Polizia

Polizia, arriva a luglio 2025 il pagamento (parziale) dello straordinario 2023


Una toppa tardiva: il Dipartimento autorizza i pagamenti, “nei limiti delle risorse disponibili”

Arriva a fine luglio 2025, con oltre un anno e mezzo di ritardo, la comunicazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che annuncia – su impulso del Capo della Polizia Vittorio Pisani – l’autorizzazione al pagamento dell’eccedenza del lavoro straordinario svolto nel 2023.
Ma il sollievo degli operatori è tutt’altro che unanime: il provvedimento, infatti, è vincolato ai limiti delle risorse disponibili, lasciando intendere che non tutti riceveranno quanto effettivamente spettante.

È l’ennesimo capitolo di una vicenda che si trascina da anni e che ormai ha superato il livello di guardia: straordinari obbligati, compensi irrisori, ritardi cronici e una gestione che rasenta lo sconcertante.


Sette euro l’ora, due anni di attesa: la matematica dello sfruttamento

Un agente di Polizia percepisce oggi poco più di 7 euro netti per un’ora di straordinario.
Una cifra che farebbe rabbrividire perfino i contratti meno qualificati del settore privato. Ma a rendere il tutto intollerabile non è solo l’importo: è il tempo che passa prima che quei soldi arrivino davvero in busta paga.

Nel caso specifico, parliamo di compensi per attività svolte due anni fa, spesso in condizioni operative estreme, senza possibilità di rifiutarsi e con carichi di lavoro che compromettono salute, riposo, vita familiare e dignità personale.


Pagamenti “a pacchetti”: premi a caso, nessun criterio

Nei mesi passati – ha sottolineato il Coisp in un comunicato – l’Amministrazione aveva già tentato di “calmare le acque” con pagamenti parziali e standardizzati: prima 100 ore, poi 150, uguali per tutti, a prescindere dal numero effettivo di ore maturate da ciascun operatore.

Il risultato? Chi aveva lavorato poco ha preso tutto, chi aveva dato di più ha preso meno. Un cortocircuito amministrativo che ha generato disparità profonde, alimentando frustrazione, rabbia e la sensazione – sempre più diffusa – che lo Stato tradisca i suoi stessi servitori.


Reparti mobili, investigativi, anticrimine: chi rischia di più, riceve di meno

A pagare il prezzo più alto sono – sottolinea il Coisp – come sempre, i reparti operativi: Reparti Mobili, RPC, Squadre Mobili, Digos, volanti e tutte le unità impegnate nel controllo del territorio, nelle indagini complesse e nei servizi di ordine pubblico.

Parliamo di personale che spesso opera fuori sede, in turni massacranti, sotto pressione costante, esposto a rischi fisici, psicologici e giuridici, con un senso del dovere che continua a colmare i vuoti lasciati dall’Amministrazione.


La dignità professionale non può attendere “le risorse disponibili”

Il paradosso è tutto qui: si obbligano gli agenti a fare straordinari, ma non si trovano i fondi per pagarli tempestivamente.
Si pretende efficienza e sacrificio, ma si risponde con ritardi, silenzi e comunicati ambigui.

Il problema non è tecnico, né contabile: è politico e culturale.
È l’idea, devastante, che chi indossa una divisa possa essere trattato come un ingranaggio sacrificabile, che il dovere debba valere più dei diritti, e che la fedeltà allo Stato autorizzi lo Stato stesso a calpestarli.


Ora basta: servono riforme, non palliativi

L’autorizzazione al pagamento, arrivata a luglio 2025 per servizi svolti nel 2023, è un segnale debole, tardivo e insufficiente.
Serve una riforma strutturale del sistema straordinari: tempistiche certe, compensi adeguati, tracciabilità trasparente, rispetto del merito e delle reali ore svolte.

Senza questi interventi, il malessere continuerà a crescere e il sistema, già oggi insostenibile, rischia il collasso.
Perché non c’è sicurezza per i cittadini se non c’è giustizia per chi la garantisce.
E chi continua a servire il Paese non può farlo a credito.

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