GLI UNDICIMILA DIRIGENTI DELLE FORZE ARMATE. LA RIFORMA DELLE CARRIERE CHE SCATENA LE POLEMICHE
La soddisfazione dei Cocer
Per dare forza alle sue parole la ministra ha parlato della soddisfazione dei Cocer – e non poteva essere altrimenti visto che in questi giorni il Cocer ha incassato il secondo anno di proroga del mandato elettivo, con un costo per il contribuente di 4,2 milioni di euro per le sole spese di missione e una evidente prevaricazione del diritto-dovere di voto dei restanti circa 300mila cittadini con le stellette – e ha raccontato che mentre era in tour in Kuwait un militare dell’Aeronautica, fuori dai rigidi rapporti gerarchici, incontrandola durante la pausa pranzo, le avrebbe chiesto se sarebbero riusciti a portare a termine il provvedimento. Forse in realtà quell’aviere era preoccupato per il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti.
I problemi di truppa e sottufficiali
“Il disordino delle carriere”
Già all’epoca le organizzazioni sindacali delle forze di polizia a ordinamento civile – e non i Cocer – avevano bollato quei provvedimenti come il “disordino delle carriere” tant’è che nel 2003, l’allora governo Berlusconi, per rispondere alle pressanti richieste di un complessivo riordino delle carriere dei poliziotti e dei militari, fu costretto ad inserire nella legge finanziaria una norma che creava una specie di salvadanaio dove ogni anno sarebbero stati accantonati un po’ di soldi fino a quando non sarebbe stata raggiunta la somma necessaria a finanziare i provvedimenti normativi. Somma che all’epoca era stata stimata in oltre un miliardo di euro.
Il riordino delle carriere
Prima del 2010 il fondo per il riordino delle carriere, dal 2006 alimentato con 122 milioni l’anno, conteneva poco più di 760 milioni. Come tutti i salvadanai anche quello creato da Berlusconi in tempi di crisi tornò utile ad altri che lo utilizzarono prelevando la maggior parte di quei soldi per finanziare altre esigenze fino a quando, nel 2015, in occasione della svendita del corpo forestale all’Arma, si tornò a parlare del riordino delle carriere per accorgersi che dopo 13 anni di attesa di quei risparmi erano rimasti disponibili solo 119 milioni: briciole in confronto al miliardo di euro che sarebbe servito per risistemare i danni fatti nel 1995.
Contenti ufficiali e i dirigenti
Tornando al motivo di giubilo della Pinotti basta leggere il corposo provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri per capire che gli unici ad essere contenti saranno gli ufficiali e i dirigenti. Il tanto atteso e acclamato riordino a conti fatti si è tradotto, per un verso, in una illogica modifica del trattamento economico che a ben vedere ha ampliato ancora di più le distanze già ampie tra la paga della truppa e quella dei generali e, per l’altro, nell’inserimento in alcuni ruoli di qualifiche apicali e requisiti più stringenti per passare al grado successivo.
Certo sarebbe stato discutibile per altri versi anche un provvedimento opposto ma, come hanno fatto notare tutte le organizzazioni sindacali: il governo ha disatteso lo spirito della norma del “92 e non è riuscito a sanare gli errori commessi nel “95. Nel complesso i provvedimenti varati hanno deluso le aspettative di tutti gli interessati che ora temono di dover subire, oltre al danno, la beffa di doversi accontentare di pochi spiccioli tra riordino e rinnovo del contratto di lavoro e che questi potrebbero essere nel complesso anche inferiori al bonus renziano di 80 euro che comunque è destinato a sparire già dal 2018.
La discussione è ancora aperta
Nelle prossime settimane il provvedimento approvato dal Governo Gentiloni dovrà superare il vaglio del Consiglio di Stato e passerà dal Parlamento per il parere non vincolante. La discussione è quindi ancora aperta ma sono certo – e non credo di essere il solo a pensarlo – che i Giudici di Palazzo Spada, per quanto gli compete, non mancheranno di far rilevare le numerose contraddizioni e anomalie del provvedimento e di come, piuttosto che di una complessiva riorganizzazione logica e omogenea delle progressioni di carriera, il governo si sia prodigato in una sistematica e certosina, quasi paranoica, ricerca della soluzione adatta, o adattabile, a soddisfare le esigenze degli amici e gli amici degli amici.