Esteri

Inauguration Day. Trump non c’è, niente scambio della valigetta nucleare

La decisione di Donald Trump di disertare la cerimonia di insediamento del suo successore, Joe Biden, comporta anche una variazione al consueto passaggio della valigetta nera (la cosiddetta ‘nuclear football’) che consente al presidente degli Stati Uniti di lanciare un attacco nucleare. Di norma la valigetta, che segue sempre il presidente portata da un addetto militare, viene consegnata a un altro addetto militare subito dopo il giuramento e affidata così al nuovo inquilino della Casa Bianca. Stavolta la procedura è diversa: la valigetta è rimasta con Trump seguendolo fino in Florida, dove l’ex presidente andrà a vivere. Alle 12 in punto di Washington, cioè all’inizio della presidenza Biden, sancito dal giuramento, l’addetto militare riparte per Washington e Trump perde il potere di lanciare un attacco. In realtà, non c’è una sola ‘football’: sono almeno tre o quattro, secondo l’esperto Stephen Schwartz. “Una segue il presidente, un’altra il vice presidente e un’altra è messa da parte per eventi particolari come appunto gli insediamenti o i discorsi sullo stato dell’Unione”, ha precisato Schwartz alla Cnn. “Oggi – ha poi spiegato – le altre valigette (quelle, cioè, che non seguiranno Trump in Florida, ndr) sono rimaste nei pressi di Washington, portate sempre da addetti militari”, e una di queste viene affidata a Biden a mezzogiorno in punto. Nello stesso momento, l’addetto militare che ha seguito Trump fino in Florida a bordo dell’Air Force One, tornerà Washington con l’altra valigetta. A Biden verrà anche consegnato il cosiddetto ‘biscotto’, ovvero una tessera che il capo della Casa Bianca porta sempre con sé e che contiene i codici alfanumerici che vengono utilizzati per identificare il presidente, unica persona a essere autorizzata a lanciare un attacco nucleare. Insomma, la sostanza non cambia, ma di sicuro di tratta di un’altra novità nella ultima giornata di presidenza Trump e che richiede maggiore attenzione sul piano della sicurezza.

Che cos’è la “Valigetta nucleare”

Contrariamente alla credenza popolare, la valigetta non contiene pulsanti e di certo non permette al capo della Casa Bianca di lanciare direttamente missili ma gliene dà i poteri. Si tratta di un kit con i codici che permette al presidente americano di innescare un missile nucleare in qualsiasi momento: pesa una ventina di chili circa e contiene la procedura e l’equipaggiamento di comunicazione necessari per lanciare, ovunque si trovi, un attacco militare. E’ una valigetta di acciaio modello ‘Zero Hallibrurton’, celata a sua volta in una di pelle nera (da cui il soprannome), con un’antenna satellitare che si può estendere per permettere al presidente di dare l’ordine, che si spera non debba mai dare, ogni volta che si trova lontano da un comando fisso (dalla situation room alla Casa Bianca all’Air Force One). La valigetta segue ovunque il presidente ed è legata con una catenina al polso di uno degli addetti militari (ufficiali del grado di maggiore in su che ruotano, espressione di ognuna delle cinque ‘forze armate’ Usa, Esercito, Aeronautica, Marina e Guardia costiera). Molti futuri presidenti degli Stati Uniti hanno ricevuto i codici delle armi atomiche (che vengono attivati solo dopo il giuramento) poche ore prima dell’inaugurazione, nella Blair House, di fronte alla Casa Bianca, la residenza dove trascorrono le ultime ore prima dell’investitura.

Il ‘biscotto’

Oltre alla valigetta, Biden eredita anche il ‘biscotto’, una scheda tascabile con i codici necessari per lanciare l’attacco nucleare. In caso di un attacco, vanno comunicati attraverso un canale protetto al centro di comando del Pentagono e va decisa la portata dell’attacco e l’obiettivo. “Non ha bisogno di consultare nessuno”, raccontava nel 2008 Dick Cheney, l’ex vice presidente di George W. Bush. “Non deve consultare il Congresso, non deve consultare i tribunali. Possiede questa autorità in ragione della natura del mondo in cui viviamo”. “Quando ti spiegano cosa rappresenta la valigetta e il tipo di distruzione di cui si parla, è un momento spaventoso e che fa molto riflettere”, ha raccontato poi Trump della sua esperienza. I presidenti sono tenuti a portarsi sempre addosso la scheda con i codici, senza mai separarsene. Mentre l’ufficiale con la valigetta è sempre a qualche metro di distanza. Una volta che il presidente ordina un attacco, i codici nucleari vengono confermati dal Pentagono e vengono tramandati lungo tutta la catena di comando, inclusi bombardieri, sottomarini e silos missilistici che compongono la triade nucleare. La “regola di due uomini” durante ogni fase garantisce che nessuna singola persona sia mai responsabile del lancio di un attacco nucleare. Le prime bombe colpirebbero i loro obiettivi entro 30 minuti dall’ordine del presidente.

La minaccia (mai confermata) di Nixon

Si racconta che nell’estate del 1974, gli ultimi giorni della presidenza di Richard Nixon, quando era depresso e beveva molto, il presidente abbia annunciato in una riunione con i leader del Congresso di essere in grado di “andare in ufficio e prendere un telefono, e in 25 minuti, milioni di persone sarebbero morte”. Arrivata la confessione all’allora segretario alla Difesa, James Schlesinger, pare abbia dato ai massimi ranghi militari un ordine permanente senza precedenti: se il presidente avesse autorizzato un attacco nucleare, avrebbero dovuto consultare lui o il segretario di Stato, Henry Kissinger, prima di procedere. Gli storici, tuttavia, discutono ancora l’accuratezza dell’episodio.

Gli incidenti

Non sono mancati altri incidenti, per fortuna piccoli, legati alla scheda con i codici nucleare. Il presidente Jimmy Carter una volta aveva lasciato i suoi codici nella tasca di una giacca che è finita poi in tintoria. Dopo il tentato assassinio del presidente Ronald Reagan nel 1981, il suo ‘biscotto’ fu gettato in un bidone della spazzatura all’ospedale della George Washington University quando il personale medico gli tolse i vestiti. L’Fbi lo ha recuperato subito dopo e ha restituito i codici alla Casa Bianca. Pare invece che il presidente Bill Clinton abbia perso il suo biscotto per diversi mesi. Sempre lui, nel 1999, lasciò una riunione della Nato con così tanta fretta che l’ufficiale con la valigetta rimase effettivamente da solo. E’ dovuto tornare a piedi, con la valigetta in mano, alla Casa Bianca. Durante la visita di Trump in Cina, nel 2017, i funzionari cinesi cercarono di impedire all’assistente militare che la trasportava di entrare nell’auditorium della Grande Sala del Popolo di Pechino, innescando un momento di forte tensione tra le delegazioni.

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