Carabinieri

C’è un giudice a…Milano. Il carabiniere sindacalista non può essere trasferito senza il consenso dell’associazione

 “C’è un giudice a Berlino” è un vecchio modo di dire nato dalla vicenda di un povero mugnaio, in Germania, rimasto senza mulino ma che alla fine ebbe giustizia. Ora possiamo affermare che c’è un giudice anche a Milano per quanto concerne i diritti dei militari.

La dott.ssa Sara Manuela MOGLIA, in funzione di giudice del lavoro del Tribunale di Milano ha accolto la denuncia del sindacato dei Carabinieri UNARMA che impugnava il provvedimento con il quale era stato disposto il trasferimento di un dirigente regionale la Regione Lombardia senza richiesta di nulla osta o parere dell’associazione stessa presso la quale era stato eletto.

Trasferimento annullato per comportamento antisindacale con ordine di reintegro nel precedente posto. Quello che nella giurisprudenza del lavoro è un provvedimento normale, diventa eccezionale nel mondo militare.


La sentenza mette un punto fermo: “del tutto inconferenti – si legge nella sentenza – risultano le argomentazioni spese dal Ministero in relazione al fatto che il trasferimento è atto organizzativo sul quale l’Arma ha piena discrezionalità dovendo contemperare molteplici esigenze relative all’intero sistema.
Ed, invero, nel presente giudizio non sono all’esame profili relativi alla correttezza o
legittimità del trasferimento sotto il profilo del merito, ma alla sua antisindacalità che si ritiene sussistente per il solo fatto di aver trasferito un rappresentante sindacale senza il previo nulla osta del sindacato.”

In conclusione accertata la natura di atto antisindacale, accogliendo l’opposizione, il giudice ha ordinato al Ministero di cessare la propria condotta antisindacale disponendo l’immediato rientro al reparto del militare trasferito, con condanna alle spese liquidate in 2500 euro. Il Ministero ha preannunciato appello riconoscendo il giudice naturale quello amministrativo per le questioni afferenti i militari.

Soddisfazione del sindacato UNARMA per una sentenza che è chiamata a “scrivere la storia del Mondo Sindacale Militare. Poche righe per comprendere la portata epocale a cui oggi siamo chiamati ad assistere”.

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