Guardia di Finanza

Maresciallo della GdF faceva massaggi alle modelle per hobby: accusato di violenza sessuale

I massaggi erano il suo hobby, e pare che lo siano ancora. Un passatempo che però gli ha portato guai devastanti per la carriera, guai che rischiano adesso di avere ripercussioni sul suo lavoro principale, quello di maresciallo della Guardia di Finanza per anni al Comando Gruppo Torino come capo servizio.


L’ispettore superiore e ufficiale di polizia giudiziaria e tributaria, nei momenti liberi, contattava le modelle su Instagram (con un nickname) e proponeva di pagarle per massaggiarle: «Per fare pratica» spiegava.

Una di loro però l’ha accusato di violenza sessuale, per un massaggio decisamente non gradito e nemmeno voluto. Solo dopo la denuncia ha scoperto che quel massaggiatore che si sarebbe spinto “oltre” con le sue manovre, veste in realtà la divisa della Finanza: con il procedimento penale a suo carico, il maresciallo Michele F. ora è stato trasferito in un ufficio di contabilità in attesa che l’esito del processo per cui è imputato per violenza sessuale accerti le sue responsabilità.

Ad accusarlo è una ragazza che alla fine di agosto del 2018 era andata nello studio, in zona San Paolo, da lui affittato per coltivare la passione per i massaggi. «Mi ha proposto un massaggio di tipo ‘californiano’ – ha spiegato la 23enne assistita dall’avvocato Luigi Vatta – e mi sono assopita. Quando ho aperto gli occhi, risvegliandomi, ho provato molto fastidio e ho sentito qualcosa che si infilava dentro di me». Si sarebbe ritrovata, a quanto dichiarato, con le dita del massaggiatore nelle parti intime. Ma avrebbe reagito con lucidità, dissimulando un certo imbarazzo, pretendendo la cifra pattuita per farsi fare il massaggio e raggiungendo la persona che per sicurezza l’aveva accompagnata in quello studio. Alle 17 e 45 era poi stata visitata dal pronto soccorso dell’ospedale, raccontando l’abuso subito, per capire se ci fossero eventuali tracce di liquido seminale. Un esito che fu negativo, così come quello sul capello per chiarire se fosse stata addormentata.

La ragazza ha anche prodotto chat relative a una conversazione avuta quella sera stessa con il maresciallo, di cui accusa e difesa offrono letture contrastanti. L’intento della ragazza sarebbe stato quello di fargli ammettere quell’atto intrusivo, «sentivo la tua eccitazione che saliva», «ti è piaciuto?» sono le frasi che, per la difesa della vittima, sembrerebbero già chiaramente indicative. Mentre la difesa del maresciallo, con gli avvocati Juri Marchis e Katiuscia Bonetto, le interpretano in maniera opposta: «ha chiaramente negato ogni accusa».
In aula a sostenere l’accusa c’è la pm Lisa Bergamasco, e sono sfilati già diversi testimoni, tra cui alcune ragazze che hanno sostenuto la correttezza professionale dei massaggi ricevuti. È stato anche chiamato a deporre il titolare dello studio, che ha spiegato di aver anche insegnato al maresciallo alcune nozioni sui massaggi. Quello che avrebbe fatto il maresciallo sarebbe, in particolare, il “massaggio yoni”, un tipo di massaggio tantrico (yoni in sanscrito significa “luogo sacro”) vaginale che servirebbe a risvegliare il benessere femminile e a sciogliere le tensioni. Un massaggio in ogni caso esterno e non interno. «A me in ogni caso aveva solo proposto quello californiano, non avevamo concordato altro» ha comunque dichiarato la vittima, che ha spiegato di aver avuto ripercussioni a livello psicologico e sessuale per quanto subito. Su domanda della difesa, la modella ha ammesso di fare foto e video a pagamento su un social di intrattenimento per adulti che si chiama “Onlyfans”. Il processo è stato rinviato a ottobre: sarà interrogato il maresciallo che darà al tribunale le sue spiegazioni.

Redazione articolo a cura di Sarah Martinenghi per Repubblica

 

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