Carabinieri

“Capitano Ultimo”, Nistri deve dimettersi. Che periodo sta vivendo l’Arma dei Carabinieri?

Il delegato Co.Ce.R. Carabinieri Vincenzo Romeo in una lunga intervista ad Affari Italiani analizza il caso Cucchi, le polemiche tra il Comandante Generale il Capitano Ultimo e le difficoltà operative che i carabinieri devono affrontare quotidianamente.

In particolare il Capitano Ultimo Sergio De Caprio ha detto che non ha nulla di personale contro il generale Nistri, ma che comunque deve dimettersi per tutelare l’istituzione. Lei che cosa ne pensa? Io rispetto il colonnello De Caprio perché è un collega, è un ufficiale dei carabinieri ed è noto per quello che ha fatto, come tanti altri colleghi, in nome della sicurezza del nostro paese. Ma per quanto io svolga questo incarico centrale da diversi anni, non ho mai avuto modo di confrontarmi appieno con il colonnello De Caprio. Però capisco il suo essere passionale e a volte la passione ti porta a fare dichiarazioni forti, che non significa che sono affermazioni sconclusionate o che non siano a tutela dei carabinieri. Ovviamente, De Caprio parla come capo di un’organizzazione e ha sentito la necessità di fare questa affermazione che io ritengo passionale. Inoltre, ho riflettuto molto in merito a quello che è stato pubblicato dai giornali e so bene che, quando viene articolata una comunicazione, si fa una sintesi a effetto per far si che l’articolo venga letto (giustamente) e leggendo l’istinto da carabiniere può far pensare ad una presa di distanza dagli stessi e dall’Arma. Ma non credo proprio che questa fosse l’intenzione di De Caprio.

Domanda inversa: secondo lei cosa ne può pensare il generale Nistri di queste affermazioni? Non è semplice farsi un giro nella testa del generale Nistri perché è una persona molto riflessiva, profonda e di una certa intelligenza. A primo acchito ci può rimanere male, ci sta e potrebbe rispondere a tono. Questo perché il comandante generale è la massima espressione del carabiniere, è il carabiniere per eccellenza. Ripeto, lui tiene sempre a dire che chi sbaglia deve pagare.

Ma come mai certe cose accadono anche all’interno dell’Arma dei Carabinieri? Che periodo sta vivendo questa istituzione? Non dimentichiamoci che oggi il carabiniere che interviene in mezzo alla strada vive in una condizione di forte disagio dettata dalla carenza organica. Interviene dove mancano uomini, spesso facendo doppi turni, senza fare il riposo settimanale o senza prendersi periodi di licenza. Il carabiniere non si può permettere di dire “non ho il riposo quindi sono giustificato a sbagliare”. Però tutti devono sapere che per colpa dei governi, dei tagli degli stanziamenti, dei tagli che fa Trenta (il ministro della Difesa) noi non abbiamo e non avremo l’efficienza organica necessaria. Questo è un elemento fondamentale da cui discende la maggior parte dei problemi di reparto. Oggi, pensare di mettere un reparto e una stazione a pieno carico di organico significa poter permettere di esercitare il nostro ruolo istituzionale e di poter essere davvero i guardiani della Repubblica. Ma questo avviene in condizioni di forte disagio per un carabiniere. Non esiste una pensione di 1200 euro fra 20 anni. Io quando opero sulla strada devo stare attento a quello che faccio, perché se dovesse succedermi qualcosa mia moglie e i miei figli riceveranno una pensione che è il 50% di quei 1200 euro. E devo stare attento anche al mio stato di salute, perché se rischio di non lavorare la mia maturazione di pensione con il sistema contributivo mi porterà a una condizione di povertà fra 20 anni perché non ho garanzie adeguate. Mentre oggi si parla di pensioni d’oro, il governo su questo non dice nulla. Mi piace ricordare che, quando c’è il pericolo, il carabiniere è l’unico ad andargli l’incontro mentre gli altri scappano.

Quanto fondo di verità c’è nelle parole del Capitano Ultimo quando dice che non è l’Arma, ma sono i vertici il problema di questa vicenda? Secondo lei si riferisce a qualcuno in particolare? Onestamente non ho potuto verificare se queste affermazioni sono state dette. Io su questo tipo di dichiarazioni ho più di qualche riserva. Se un carabiniere è al corrente di qualche informazione utile ai fini di far chiarezza su un’indagine ha il dovere di riferirle. Se invece deve fare allusioni, deduzioni o riflessioni, allora no. Penso che il Colonnello De Caprio non ha fatto un’affermazione del genere e se l’ha fatta si prenderà le responsabilità di quello che dice.

-Ma quindi un carabiniere può o non può fare deduzioni e riflessioni al pari di un filosofo o di un intellettuale?Secondo me non è opportuno farlo. Io da 16 anni mi occupo di fare il rappresentante dei carabinieri e posso fare anche filosofia della quotidianità dei carabinieri. Ma quando si tratta di episodi specifici e complessi, mi sono riservato di non trattare certi particolari. Spesso anche durante certe trasmissioni mi è stato chiesto di parlare e commentare certi fatti. Io ho sempre parlato conoscendo lo stato d’animo di quei carabinieri che mi venivano citati. Detto questo, mai sono entrato in dinamiche che non conoscevo. Solo chi ha operato direttamente in una situazione conosce i fatti. Solo chi, come scala gerarchica, ha seguito tutto l’iter che c’è stato può parlare. Quando non conosci e non sai non puoi fare considerazioni e commenti.

Anche perché quando si parla di “vertici” non si parla di una o due persone, ma di un numero generico e considerevole… Qualsiasi vertice e dirigente dell’Arma non può mai pensare di compromettere un’attività di indagine, o un fatto. Anche perché ove ci fossero delle situazioni non chiare bisognerebbe prendersi le proprie conseguenze disciplinari. Quando un comandante opera in un certo modo e sbaglia perde soprattutto la credibilità e viene messo in condizioni di cambiare il suo ruolo. Questa è una regola morale e funzionale che spesso non viene ricordata.

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