Politica

Di Maio piglia tutto. Difesa e aziende strategiche sotto il suo controllo

Tutta la politica resta a bocca asciutta e osserva le abilissime capacità del Movimento 5 Stelle mentre procede a una scalata memorabile e senza precedenti. Altro che lotta alla casta e agli inciuci da prima repubblica, un capolavoro politico che sta rievocando la storia passata del nostro Paese, quella buia dei palazzi del potere. Ed ecco che nel CdA di Leonardo, azienda strategica nazionale, soprattutto nel settore Difesa, spiccano i nomi di due fedelissimi del Ministro Di Maio: C. America e P. Giannetakis.

Due grillini della prima ora con curriculum sufficienti ma molto lontani dai top manager sfornati da Conte in questa tornata di nomine. Anche il Generale Carta, ex AISE, da sempre nelle grazie di Di Maio, conquista la vetta della società Leonardo diventando presidente.

Ora però tocca piazzare altri amici ai servizi e tra una telefonata allo 007 Tofalo e qualche promessa di fumo, ecco il nome dell’aviere Presicce, fedelissimo del capo della comunicazione M5S Rubei e del generale dei Carabinieri Agovino, anche questo suggerito da un altro generale “fedelissimo” ai M5S e nel Gabinetto di Guerini. Tutto riportato da Agenparl  che assegna a Rubei la firma di questa maxi operazione.

Nuovamente esclusa la Trenta che neanche in Leonardo, dove siedono tutti, riesce a trovare una sedia libera. Intanto Di Battista fa la voce grossa ma i fedelissimi dello staff di Di Maio subito lo zittiscono e tornano a concentrarsi sulle poltrone da riempire. Qualcuno dovrebbe dirgli a Dibba che il sogno è finito e la casta ora sono i suoi amici di mille battaglie che, mentre lui faceva il giro del mondo, pensavano a rafforzarsi. Un po’ come quando Venditti cantava “compagno di scuola” mentre quei compagni, appunto, erano diventati colletti bianchi.

Altri nomi a capo di infrastrutture sensibili finiscono nel mirino del M5S e l’opposizione resta impassibile osservatrice di un capolavoro simile a una telenovela sudamericana anni 80 in cui le famiglie benestanti erano a capo di tutto. Solo Renzi ha manifestato il suo dissenso a queste nomine di interesse personale e azzardate, rivendicando che lui, almeno, i nomi che aveva scelto, oggi sono stati riconfermati perché preparati e con carriere di tutto rispetto, a differenza di questi improvvisati profili che dovranno decidere sul futuro dell’industria italiana.

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