Marina militare

BALLA LA TESTA DELL’AMMIRAGLIO DE GIORGI, IN FORSE LA SUA RIMOZIONE

L’avviso di garanzia della procura di Potenza per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze e per concorso in abuso d’ufficio. E poi il dossier anonimo che lo ha portato alla ribalta mediatica per accuse che vanno dalle spese milionarie fino a quella di aver ritoccato le carte sul caso dei due marò. Per l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina militare, sembra scoccata l’ora x. Stando a fonti parlamentari, il governo sta valutando la sua rimozione, anche se il premier Matteo Renzi non avrebbe ancora deciso. In pole per la sostituzione, il capo di gabinetto del ministero della Difesa, l’ammiraglio Valter Girardelli, 61 anni di Rovereto (Trento). Ma anche l’ammiraglio Filippo Maria Foffi e l’ammiraglio Donato Marzano.

Questione di opportunità politica, in risposta ad un’inchiesta che nel giro di poche ore ha portato alle dimissioni di Federica Guidi, ex ministro dello Sviluppo Economico, non indagata, intercettata al telefono con il suo compagno Gianluca Gemelli – imprenditore indagato con le stesse ipotesi di reato di De Giorgi – mentre lo rassicurava sull’approvazione di un emendamento per infrastrutture intorno al giacimento petrolifero di Tempa Rossa in Basilicata. La posizione di De Giorgi starebbe diventando insostenibile per il governo, dopo un silenzio ufficiale durato giorni e la tentazione di Renzi di mantenerlo al suo posto fino a giugno, quando l’ammiraglio napoletano raggiunge i 63 anni di età per la pensione.

Tentazione però che, stando a fonti di governo, non è al momento tramontata del tutto: De Giorgi potrebbe ancora restare al suo posto fino al 22 giugno. Ma di certo, sottolineano le stesse fonti, oggi Renzi non si lancerebbe più in sua difesa esplicita, come ha invece fatto due settimane fa ospite di ‘In mezz’ora’ su Raitre, dove disse che “l’Italia dovrebbe andare fiera” di un ammiraglio così.

Di certo al governo raccolgono anche le pressioni che arrivano dalla stessa Marina. Dove cresce l’imbarazzo e il disorientamento, dove si chiede di separare le sorti personali di De Giorgi dal corpo militare, segnalano fonti della Marina.

De Giorgi è nella bufera anche la cosiddetta ‘Legge navale’, fortemente voluta dal governo e approvata l’anno scorso in Parlamento, una spesa di quasi 6 miliardi di euro per una flotta di cui si sa ben poco. Una legge nata male anche nel Pd, oggetto di feroci scontri in commissione Difesa alla Camera, dove il capogruppo Dem, il sardo Gianpiero Scanu, chiese chiarimenti su tutto il pacchetto e anche sulla scelta del governo, approvata in legge di stabilità 2015, di finanziare il ‘programma navale’ con finanziamenti diretti da parte del Mise, allora guidato dalla Guidi, invece di accendere dei mutui, come previsto inizialmente.

E proprio per aver contestato la legge navale anche nel suo partito, il nome del Dem Scanu emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta potentina. Esattamente è proprio l’ammiraglio De Giorgi a parlare di lui al telefono con Gemelli. “Scanu ha fatto il pazzo… Il gruppo Pd è contro di lui, dicendo ‘facciamo una riunione, adesso noi non siamo d’accordo su come porti avanti le cose’…”. Poi, come ricostruisce la Nuova Sardegna, in un colloquio con De Giorgi si sente un’altra voce che fa il nome di Scanu: “Una cosa indecente… guarda mi devi credere. Ma… per la commissione? Tanto loro poi vanno via… Scanu.. guarda è… vuole rivedere le stesse cose? Ma quante volte le vuole vedere? (…) cioè… ma possibile… uno di questi… non si riesce a fermare neanche… con il bazooka?”.

Poi approvata, la legge navale è stata anche oggetto di interrogazioni parlamentari. Esattamente a fine luglio 2015, da parte del deputato di Alternativa Libera. A rispondere fu il sottosegretario Gioacchino Alfano, difendendo il programma che però ancora scatena sospetti e interrogativi anche tra i corpi militari. Soprattutto, fa notare una fonte militare interpellata da Huffington Post, perché è stato varato un pacchetto così consistente di spesa per la Marina prima di dare vera attuazione al Libro bianco della Difesa, strumento che vorrebbe riorganizzare tutta la macchina militare in maniera organica e secondo criteri di spending review.

Se De Giorgi potrebbe essere sostituito, la stessa sorte non dovrebbe invece toccare Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, ex governatore della Basilicata, indagato nell’inchiesta di Potenza per induzione indebita (scambio di favori). Su di lui, Renzi non ravvisa ragioni di opportunità politica. Vale il principio garantista di aspettare che la magistratura faccia il suo lavoro, come ha detto oggi al questione time alla Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, difendendo anche l’operato del sottosegretario Claudio De Vincenti, non indagato ma molto citato nelle intercettazioni come componente della “cricca” (citazione al telefono di Federica Guidi) intorno alla quale ruotavano gli appalti e i rapporti con le lobby (Gemelli).

HUFFINGTON POST

Lascia un commento

error: ll Contenuto è protetto