittima.
Petrella ha sottolineato il suo dolore per l’uccisione del giovane ecuadoriano ai tanti colleghi che sono andati a fargli visita all’ospedale San Martino dove è ricoverato nel reparto di terapia sub-intensiva. Il sovrintendente, nonostante le ferite e il fatto che abbia perso molto sangue, è fuori pericolo. Petrella, fra i più esperti delle volanti e alle soglie della pensione, noto fra i colleghi per la sua grande pazienza e capacità di mediare, proprio per queste sue qualità oltre perché capoturno ieri si è preso la responsabilità di tentare di convincere Tomalà a calmarsi.
Ma una volta nella camera dove era chiuso il giovane qualcosa è andato storto: secondo le prime indiscrezioni, a fare saltare i nervi al ventenne è stato il fatto che gli è stato spruzzato in viso lo spray al peperoncino per indurlo a lasciare l’arma e dare il tempo agli agenti di immobilizzarlo. Ma ieri non è andata così: Tomalà appena colpito al viso dallo spray si è gettato contro gli agenti più vicini, prima contro il giovane armato di spray e poi contro il sovrintendente colpendolo più volte al ventre col coltello tanto da indurre il collega a estrarre la pistola e a sparare.
Secondo la procura, l’uso dell’arma è stato legittimo visto che il giovane ha aggredito l’agente, e gli accertamenti, anche con una consulenza tecnica balistica mireranno a appurare se non vi sia stato un eccesso. L’iscrizione nel registro degli indagati è, come confermano da palazzo di giustizia, un atto tecnico dovuto per consentire al poliziotto di entrare nel contraddittorio.
Intanto la comunità ecuadoriana di Sestri si sta mobilitando per “chiedere giustizia”. Alcuni amici hanno lanciato l’idea di una fiaccolata in ricordo di Jefferson che dovrebbe tenersi domani sera per le vie di Sestri Ponente. Chiedono di indossare magliette bianche e portare candele bianche e lanciano l’hashtag #giustiziaperjefferson.
“Volete la verità: mio marito aveva litigato con me e un po’ con i fratelli. Ma era calmo”., ha scritto sulla sua pagina di Facebook Nataly Giorgia Tamalà, la moglie del ventenne ucciso ieri dai poliziotti delle Volanti in un palazzo di Genova. “Non solo, mio marito poi è tornato a casa e si è addormentato. Dopo si è svegliato e è andato in cucina a prendere un coltello. Il fratello, Santiago Tomàla Garcia, era lì presente e dopo è andato dalla madre a dire di chiamare me perché aveva bisogno. I poliziotti ne hanno approfittato e gli hanno tirato peperoncino negli occhi e lo hanno provocato. Loro gli hanno tolto la vita a mio marito, padre di mia figlia di due mesi. Voglio giustizia perché mio marito non era un delinquente, lavorava per me e per mia figlia e aveva un futuro con me. Non ti dimenticherò mai amore mio sei stato l’unico che ho amato veramente. Addio amore mio riposa in pace. Dio ti benedica ovunque tu sia”.
Il fiocco nero è divenuto virale in rete tra la comunità latinoamericana genovese. Sulla pagina Facebook di Jefferson Tomalà è anche comparsa una colomba con un ramo d’ulivo e la frase ‘Dio vide il peggio di me ma non mi abbandonò’.
Il fratello Santiago Stalin Tomalà Garcia anche lui su Fb posta le dichiarazioni di ieri rilasciate dalla sorella a alcuni media sul fatto che al 118 lei e la madre avevano chiesto un’ambulanza e non l’intervento di poliziotti e posta un messaggio con tante faccine in lacrime: “Mi mancherai tanto fratellino – scrive – e farò di tutto perché si faccia giustizia”. Al fratello Santiago tanti della comunità ecuadoriana rispondono in rete con ricordi e necrologi.