Avvocato Militare

MILITARI, BENEFICI DEMOGRAFICI E CONVENZIONALI: COSA FARE?

Avv.
Francesco Pandolfi – 
Si tratta di un compenso
economico
 creato dal legislatore del 1937 da assegnare ai dipendenti
dello Stato, appartenenti alle Forze dell’Ordine e Militari, per incentivare
e tutelare la natalità
.

Ora, se si passa in rassegna la nutrita
giurisprudenza amministrativa in materia di benefici demografici riconoscibili
al personale militare, ci si accorge che nell’arco di diversi anni i Magistrati
hanno emesso pronunce con interpretazioni della norma diametralmente
opposte
.
Il tutto con grave danno degli aventi
diritto
.
In estrema sintesi, abbiamo sentenze che riconoscono
i benefici demografici al personale militare non dirigente, altre che lo
negano, il tutto in un rimpallo continuo tra Tar e e Consiglio di Stato ….
come purtroppo spesso siamo abituati ad osservare in Italia anche su altre
questioni (… si vedano, a puro titolo di esempio, le incomprensibili
oscillazioni sui benefici combattentistici ….).
Ad ogni modo, prendiamo spunto dal Tar Sardegna, il
quale nel 2015 si orienta negativamente sulla questione: la pronuncia consegue
alla domanda di alcuni finanzieri che rivendicano il diritto a percepire i
benefici demografici del 2,5% di scatto di stipendio per il
sostentamento dei figli
.
Il loro ricorso viene respinto con argomenti tecnici
attinenti alla dubbia applicabilità dell’art. 22 R.D.L. n. 2/37 convertito in
L. n. 1/39, inoltre richiamando l’attenzione sul fatto che il sistema
retributivo del personale militare è stato nel tempo profondamente modificato
(progressione retributiva per classi e scatti sostituita dalla retribuzione
individuale di anzianità), infine con la conferma che la dirigenza militare può
beneficiare del diverso trattamento economico siccome si tratta di una
“carriera a se'”.
Ora, sarà pure così, ma il dato che
rimane incomprensibile è questo: perché un semplice cambiamento del sistema di
calcolo della retribuzione deve avere necessariamente ripercussioni sulla
negazione del beneficio in parola, quando questo viene in realtà accordato al
personale dirigente?
Eppure
i figli li possono avere tutti
,
personale dirigente e non dirigente: perché la legge non dovrebbe presidiare in
modo equo e paritario questa elementare verità?
Riflettendo su questo tema, penso alle norme di
principio dell’Ordinamento dell’Unione europea sul divieto di
discriminazione,
 scolpite nella Convenzione europea per la
salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.
Cosa
fare?

Semplicemente
insistere
 con coraggio nella domanda,
a costo di portarla avanti le più Alte Sedi di Giustizia, al solo
scopo di far valere non solo un diritto, ma più ampiamente per rivendicare
equità, uguaglianza e giustizia.

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