Disparità di Dialogo Sindacale Militare: i sindacati della Guardia di Finanza sono figli di un Ministro Minore?
Un Appello per l’Inclusione delle Sigle Sindacali della Guardia di Finanza nella Manovra di Bilancio
In un recente comunicato, Vincenzo Piscozzo, Segretario Generale dell’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF), ha espresso una preoccupazione profonda e un appello accorato al governo italiano. Sottolineando la mancanza di un dialogo diretto e di un confronto fruttuoso con il ministro dell’Economia e delle Finanze, la voce di Piscozzo risuona come un chiaro richiamo all’inclusione e al riconoscimento.
Con un misto di delusione e speranza, il Segretario Generale interpella le istituzioni, chiedendo di porre fine a quella che percepisce come una discriminazione inaccettabile nei confronti delle sigle sindacali della Guardia di Finanza, attori cruciali nella tutela della sicurezza economica e finanziaria del Paese. Questo appello non solo mette in luce la situazione specifica della Guardia di Finanza, ma solleva anche questioni più ampie sul trattamento equo e sull’inclusione di tutte le componenti delle forze armate e di sicurezza nelle discussioni istituzionali riguardanti la manovra di bilancio.
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Una Disparità Preoccupante, l’appello di Piscozzo
“Da tempo ormai, quali sigle sindacali della Guardia di Finanza, chiediamo un incontro con il “nostro” ministro dell’Economia e delle Finanze su vari temi di specifico interesse del personale da noi rappresentato. Ad oggi avvertiamo solo un silenzio assordante, al quale potremmo anche essere abituati, se non fosse che il silenzio é stato rotto persino dalle sigle sindacali della difesa che, fortunatamente, sembra abbiano ottenuto di incontrare il “loro” Ministro proprio sulla manovra di bilancio per il 2024. Nell’occasione le stesse hanno anche evidenziato come, per converso, nessuna audizione da nessun Ministro sia stata prevista per le sigle della Guardia di Finanza. Allora la domanda sorge spontanea: “Siamo figli di un ministro minore?”. Siamo, con tutta evidenza, di fronte ad una discriminazione inqualificabile che esclude dal giusto confronto sul tema della manovra di bilancio le sigle sindacali della Fiamme Gialle, che pur rappresentano il personale e l’amministrazione posti a tutela della sicurezza economica e finanziaria del nostro paese. Crediamo di non essere figli di un ministro minore e chiediamo la stessa dignità riservata alle sigle sindacali della Difesa. Ci aspettiamo quindi – conclude Piscozzo – di essere convocati dal ministro dell’Economia e delle Finanze, al pari di quanto programmato dal ministro della Difesa per le sigle sindacali militari del suo dicastero”.
Il Caso della Marina Militare e la Guardia Costiera
Di fronte a questa situazione, si pone un interrogativo ulteriore: che ne è dei sindacati della Marina Militare e in particolare della Guardia Costiera? In un periodo in cui le questioni di sicurezza marittima e di gestione delle frontiere acquisiscono una rilevanza cruciale, la mancanza di un dialogo strutturato tra il Ministro Salvini e le rappresentanze sindacali del settore potrebbe essere considerata una lacuna significativa.
Frattura Istituzionale?
In un panorama politico dove le sfide della comunicazione e del dialogo istituzionale diventano sempre più complesse, l’appello di Piscozzo per un coinvolgimento maggiore delle sigle sindacali della Guardia di Finanza getta luce su una disparità che necessita di attenzione. Non si può avere un ministero che, in termini di relazioni sindacali, agisce in modo più proattivo e avanzato rispetto agli altri, creando così potenziali disparità e malcontento tra le diverse branche delle forze armate e di polizia. La mancanza di dialogo con il Ministero dell’Economia, dei Trasporti e della Funzione Pubblica solleva interrogativi su possibili disarmonie sull’argomento sindacale militare tra gli esponenti dei diversi partiti al governo. Infatti se Crosetto non se ne è ancora accorto, dovrebbe realizzare che le sue ultime iniziative sembrano ignorare le posizioni di Meloni, Giorgetti, Salvini e Zangrillo, rischiando di compromettere l’immagine del governo.
In un contesto ideale, il know-how del consigliere di Crosetto dovrebbe essere esteso e condiviso con gli altri ministeri, garantendo così un approccio omogeneo e collaborativo su tutto il territorio istituzionale. Se ciò non fosse possibile o praticabile, allora si potrebbe considerare l’idea di valutare attentamente le iniziative suggerite al Ministro della Difesa per evitare fratture istituzionali e garantire che ogni ministero operi con standard e aspettative comparabili.
Il governo dovrebbe agire come un’entità coesa, soprattutto in questioni così delicate come le relazioni sindacali militari. In tal senso, la direzione presa dal dicastero di Crosetto, pur apprezzabile per l’efficacia e l’impegno dimostrato, solleva la necessità di un dibattito più ampio sull’armonizzazione delle politiche sindacali a livello interministeriale.
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