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ECCO COME I MILITARI INVOCANO LA PROTEZIONE IN BATTAGLIA. GLI EX VOTO ISPIRATI ALLA GUERRA

Gli ex
voto ispirati dalla guerra. La concezione del tempo nella religiosità popolare,
che spesso riesce a calare il mito nella storia. L’immaginario della
“grazia ricevuta” è ancora oggi quello che venne costruito nell’Alto
Medioevo.

Sulla presenza di simboli “militari” nei
riti dei fujenti: “l’inchino” delle bandiere, i passi di danza,
“la caduta”, le note della “Canzone del Piave” e del
“Silenzio”,è stato detto dagli studiosi tutto ciò che c’era da dire.
Resta forse da approfondire il tema delle immagini con cui le tavolette votive
raccontano ” la grazia ricevuta” in battaglia: si può partire dalle
preziose indicazioni fornite nel 1979 da Nino D’ Antonio con il libro ”
Gli ex voto dipinti e il rituale dei fujenti a Madonna dell’Arco”, e nel
1983 da Antonio Ermanno Giardino e da Michele Rak, che nel volume ” Per
grazia ricevuta” esaminarono le tavolette del sec.XVI ( da questi due
volumi abbiamo tratto le tre immagini che corredano l’articolo).
Ci dice Nino D’ Antonio che gli ex voto ispirati
dalla guerra divennero numerosi ” a decorrere dagli anni della guerra di
Libia”: ma la tavoletta più pregevole dedicata al tema venne donata da un
cavaliere napoletano che combatté nella guerra delle Fiandre, alla fine del
sec.XVI. Numerose, e preziose dal punto di vista storico, sono le tavolette del
‘500 che raccontano episodi di combattimenti per mare. Nel 1593 una barca con
marinai cristiani, che era partita da Palermo, venne attaccata presso Ustica, -”
vicino Lustrica” è scritto sulla tavoletta -, da un vascello turco. Uno
dei marinai ” se voltò devotamente a S.ta Maria de larco e la Madonna
Santissima ha fatto gra(zia).”.
In una tavoletta del sec. XVI che abbiamo riprodotto
in appendice colui che ha chiesto e ottenuto la grazia sta su un letto a
baldacchino, perché è stato ferito durante lo scontro a fuoco tra due barche,
descritto nella parte sinistra dell’ex voto. Egli ottiene la guarigione: lo
vediamo in ginocchio, con la cappa nera dei borghesi, mentre ringrazia la
Madonna dell’ Arco e la Madonna del Carmine: la presenza delle due Madonne Nere
è un significativo documento della diffusione anche in strati alti della
società del ‘500 di alcuni aspetti della religiosità popolare napoletana . Ma
la tavoletta ci dice anche che la fede nella miracolosa protezione della
Madonna trasforma il tempo storico in tempo mitico: episodi accaduti in momenti
diversi – il ferimento, la guarigione, il ringraziamento – coesistono nello
spazio del dipinto, perché nell’esperienza del committente e sotto lo sguardo
della Madonna è come se fossero accaduti nello stesso momento. Questo schema si
ripete nell’ altro ex voto riprodotto in appendice .
Lo spazio di questo dipinto a olio su legno è
rigorosamente tripartito, e la scritta “V.F.G.A.”, ” votum fecit
gratiam accepit ” è ripetuta tre volte. La lettura della vicenda parte
dalla destra, dalla feluca con sei marinai a bordo sul mare in tempesta. Nel
riquadro di sinistra il mare è tranquillo, la bonaccia ha impedito che la barca
facesse naufragio. Nella fascia superiore due dei marinai, mentre si recano al
Santuario per ringraziare la Madonna, vengono assaliti dai briganti, armati di
pietre e di spade: nell’angolo in basso a destra un marinaio giace a terra,
ferito. I due hanno ricevuto una doppia grazia, una in mare, l’altra a terra:
il pittore ha cercato di descrivere il caso eccezionale in un solo spazio
pittorico, ma non ci è riuscito.
Di gran lunga più chiara è l’articolazione dell’ex
voto riprodotto in apertura di articolo. E’ un olio su tela di notevoli
dimensioni, cm. 135 x cm.90, e ha un titolo: I prigionieri di Casalnuovo 1946.
E’ pittura popolare, ma la scena di battaglia che occupa la parte sinistra
dell’opera è disegnata e dipinta con apprezzabile vivacità, soprattutto grazie
al contrasto tra il vermiglio delle esplosioni e il cupo azzurro dei carri,
degli aerei e delle bombe. A destra, i colori del paesaggio e delle figure si
rischiarano: anche gli animali fanno festa ai prigionieri che tornano liberi a
casa: erano stati catturati dai nemici nel corso della battaglia. Al centro in
alto c’è la Madonna dell’Arco che ha orientato le vicende dei prigionieri e
quelle della Natura verso la serena luminosità della gioia e della speranza. La
cultura dell’artista tenta di rappresentare il vero miracolo della fede, che si
manifesta quando essa porta il mito dentro la storia, e dal cielo, da cui
piovevano bombe, fa “piovere” la luce della pace.

Sarebbe agevole dimostrare che l’immaginario e la
letteratura della “grazia ricevuta” obbediscono ancora oggi a moduli
già definiti dalle Vite dei martiri e dei santi scritte nell’ Alto Medioevo.
Per ora diciamo che chi voglia descrivere l’identità e la civiltà dei Vesuviani
ha l’obbligo di partire dall’analisi di questo tema: le relazioni tra il tempo
del mito e il tempo della storia. Queste relazioni sono alla base del nostro
modo di vedere il mondo: nostro, di tutti noi, di quelli che credono e di
quelli che non credono.

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