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LE RAZIONI K PER I NOSTRI MILITARI: SENZA MAIALE PER GLI ISLAMICI E SPECIFICHE PER CELIACI E VEGETARIANI

Tonno e piselli e minestrone di verdure al posto di
wurstel e tortellini al ragu’: in linea con una societa’ sempre piu’
multietnica e interreligiosa, anche le Forze armate italiane si adeguano e
lanciano le ‘razioni k’ halal, preparate per i militari musulmani, nel
rispetto dei precetti dell’Islam. Non si tratta dell’unica novita’: allo studio
degli esperti, secondo quanto apprende l’Adnkronos, ci sarebbero anche
soluzioni per vegetariani e celiaci, che gia’ godono di menu’ dedicati
nelle mense delle caserme.

Niente carne di maiale quindi, ma alimenti in linea
con le esigenze religiose dei militari, che anche se impegnati nelle missioni
all’estero e in zone di guerra, non vogliono rinunciare ad osservare le
prescrizioni alimentari della religione islamica.
D’altronde, se e’ vero, come diceva Napoleone
Bonaparte, che “un esercito marcia sul suo stomaco”, e’ giusto che il
rancio dei soldati di oggi si adegui ai gusti e alle esigenze dei suoi
‘consumatori’. Cosi’, per rispettare i precetti religiosi dei tanti italiani di
seconda generazione che fanno parte delle forze armate, arrivano le razioni da
combattimento del terzo millennio, utilizzate nel corso di missioni all’estero
nei Paesi islamici, sia dai nostri militari che dalle forze di sicurezza che
collaborano con il nostro Paese.
Nel menu’ da combattimento ecco allora filetti di
sgombro e pasta e fagioli prendere il posto degli alimenti proibiti dall’Islam
che nella preparazione richiedono l’utilizzo della carne di maiale. La scelta,
rispetto al passato, e’ ampia, con sette moduli alternativi, identificati da
colori differenti (giallo, rosso, grigio, verde, bianco, rosa e blu), diversi
tra loro per la varieta’ delle pietanze e divisi tra colazione, pranzo e cena.
Ogni pasto quotidiano e’ confezionato in una scatola
differente, corredata di spazzolino usa e getta, dentifricio, fiammiferi,
posate di plastica, tovaglioli di carta, stuzzicadenti e una bustina di sale.
Non mancano te’, caffe’ e cappuccino liofilizzati, mentre per riscaldare il
pasto c’e’ un piccolo fornello, con tanto di tavolette di combustibile solido e
istruzioni per l’uso in tre diverse lingue.
Ogni anno, in media, si consumano 100mila razioni
da combattimento
, di cui 70mila in operazioni all’estero e 30mila in
attivita’ all’interno del nostro Paese. Per dare energia con il giusto apporto
calorico anche in situazioni di prolungato stress, ognuno dei pasti e’ studiato
per garantire il valore medio quotidiano di 3.650 kilocalorie, con il 57% di
carboidrati, il 12% di proteine e il 31% di grassi.
Niente piu’ gallette e insipidi zupponi serviti
nelle gavette, quindi: il rancio dei tempi moderni si e’ evoluto e allo studio
degli esperti del Corpo di Commissariato dell’Esercito che, tra le altre
competenze ha appunto quella del vettovagliamento, ci sono ‘razioni k’ ad hoc
anche per celiaci e vegetariani, due ‘categorie’ che hanno gia’ dei menu’
dedicati nelle mense delle caserme.
Un’attenzione particolare al benessere dei propri
soldati, che il nostro Esercito ha ereditato dal passato, come testimonia la
mostra “Il rancio del soldato: alimentazione al fronte e a casa”,
allestita presso il Complesso dei Dioscuri al Quirinale, a Roma, nel quadro
delle commemorazioni del centenario della Prima guerra mondiale e aperta al
pubblico fino al 19 maggio.

L’Esercito italiano, in collaborazione con
l’Accademia Italiana della Cucina, ha ricostruito le abitudini alimentari delle
truppe della Grande guerra, e lo sforzo che il giovane Stato italiano sostenne
per garantire i rifornimenti ai suoi uomini, distribuito lungo 650 chilometri
di fronte. Cimeli, fotografie, cartoline e menu’, assieme a fedeli
ricostruzioni di trincee e metodi di trasporto delle derrate alimentari,
raccontano la vita dei militari al fronte e la macchina organizzativa e
produttiva, messa in moto dall’Esercito italiano nel corso del conflitto.
AdnKronos

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