Luzi, niente incontri con i sindacati nelle visite ai Comandi: gelo nei rapporti con le associazioni sindacali?
Nell’arco di una settimana il Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, ha effettuato visite presso il Comando Legione Carabinieri “Toscana” e il Comando Legione “Umbria”, incontrando i vertici territoriali ed una rappresentanza del personale.
In Toscana, la scorsa settimana, il Gen. Luzi è stato accolto dal Comandante della Legione Gen. B. Lorenzo Falferi presso la caserma “Giacomo Puccini” di Firenze.
Ieri invece è stata la volta della visita al Comando Legione Carabinieri “Umbria”, presso la Caserma “Garibaldi” di Perugia. Ad accoglierlo il Comandante della Legione, Gen. B. Gerardo Iorio.
Assenza delle rappresentanze sindacali
Le visite rientrano nel consueto giro di incontri che il Comandante Generale svolge presso i reparti periferici. Fin quando è sopravvissuta in queste occasioni solitamente era invitata anche la Rappresentanza Militare. Da quando è stata soppressa, però, nessuno invito alle associazioni sindacali è stato inviato durante le visite ai Comandi. Non vi è stata, quindi, la consueta apertura, suscitando malumori tra alcune sigle sindacali.
Una scelta che lascia perplessi e che sembra segnare una discontinuità nei rapporti con le organizzazioni dei lavoratori in uniforme.
La storica apertura del comandante Nistri
Da quando il Comandante Generale Nistri, con lungimirante apertura, ha avviato il dialogo con le organizzazioni sindacali e consentito il pagamento delle deleghe sindacali già dal 2019, l’Arma è stata vista come faro illuminato sulla strada dei diritti per i militari. Persino le altre Forze Armate guardavano con stupore a questo nuovo corso nei rapporti con la rappresentanza dei carabinieri.
Ora però qualcosa sembra essersi inceppato. Con la soppressione della rappresentanza militare, ci si aspettava un rafforzamento del legame con i sindacati, e invece assistiamo ad un progressivo raffreddamento.
Ai legittimi comunicati sindacali che la legge riconosce, l’Arma inizia già a rispondere piccata “non è materia di vostra competenza”, e nelle visite istituzionali non li invita nemmeno. Come se, esaurito il proprio compito pionieristico, ora abbia perso interesse per le istanze del personale.
Come avevamo sottolineato nel nostro precedente articolo, la distribuzione capillare del manuale sindacale, che è costata alle casse dell’Arma oltre 50.000 euro, rischia di rimanere una spesa fine a se stessa se i contenuti non verranno realmente assimilati e fatti propri dai vertici e dai comandanti. Affinché questo investimento produca risultati concreti in termini di consapevolezza sulle nuove dinamiche sindacali, è fondamentale che il testo non rimanga lettera morta ma venga letto, compreso e tradotto in pratica dai responsabili della gestione del personale dell’Arma. Solo così si potrà parlare di un cambiamento culturale reale e non solo di facciata.
Forse un giro di saluti prima del cambio
Forse il Comandante Generale Luzi sta effettuando un giro di saluti prima di passare ad altro prestigioso incarico, e ciò spiegherebbe l’apparente raffreddamento. Oppure, più banalmente, si è reso conto che confrontarsi con le opinabili richieste dei sindacalisti è complicato.
Peccato però che quel faro acceso sui diritti, da guida e speranza per tanti, ora rischi di ridursi ad una candela tremolante. E l’Arma, un tempo antesignana, finisca per somigliare a quei colleghi refrattari al confronto da cui voleva distinguersi. Sarebbe un vero peccato.
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