IdeArma, la “democrazia selettiva” dei Carabinieri: «Se dici la cosa giusta, forse ti ascoltano»
Un barlume di partecipazione? IdeArma si presenta come il nuovo volto della Benemerita
Si chiama IdeArma, ed è la nuova piattaforma interna inaugurata nell’intranet “Leonardo” dell’Arma dei Carabinieri. L’obiettivo? Raccogliere idee e proposte direttamente dalla base, per migliorare procedure operative, benessere del personale, dotazioni, organizzazione. Una ventata, almeno in apparenza, di democrazia partecipativa in un corpo militare storicamente verticale e centralizzato.
Dal debutto sperimentale, avvenuto a maggio, sarebbero già state inviate oltre mille proposte. Tra le richieste più frequenti, la digitalizzazione dei documenti per i servizi esterni. Una proposta tanto ovvia quanto, evidentemente, necessaria: “Ci voleva una piattaforma per capire che la carta è morta e sepolta”, osserva con sarcasmo il MOSAC, il Movimento Sindacale Autonomo dei Carabinieri, in un comunicato diffuso oggi.
I prescelti dal Generale: le idee premiate, ma a senso unico
Il 23 luglio, il primo grande segnale: quattro Carabinieri autori di proposte “valide” sono stati personalmente convocati dal Generale di Corpo d’Armata Salvatore Luongo, Comandante Generale dell’Arma. Un evento raro, se non unico, in un sistema dove il confronto tra base e vertice è stato, storicamente, limitato e condizionato.
L’incontro si è concluso con parole importanti:
“L’Arma ha bisogno di persone pensanti. Le idee non hanno gradi, né età o reparti”.
Toni da rivoluzione liberale? Forse. Ma non tutti ci credono.
“Una postura che, per chi non è avvezzo alle dinamiche di caserma, potrebbe sembrare ‘democratica e liberale’, quasi un ‘uno vale uno’ sdoganato dal Movimento 5 Stelle dei tempi d’oro”, scrive ancora il MOSAC.
MOSAC: “Un passo avanti, ma la democrazia non sia solo per pochi”
Il giorno successivo, il 24 luglio, si è tenuto anche un workshop operativo con i colleghi e i responsabili del Comando Generale. Ma la partecipazione, per il momento, resta selettiva, avverte il sindacato autonomo.
“Noi del MOSAC non possiamo che complimentarci con i colleghi che, ingenui o coraggiosi, hanno provato a usare questo ‘nuovo strumento partecipativo democratico’”, si legge nel comunicato.
“Un’iniziativa che, va detto, ha fatto crollare un tabù: quello dell’articolo 735 del TUOM, la norma che imponeva al militare di chiedere il permesso di respirare prima di poter parlare con un superiore”.
Una norma, quest’ultima, definita senza mezzi termini “una farsa burocratica che ha garantito per decenni la sordità dei vertici”.
Un cambio di rotta? Forse. Ma per chi è fuori dai circuiti ufficiali, nulla cambia
Il tono del MOSAC resta critico e pungente, pur nella speranza di un vero cambiamento:
“Ora, l’estrema ‘apertura’ del Gen. Luongo ci mostra che forse la possibilità di interloquire esiste”, scrive il sindacato. Ma avverte: la porta aperta potrebbe richiudersi subito se le voci ascoltate saranno solo quelle allineate.
E ancora:
“Il successo di IdeArma ci fa sperare, sì. Perché fino a ieri, la ‘particolare resistenza’ dei vertici dell’Arma a confrontarsi con le sigle sindacali minori – quelle che non appartengono alla galassia di ex coceristi e galoppini vari – era palese”.
Strategie alternative: la proposta del MOSAC per far sentire la voce dei singoli
C’è però una strategia che il MOSAC invita ad adottare: sfruttare IdeArma come strumento collettivo di pressione dal basso, senza più dover passare per le trafile gerarchiche.
“Ora, IdeArma offre al MOSAC e ad altri l’opportunità di bypassare la solita trafila”, afferma il comunicato.
“Non servirà più la supplica al Comando Generale: basterà che tutti i nostri iscritti inviino la medesima proposta. Per la legge dei grandi numeri, uno di loro verrà (forse) convocato per qualche ‘tavolo tecnico’”.
La voce di Luca Spagnolo: “Un’Arma più giusta non si costruisce con le briciole”
A chiudere il comunicato, l’intervento del rappresentante legale del MOSAC, Luca Spagnolo, che lancia un appello a tutti i Carabinieri d’Italia:
“Invitiamo ogni Carabiniere d’Italia, di ogni ordine e grado, a far sentire la propria voce. Questa è l’occasione per dimostrare che le idee, quando sono di valore, non hanno bisogno di gradi per arrivare in alto”.
E aggiunge, con tono netto:
“E forse, e dico forse, si potrà iniziare a costruire un’Arma più efficiente e più giusta, non per la grazia di un Generale illuminato, ma per la forza inarrestabile di chi non si accontenta delle briciole”.
Idearma non passa (ancora) per lo smartphone
Molti nostri lettori ci hanno posto una domanda importante: perché limitare IdeArma alla sola intranet “Leonardo”?
La realtà è che non tutti dispongono di una postazione PC assegnata, e accedere al portale può rivelarsi complicato, se non impossibile, specie quando si è in licenza o all’estero per servizio. Eppure, ogni Carabiniere ha già in tasca un’app istituzionale che, ad oggi, viene utilizzata prevalentemente per consultare lo statino, sfogliare la rubrica o cercare convenzioni.
Perché, allora, non sfruttare proprio quest’app per offrire un accesso diretto a IdeArma? In questo modo si semplificherebbe l’invio delle proposte e si garantirebbe una partecipazione davvero diffusa e democratica.
Una piattaforma che pretende di ascoltare la base deve viaggiare nei telefoni, parlare la lingua della praticità, farsi trovare dove sono i Carabinieri: ovunque.