L’ESERCITO ITALIANO SI TRASFORMA: NASCONO LE BRIGATE DI MANOVRA PLURIARMA
(di Paolo Mauri) – L’Esercito Italiano sta subendo una vera
e propria rivoluzione nell’organizzazione del suo organico. Per
adeguarsi ai nuovi compiti dettati dall’evolversi della situazione
internazionale già espressi nel piano programmatico della Difesa denominato “Libro Bianco”,
l’Esercito dovrà essere in grado di condurre tutta una serie di operazioni che
vanno da quelle ad alta intensità, ovvero le guerre convenzionali, sino al “peace
support” e alle operazioni umanitarie.
e propria rivoluzione nell’organizzazione del suo organico. Per
adeguarsi ai nuovi compiti dettati dall’evolversi della situazione
internazionale già espressi nel piano programmatico della Difesa denominato “Libro Bianco”,
l’Esercito dovrà essere in grado di condurre tutta una serie di operazioni che
vanno da quelle ad alta intensità, ovvero le guerre convenzionali, sino al “peace
support” e alle operazioni umanitarie.
Oltre alla riduzione degli effettivi che
dovranno passare a 90 mila uominisuddivisi in un 40% di
forze leggere, 40% di forze medie e 20% di forze pesanti, si è
delineata l’organizzazione in unità operative modulari integrate chiamate “Brigate
di Manovra Pluriarma”. Queste nuove brigate, il cui concetto operativo non
è del tutto una novità per il nostro Esercito, rispetto all’assetto delle
precedenti verranno potenziate sulla scorta delle esperienze
pluridecennali conseguite durante le varie missioni all’estero in modo
da conferire loro la massima autonomia operativa e logistica.
dovranno passare a 90 mila uominisuddivisi in un 40% di
forze leggere, 40% di forze medie e 20% di forze pesanti, si è
delineata l’organizzazione in unità operative modulari integrate chiamate “Brigate
di Manovra Pluriarma”. Queste nuove brigate, il cui concetto operativo non
è del tutto una novità per il nostro Esercito, rispetto all’assetto delle
precedenti verranno potenziate sulla scorta delle esperienze
pluridecennali conseguite durante le varie missioni all’estero in modo
da conferire loro la massima autonomia operativa e logistica.
Questo obiettivo lo si raggiunge andando a modificare la composizione dei
reggimenti di 9 delle 11 brigate che compongono il nostro Esercito dotandole di 3
Unità di Manovra, unreggimento di Artiglieria, un reggimento
di Cavalleria, un reggimento del Genio Guastatori, un reggimento
Logistico e di una unità di supporto all’esercizio
delle attività di Comando e Controllo (in gergo C2).
reggimenti di 9 delle 11 brigate che compongono il nostro Esercito dotandole di 3
Unità di Manovra, unreggimento di Artiglieria, un reggimento
di Cavalleria, un reggimento del Genio Guastatori, un reggimento
Logistico e di una unità di supporto all’esercizio
delle attività di Comando e Controllo (in gergo C2).
Questa nuova brigata consentirà il suo impiego
sia in un ambito prettamente nazionale ma anche nel quadro di contingenti
multinazionali razionalizzando in modo ottimale le risorse operative.
Il nucleo fondamentale saranno i tre reggimenti di Manovra oltre ai supporti al
comando, inoltre disponendo di un reggimento di Artiglieria la brigata sarà in
grado di gestire il supporto di fuoco terrestre in maniera ottimale integrandolo
anche con altre sorgenti come il fuoco navale e aereo seguendo il concetto di Joint
Fire, cioè la gestione interforze del fuoco di supporto. Le funzioni
esploranti saranno invece compito del reggimento di Cavalleria che vedrà per la
prima volta introdotto il compito di Task Force ISTAR (Intelligence,
Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), mentre per l’attività di
manovra avrà a disposizione il reggimento Guastatori e Genio con anche compiti
di protezione e contro mobilità. In particolare tramite l’ingresso
nell’organico della brigata del reggimento del Genio sarà possibile anche una
doppia capacità: ad esempio intervenire in caso di calamità naturale o
effettuare la bonifica degli ordigni esplosivi, sia convenzionali che IED.
sia in un ambito prettamente nazionale ma anche nel quadro di contingenti
multinazionali razionalizzando in modo ottimale le risorse operative.
Il nucleo fondamentale saranno i tre reggimenti di Manovra oltre ai supporti al
comando, inoltre disponendo di un reggimento di Artiglieria la brigata sarà in
grado di gestire il supporto di fuoco terrestre in maniera ottimale integrandolo
anche con altre sorgenti come il fuoco navale e aereo seguendo il concetto di Joint
Fire, cioè la gestione interforze del fuoco di supporto. Le funzioni
esploranti saranno invece compito del reggimento di Cavalleria che vedrà per la
prima volta introdotto il compito di Task Force ISTAR (Intelligence,
Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), mentre per l’attività di
manovra avrà a disposizione il reggimento Guastatori e Genio con anche compiti
di protezione e contro mobilità. In particolare tramite l’ingresso
nell’organico della brigata del reggimento del Genio sarà possibile anche una
doppia capacità: ad esempio intervenire in caso di calamità naturale o
effettuare la bonifica degli ordigni esplosivi, sia convenzionali che IED.
Questa importante modifica dell’assetto delle brigate
dell’Esercito è stata avviata ma non ancora completata e non è ancora
chiaro se tutte le 9 brigate saranno riconfigurate esattamente allo stesso modo,
inoltre non è stato ancora definito quali saranno le due brigate rimanenti
destinate a non essere trasformate in questo senso: con molta probabilità una
delle due sarà la brigata Granatieri di Sardegna di stanza a Roma ma ancora non
è stata scelta l’altra a cui verranno affidate mansioni ridotte.
dell’Esercito è stata avviata ma non ancora completata e non è ancora
chiaro se tutte le 9 brigate saranno riconfigurate esattamente allo stesso modo,
inoltre non è stato ancora definito quali saranno le due brigate rimanenti
destinate a non essere trasformate in questo senso: con molta probabilità una
delle due sarà la brigata Granatieri di Sardegna di stanza a Roma ma ancora non
è stata scelta l’altra a cui verranno affidate mansioni ridotte.
Le due brigate pesanti saranno la Corazzata Ariete e
la brigata Bersaglieri Garibaldi che già rispondono al concetto di
Brigata di Manovra Pluriarma, per le forze leggere l’impianto
dovrebbe essere strutturato su 5 brigate di cui due di esse,
la Folgore e la Brigata Aeromobile Friuli avranno
caratteristiche di “early entry” avendo la capacità di operare
dall’aria; a queste vanno aggiunte le due brigate alpine, Taurinense e Julia,
anch’esse già perfettamente rispondenti ai nuovi standard operativi, e va
definita la quinta ed ultima: le candidate per questo ruolo potrebbero
essere la Friuli, la Sassari e la già citata Granatieri
di Sardegna, sebbene la candidata migliore in questo senso sembrava essere
la Sassari nonostante le difficoltà legate ai problemi delle aree addestrative
sarde (nella regione infatti molti poligoni hanno disponibilità limitata se non
addirittura assente) ora si pensa che possa essere la Friuli.
la brigata Bersaglieri Garibaldi che già rispondono al concetto di
Brigata di Manovra Pluriarma, per le forze leggere l’impianto
dovrebbe essere strutturato su 5 brigate di cui due di esse,
la Folgore e la Brigata Aeromobile Friuli avranno
caratteristiche di “early entry” avendo la capacità di operare
dall’aria; a queste vanno aggiunte le due brigate alpine, Taurinense e Julia,
anch’esse già perfettamente rispondenti ai nuovi standard operativi, e va
definita la quinta ed ultima: le candidate per questo ruolo potrebbero
essere la Friuli, la Sassari e la già citata Granatieri
di Sardegna, sebbene la candidata migliore in questo senso sembrava essere
la Sassari nonostante le difficoltà legate ai problemi delle aree addestrative
sarde (nella regione infatti molti poligoni hanno disponibilità limitata se non
addirittura assente) ora si pensa che possa essere la Friuli.
La vera novità è rappresentata dalle brigate
medie, che sono la Pinerolo e la Aosta, in
quanto dispongono di materiali più recenti e moderni: queste due unità
dispongono di una serie di piattaforme nate già con la tecnologia digitale e
capaci di integrazione in rete secondo quanto previsto dal concetto di Forza
NEC, ovvero la capacità di tutte le unità e piattaforme di essere connesse
tra di loro in modo di concorrere alla raccolta, elaborazione e diffusione
delle informazioni sul campo di battaglia, in pratica una sorta di
internet applicato alle operazioni militari.
medie, che sono la Pinerolo e la Aosta, in
quanto dispongono di materiali più recenti e moderni: queste due unità
dispongono di una serie di piattaforme nate già con la tecnologia digitale e
capaci di integrazione in rete secondo quanto previsto dal concetto di Forza
NEC, ovvero la capacità di tutte le unità e piattaforme di essere connesse
tra di loro in modo di concorrere alla raccolta, elaborazione e diffusione
delle informazioni sul campo di battaglia, in pratica una sorta di
internet applicato alle operazioni militari.
Questa nuovo riassetto dell’organico permetterà così
di dare una nuova struttura alle Forze Armate creando 3 pacchetti di
forze, due dei quali alternativi l’uno all’altro: il pacchetto base, di 10
mila uomini a sua volta suddiviso in due di 5mila ciascuno rispettivamente con compiti
di gestione delle emergenze nazionali e di mettersi a disposizione della Joint
Rapid Response Force della NATO, il secondo pacchetto
anch’esso di 10 mila uomini sarà destinato solamente alle operazioni all’estero
di lunga durata mentre il terzo, di 20 mila uomini, avrà la finalità di
provvedere alla difesa collettiva della NATO (secondo l’art. 5 del trattato,
ovvero in difesa di un Paese alleato) al massimo per un anno dalla
mobilitazione.
di dare una nuova struttura alle Forze Armate creando 3 pacchetti di
forze, due dei quali alternativi l’uno all’altro: il pacchetto base, di 10
mila uomini a sua volta suddiviso in due di 5mila ciascuno rispettivamente con compiti
di gestione delle emergenze nazionali e di mettersi a disposizione della Joint
Rapid Response Force della NATO, il secondo pacchetto
anch’esso di 10 mila uomini sarà destinato solamente alle operazioni all’estero
di lunga durata mentre il terzo, di 20 mila uomini, avrà la finalità di
provvedere alla difesa collettiva della NATO (secondo l’art. 5 del trattato,
ovvero in difesa di un Paese alleato) al massimo per un anno dalla
mobilitazione.