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BLOCCO DEGLI STIPENDI ALLE FORZE DELL’ORDINE I SOLDI C’ERANO, MA LI HA BLOCCATI PADOAN

(di Marzio Brusini) – Secondo il Ministro della
Pubblica Amministrazione non ci sarebbero le risorse per sbloccare il tetto
salariale del comparto sicurezza. Ma sembrerebbe vero il contrario.

La notizia
rimbalza da Roma dove i sindacati della Polizia di Stato e il Cocer
Interforze
(Esercito, Marina, Aeronautica, Guardia di Finanza e
Carabinieri) rimangono in attesa di un cenno da parte del Consiglio dei
Ministri per scongiurare il rischio di uno sciopero generale
indetto per il 24 settembre.

Dal muro di silenzio che governo e sindacati hanno innalzato sulla trattativa
trapela però che nello scorso marzo le amministrazioni del comparto sicurezza –
per la precisione il Comando Generale dei Carabinieri e dell’Esercito, il
Dipartimento della Pubblica Sicurezza e quello della Guardia di Finanza –
avevano previsto lo stanziamento di circa 400 milioni di euro prelevati
direttamente dai loro budget, nel cosiddetto “autofinanziamento”, a cui si
sarebbero potuti aggiungere altri 250 milioni circa di quanto rimasto alla voce
Fondo per la Riforma Ordinamentale che dal 2004 prevede accantonamenti annuali.
In tutto 650 milioni di euro.

Ben distanti dal miliardo e 400
milioni previsto per sbloccare tutto il tetto stipendi ma più che sufficienti a
coprire settembre, ottobre, novembre e dicembre 2014.

Tutto a posto in teoria. Anche i Ministri degli Interni e della Difesa,
Angelino Alfano e Roberta Pinotti, sarebbero stati d’accordo, Non è però di
questo avviso il Ministro dell’Economia, che ha bloccato lo
stanziamento perché lo avrebbe vincolato a procedere anche per il 2015 agli
adeguamenti salariali in evidente contrasto con il Documento Economia e Finanza
varato nell’aprile scorso che riconferma lo stop agli adeguamenti salariali. E
per i dipendenti dello Stato rimane tutto come prima, con il loro “tetto”
introdotto nel 2010 e prorogato di anno in anno.

Un limite che nei fatti si
traduce nel blocco degli scatti legati agli avanzamenti di
grado e alle promozioni portando a situazioni paradossali: può succedere, ad
esempio, che se un vicequestore viene promosso a questore, guadagni quanto i
suoi vice.
E’ su questo che si gioca la
partita al tavolo di contrattazione tra sindacati e governo. Con soldi che
virtualmente ci sono ma che il ministro Marianna Madia preferisce negare e
sacrificare, almeno stando all’opinione dei sindacati, alla spending review da
20 miliardi annunciata dal Governo.

Si rimane in attesa di segnali
concreti da parte del Consiglio dei Ministri per procedere almeno agli
aggiornamenti per gli stipendi medio-bassi (quelli da 1.200 e 1.400 euro
mensili) e strappare qualche garanzia per gli altri. Qualche spiraglio si è
visto questa mattina al tavolo della trattativa. Ma le posizioni rimangono
ancora lontane.

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