Oggi la Festa dell’Esercito, il generale Pietro Serino: «Non inviare più armi all’Ucraina non aiuterebbe il negoziato»
“Avere un partner industriale di riferimento per la difesa terrestre sarebbe un bene per il Paese e per l’Esercito. In Italia questo settore non è mai decollato, a parte realtà con obiettivi a medio termine, come l’Iveco-Oto Melara. Invece in quello navale e aerospaziale abbiamo campioni come Fincantieri e Leonardo. Ma se vogliamo partecipare alla costruzione di un sistema di difesa europeo, dobbiamo fare sinergia con le realtà industriali che abbiamo, non solo nello sviluppo dei prodotti, ma anche nell’assetto societario”.
Necessità urgente di un polo industriale militare
A lanciare, in una intervista al “Corriere della Sera”, l’appello sulla necessità urgente di un polo industriale militare terrestre è il generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, capo di Stato maggiore dell’Esercito, nel 162mo anniversario della costituzione della forza armata. Serino spiega quali vantaggi ha una scelta del genere: “Il soddisfacimento delle esigenze e dei requisiti dei mezzi di cui abbiamo bisogno e la realizzazione di una catena di supporto logistico e di manutenzione dei veicoli. Gli ultimi prodotti di un certo rilievo risalgono agli anni ’80-’90, poi abbiamo sviluppato capacità per creare stabilità e sicurezza all’estero. Oggi però il quadro è cambiato in modo repentino: la guerra in Ucraina ci ha insegnato che ciò che sembra lontano può presentarsi all’improvviso vicino a casa nostra”. “Ma senza concentrarci solo sulle capacità convenzionali – aggiunge – bensì proseguendo con le missioni nella fascia di instabilità fra Golfo di Guinea e Golfo Persico, Mar Rosso e Medio Oriente”.
La Crisi con la Russia
Quanto alla crisi con la Russia: “Difficile azzardare previsioni. Di sicuro per porre fine a un conflitto sul piano negoziale c’è bisogno di entrambe le parti: mi sembra difficile che l’interruzione della fornitura di armi all’Ucraina possa essere una precondizione per arrivare al negoziato. Nessuna soluzione di questo genere scaturisce dal fatto che l’aggredito non è più in grado di difendersi”. “Mi rendo conto – conclude Serino – che gli strumenti militari non hanno una finalità nobile, ma come più volte ribadito dal ministro della Difesa l’aiuto di Paesi che condividono i valori di libertà e democrazia fra le nazioni ci deve essere. Non si può fare un passo indietro”.
Di cosa ha bisogno l’Esercito italiano?
«Auspico che nell’ambito dell’aumento della spesa militare decisa nel 2022, vengano previsti anche investimenti per l’addestramento: pur facendo ricorso alle simulazioni tecnologiche, non possiamo fare a meno di prepararci sul terreno – demaniale o grazie ad accordi con privati -, sempre nel rispetto dell’ambiente».
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