Carabinieri

Nomine al vertice dell’Arma. Quando il gossip anticipa (e condiziona) le nomine

Il valzer delle poltrone nelle alte sfere militari sembra essere già iniziato, come da copione. Ad anticipare i tempi, ancora una volta, è il gossip che ruota attorno alle nomine dei vertici, bruciando con largo anticipo i papabili successori.

È il caso dell’Arma dei Carabinieri, con l’indiscrezione sulla possibile nomina  – riportata in un Flash di Dagospia – del Generale Luongo a nuovo Comandante al posto dell’attuale Teo Luzi. Un tam-tam mediatico partito con diversi mesi di anticipo (sei mesi) sulla scadenza naturale del mandato (novembre), che sembra voler condizionare una scelta delicata per l’Istituzione. Insomma, viene da chiedersi: cui prodest questo gossip anticipatorio sulle alte nomine, se non a minare la credibilità e l’autorevolezza dell’Istituzione?

È vero, i nomi che circolano sono tutti di alti ufficiali dal curriculum solido e di rispetto. Ed è altrettanto vero che, per sua natura, la successione al vertice dell’Arma coinvolge logiche di equilibrio tra sensibilità diverse. Tuttavia, alimentare con mesi di anticipo il gossip intorno a supposte nomine rischia di avvilire l’Istituzione, riducendola a mero oggetto di contrattazione per la scalata al potere.

Forse sarebbe meglio evitare di personalizzare eccessivamente una scelta che dovrebbe basarsi soprattutto sulla capacità di interpretare la missione dell’Arma nel modo migliore possibile. Lasciando da parte sia l’ossessione per i nomi che quella per le correnti interne.

Bruciare un nome per azzeccare la nomina

Va inoltre considerato che la ‘velina’ lanciata da Dagospia punta su uno dei 3-4 nomi papabili per la successione. In una rosa così ristretta di pretendenti, le probabilità di ‘indovinare’ il nome giusto in anticipo sono relativamente alte. Al tempo stesso, è altrettanto concreto il rischio di esporre e logorare la figura di un alto ufficiale, per di più con mesi di anticipo rispetto ai tempi fisiologici di una simile decisione

Oltre il gossip, per scelte all’altezza dell’Arma

Quel che conta è avere una persona integra e preparata al timone, capace di preservare lo straordinario patrimonio di credibilità e vicinanza ai cittadini che l’Arma incarna. Tutto il resto è gossip fine a se stesso. Gossip che rischia di inquinare una scelta delicata, alimentando rivalità interne ed esponendo prematuramente alcuni nomi.

Meglio astenersi dal tifo per l’uno o l’altro contendente. L’auspicio è che prevalga solo la tutela dell’Istituzione, al riparo da personalismi, calcoli di potere e da una riduttiva narrazione da poltrone contese. Nel rispetto di quel rigore e spirito di servizio che i Carabinieri incarnano, al di là di chi ne detiene il comando. Alimentare voci e indiscrezioni così premature, oltre a bruciare alcuni nomi, rischia di orientare impropriamente l’opinione pubblica e di mettere pressione su chi sarà poi chiamato a scegliere il nuovo Comandante. La scelta dovrebbe essere molto più sobria, basata su valutazioni accurate e non su dinamiche da reality show.

La storia si ripete, insomma. Il valzer del potere nelle alte sfere riparte dai soliti giochi di anticipo, da manovre di comunicazione, da nomi bruciati anzitempo dal gossip che intossica le nomine. Ma per l’Arma, così centrale nel tessuto del Paese, occorre qualcosa di più e di diverso.

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