Assolto generale Gdf Mango: ”Per provare mia innocenza ho rinunciato a prescrizione”
”E’ stata una vicenda lunga e dolorosa per me e per la mia famiglia che però non ha mai scalfito la mia ferrea volontà di ottenere giustizia, convinto e consapevole della mia completa e assoluta estraneità alla vicenda. Certo, ci sono stati dei momenti di scoramento ma non mi sono arreso, per la fiducia che ho sempre riposto nella giustizia, tant’è che ho finanche rinunciato alla prescrizione per vedere riconosciuta nel merito la mia innocenza. Lo dovevo al mio Corpo di appartenenza, a me stesso e alla mia famiglia: non avrei tollerato che vi fossero dubbi o zone d’ombra sul mio comportamento, sempre trasparente e irreprensibile, come dimostrato nei 46 anni di onorato servizio nella Guardia di Finanza e nella vita privata”.
Così all’Adnkronos Giuseppe Mango, generale di Corpo di Armata della Guardia di Finanza attualmente in pensione, assolto dalla I sezione della Corte di Appello di Napoli (Presidente Giovanni Carbone) dall’accusa di rivelazione di segreto di ufficio perché ”il fatto non sussiste” nell’ambito di un’inchiesta molto articolata e complessa del 2014 sul gruppo imprenditoriale Rosso Pomodoro.
La vicenda aveva avuto un grandissimo clamore mediatico: Mango all’epoca delle indagini era in procinto di essere nominato Comandante in Seconda della Gdf. L’assoluzione è giunta all’esito di un lungo e tortuoso percorso processuale e dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato la precedente sentenza di condanna inflitta dalla Corte di Appello partenopea.
”Ho, purtroppo, perso molte e sicure opportunità di carriera e, soprattutto, non mi è stato possibile, per via della vicenda, esercitare le funzioni di Comandante in Seconda della Guardia di Finanza, incarico che mi sarebbe spettato di diritto, visto che ho raggiunto il grado apicale di Generale di Corpo di Armata a 56 anni, a 9 anni dal congedo – ha aggiunto Mango – Non sono, però, stato solo in questa dura lotta durata più di 9 anni: ho avuto al mio fianco la mia famiglia, i miei amici, molti colleghi e i miei bravissimi avvocati Domenico Ciruzzi e Franco Coppi. Esiste dunque un giudice a Berlino, anche se non sempre è agevole trovarlo”.
Soddisfazione per l’assoluzione è stata espressa anche dall’avvocato Domenico Ciruzzi, legale di Mango. “E’ stata una grande soddisfazione non soltanto professionale ma anche umana poiché in questi lunghi anni ho avuto modo di conoscere il Generale Mango, potendone apprezzare la grande dirittura morale e l’assoluta onestà – ha detto – Devo dire che, sin dal primo momento, non ho mai dubitato della sua innocenza poiché le prove erano a mio parere chiare in tal senso: il generale non ha mai rivelato a chicchessia notizie coperte da segreto di cui non disponeva in alcun modo. Il processo però, come troppo spesso accade, è stato forse fuorviato nei primi due gradi di giudizio (poi severamente annullati dalla Cassazione) da un pregiudizio accusatorio che ha oscurato e complicato ciò che già a prima vista appariva chiaro. Nonostante tali difficoltà, insieme al professor Franco Coppi, siamo finalmente riusciti a far emergere la verità e questa è sempre la gioia più grande per un avvocato penalista che dedica la sua esistenza a difendere le ragioni degli altri”. (AdnKronos)
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