Sindacati Militari

“Non negoziabile… caro negoziatore”. La vicenda in cui si trova l’unico negoziatore di 1^ livello in forza ai carabinieri di Milano

La vicenda in cui si trova l’unico negoziatore di 1^ livello in forza al Comando Provinciale di Milano, presenta delle caratteristiche bizzarre. Egli dovrebbe essere colui che “inquadrato nel Nucleo Investigativo di Comando Provinciale/Gruppo viene chiamato ad operare dai comandanti responsabili in situazioni operative rese critiche dalla presenza attiva di individui emotivamente instabili e motivati all’azione criminale/suicidaria (depressi, paranoici, antisociali, dipendenti da alcool e/o stupefacenti. Etc.)”.
Ebbene l’unico militare in forza al Comando Provinciale di Milano che possiede tale qualifica già dal dicembre 2020 – sottolinea il SIM carabinieri in una nota – inspiegabilmente non è mai stato traferito al Nucleo Investigativo della città. Il militare ha chiesto spiegazioni e gli è stato proposto di trasferirsi a Lecco, Sondrio ed altre città della Regione, nonostante risieda vicino Milano. La conseguenza è che essendo in forza ad una Stazione Carabinieri del milanese, ogni volta che viene attivato dal Comandante del Reparto Operativo di Milano o dalla centrale operativa, se di pattuglia, deve rientrare di corsa presso la sua sede, indossare gli abiti civili (non essendo auspicabile una attività di negoziazione in uniforme) e, a questo punto, capire come raggiungere il luogo indicatogli, ricercando un’autovettura di servizio senza colori di istituto. Alcune volte, quando disponibile, riesce ad ottenere una autovettura della Sezione operativa della sua compagnia; altre volte è costretto ad utilizzare l’autovettura della sua Stazione con il risultato che deve guidare un veicolo con colori di istituto in abiti civili. Naturalmente questa situazione provoca ritardi notevoli nei suoi interventi, tanto che potrebbe essere inficiata la sua utilità e vi potrebbero essere anche conseguenze per l’incolumità dei privati cittadini in stato psicofisico alterato o dei restanti militari Arma, chiamati ad avere con loro una negoziazione pur non avendo una specifica preparazione.

Chi è deputato a far cessare questa situazione – continua la nota del SIM carabinieri – è il Comando Legione Lombardia ma, dato che le normative attuali consentirebbero, in via residuale, anche di lasciare il militare negoziatore in forza ad una Stazione della Provincia… beh la pratica è a posto.  Tale disposizione secondo l’ottica di questa segreteria sindacale, che intende come prioritaria la necessità di garantire il più possibile la funzionalità dell’Istituzione contemperandola con il benessere del personale, è facilmente capibile che tale possibilità è prevista per agevolare i militari che, per loro problematiche (per es. necessità di mantenere alloggio di servizio) hanno bisogno di non essere trasferiti presso i Nuclei investigativi, dopo avere acquisito la qualifica di negoziatore.

Quindi, mentre il Comando Generale prevede una norma che possa contemperare, a nostro avviso, le esigenze di servizio con quelle personali (consentendo ai militari negoziatori, in via residuale, di rimanere in forza ai loro comandi d’origine), il Comando Legione Lombardia, pur essendovi il desiderio dell’unico militare negoziatore della Provincia di Milano di essere trasferito al Nucleo investigativo della città, utilizza predetta disposizione per giustificare il non accoglimento di tale aspirazione, creando disfunzioni tali che rischiano di mettere in pericolo l’incolumità di privati cittadini e/o militari Arma.

Ricordiamo però che il buono pasto che nei servizi di Ordine Pubblico a San Siro per quanto soluzione residuale, risulta comunque non applicata anche se auspicabile per alcune fasce orarie… ma questa è un’altra storia.

L’inspiegabile situazione, rende lecito far pensare al SIM della Provincia di Milano che in alcuni vertici dell’Arma dei Carabinieri, vi sia ancora la convinzione che esista il reato di “lesa maestà”, nel senso che il militare in questione è colpevole di tale reato solo perché non ha voluto trasferirsi in altre province propostegli (abbandonando la sua famiglia), senza che spiegazione alcuna sia stata data circa l’indisponibilità a trasferirlo al Nucleo Investigativo di Milano, luogo di sua naturale destinazione. Ma la cosa più grave – conclude il SIM carabinieri – è che non si tiene in nessun conto delle gravi predette conseguenze che potrebbe avere il perdurare di questa situazione.

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